lunedì 25 giugno 2012

24 giugno 1975. I funerali di Iolanda Palladino

24 giugno 1975. I funerali di Iolanda Palladino
24 giugno 1975: A Napoli si tengono i funerali di Iolanda Palladino, uccisa da un gruppo di fascisti dell'Msi napoletano della sezione "Berta".
La giovane ragazza sta tornando a casa dopo un breve giro con la sua auto quando si trova imbottigliata nel traffico dei festeggiamenti per la vittoria del PCI alle amministrative. È in corso infatti un grosso corteo di auto che sfilano per il centro di Napoli con le bandiere rosse per festeggiare il risultato elettorale.
Un gruppo di fascisti dell'Msi tra cui Umberto Fiore, cameriere di 20 anni, Giuseppe Torsi, operaio di 19 anni, Bruno Torsi, apprendista di 16 anni, raggiungono la manifestazione e si appostano sulle scalinate di via Michele Tenore, da lì lanceranno una bottiglia molotov sul tettuccio della 500 di Iolanda, per punirei "rossi" nel mucchio. La ragazza scende dall'auto quando le fiamme l'hanno già ricoperta e trasformata in una torcia umana. Quando alcuni passanti la soccorrono e la portano in ospedale, Iolanda è completamente ustionata. Dopo essere stata trasferita al centro ustioni di Roma muore dopo una lunga agonia durata giorni, in cui rimane sempre cosciente.

Il 24 a Napoli nella basilica ci sono i funerali della giovane simpatizzante di sinistra. Vi partecipano migliaia di persone tra cui moltissimi operai dell'Alfasud, e tanti antifascisti napoletani, che durante il funerale e durante il trasporto al cimitero salutano Iolanda con cori antifascisti e corone di fiori.
Durante il percorso del corteo funebre verso il cimitero, alcune migliaia di antifascisti, si dirigono prima in via San Giovanni e poi in via Foria, dove c'è la sede missina a cui appartengono gli assassini di Iolanda.
In via San Giovanni, viene divelta e danneggiata un'insegna dell'Msi, poi in via Foria il corteo viene caricato duramente dalla polizia, che difende la sede fascista. I fascisti hanno appeso in questa via uno striscione provocatorio su cui è scritto: "Né Dio né gli uomini fermeranno la violenza fascista". Lo striscione viene tolto dagli antifascisti e dopo ne segue una carica della Polizia. Dopo gli scontri il corteo viene ancor caricato dalle forze dell'ordine quando cerca di depositare una corona di fiori nel luogo dell'attentato squadrista.
Fiore, scappato ad Ischia i giorni dopo la l'omicidio viene arrestato e dopo aver confessato, viene condannato con gli altri imputati a sei anni e otto mesi di carcere. La famiglia Palladino non ricevette alcun tipo di risarcimento e alcuni degli assassini fascisti, qualche tempo dopo, si arruolarono fra le fila dei Nar di Fioravanti.

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