Separare le banche commerciali dalle banche di investimento, diminuire la leva finanziaria, introdurre dei controlli sui flussi di capitale, regolamentare i derivati. Cambiare è possibile
ilmanifesto.it Andrea Baranas
In contemporanea e a poche centinaia di metri dal summit dei capi di Stato e di governo, al Parlamento europeo di Bruxelles si è tenuto ieri l'incontro «Un'altra strada per l'Europa». Un vero e proprio contro-vertice nel quale organizzazioni e reti della società civile, movimenti, forze politiche, sindacati si sono confrontati su proposte concrete per uscire dall'attuale crisi e ripartire su binari radicalmente diversi.
Dopo i saluti di Isabelle Durant, vicepresidente del Parlamento europeo è stata Rossana Rossanda ad aprire i lavori, ricordando come sia necessario lavorare per restringere l'enorme distanza tra i cittadini europei e le istituzioni. Mario Pianta ha poi introdotto la sessione dedicata a come riportare sotto controllo la finanza e superare il dogma neoliberista che ancora oggi guida le decisioni europee. Molte le proposte emerse e via discorrendo. Ancora, la Bce deve potere intervenire per bloccare la speculazione sui debiti sovrani ed è necessaria un'armonizzazione fiscale nell'Ue, che parta dalla chiusura dei numerosi paradisi fiscali ancora presenti in Europa.
Per queste come per altre proposte, le difficoltà maggiori non sono di natura tecnica. Sappiamo cosa andrebbe fatto e come procedere. È una questione di volontà politica, ovvero occorre superare lo scandaloso potere delle lobby finanziarie, che, a dispetto dei disastri combinati negli ultimi anni, continuano ad opporsi ad ogni proposta di regolamentazione.
Un esempio. L'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, che le reti della società civile propongono da anni. Solo oggi, in ragione della gravità della situazione, si registrano passi in avanti concreti. Diverse nazioni, a partire da Germania e Francia, hanno deciso di andare avanti con una proposta di cooperazione rafforzata in Europa, un modo per superare l'ostracismo inglese, ovvero della City di Londra, vero e proprio cuore pulsante della finanza speculativa europea.
Il percorso è ancora lento, per quella che è unicamente una tra le tante misure necessarie per fare tornare la finanza a essere un mezzo al servizio dell'economia e della società e non un fine in se stesso per fare soldi dai soldi. Se l'introduzione di questa e altre proposte richiede 15 o 20 anni di dibattiti politici, mentre i tempi delle operazioni finanziarie sono di 15 o 20 millesimi di secondo, abbiamo un problema. Se in un'Europa in recessione la finanza speculativa continua a pretendere profitti in doppia cifra, il problema diventa una crisi di proporzioni inaudite.
Nel suo intervento, il governatore della Regione Puglia Nichi Vendola ha ricordato i vincoli durissimi imposti dal patto di stabilità agli enti locali, non solo riguardo le spese correnti ma anche e soprattutto per gli investimenti, e si è domandato quale margine di manovra rimanga alla politica nel momento in cui la finanza speculativa impone le proprie leggi.
Di fronte a questa situazione, i decisori europei continuano a scaricare ogni costo della crisi stessa sul lavoro, sui cittadini, sui redditi. Come è stato analizzato nelle sessioni successive, alle questioni finanziarie si sommano i problemi ambientali. È necessario un nuovo modello economico e produttivo che vada ben oltre la sbandierata green economy intesa come una pitturata di verde per provare a ripartire sugli stessi binari o peggio ancora come un alibi per giustificare ulteriori aperture ai mercati persino della tutela ambientale.
Nell'ultima sessione si è analizzato il deficit di democrazia nell'Ue, dal funzionamento della Bce a quello delle istituzioni europee. Roberto Musacchio ha ricordato la necessità di contrastare l'andamento non democratico in corso oggi in Europa. Al contrario serve un processo costituente democratico, dotando il Parlamento europeo di iniziativa legislativa ed eleggendolo su base europea.
L'incontro di Bruxelles è stato un primo momento di dialogo ed elaborazione. Il lavoro prosegue verso Firenze. I movimenti si sono dati appuntamento a novembre per il decennale del primo Forum Sociale Europeo, proseguendo la costruzione di un'altra strada per l'Europa. Una risposta concreta al vertice dell'Ue di ieri, dove per l'ennesima volta l'obiettivo è parso quello di compiacere i mercati finanziari, e non di controllarli e limitarli. Come ha ricordato Rossanda nel suo intervento, un'Europa costruita unicamente su un'unione monetaria e finanziaria, al punto che oggi si parla in maniera di fatto indistinguibile di crisi europea e di crisi dell'euro. Da un lato l'Europa della finanza e dei mercati, dall'altro quella dei diritti e dei cittadini. Due modelli in antitesi. A tutti noi la decisione su quale dei due scegliere. Da un lato l'Europa della finanza e dei mercati, dall'altro quella dei diritti e dei cittadini. Nel suo intervento al controvertice di ieri Rossana Rossanda ha stigmatizzato questa Europa costruita unicamente su un'unione monetaria e finanziaria, al punto che oggi si parla in maniera di fatto indistinguibile di crisi europea e di crisi dell'euro. Per un'Europa egualitaria, di pace, verde e bisogna rimettere le braghe alla finanza, decidere qualche contromisura persino etica come la divisione tra banche commerciali e banche di investimento, difendere quel welfare che ispira quasi tutte le Costituzioni europee, e certamente fare qualche scelta politica che implica difendere il pianeta e smetterla con il proliferare degli armamenti. Nel suo intervento al Forum internazionale «Un'altra strada per l'Europa» il governatore della Regione Puglia Nichi Vendola ha ricordato i vincoli durissimi imposti dal patto di stabilità agli enti locali e si è domandato quale margine di manovra rimanga alla politica nel momento in cui la finanza speculativa impone le proprie leggi. Per cambiare rotta, ha detto Vendola, occorre «riprendere l'orizzonte degli Stati Uniti d'Europa, costruendo i presupposti perché l'Europa sia innanzitutto un soggetto politico e una grande protagonista della democrazia del mondo». Secondo il leader di Sel, vanno ascoltate le richieste dei movimenti sociali, quindi bisogna «rimettere al centro la giustizia sociale come benzina nel motore dello sviluppo e la difesa dei beni comuni».
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