sabato 23 giugno 2012

Crisi, vertice a 4: “Pacchetto da 130 miliardi per la crescita e Tobin Tax”

Vertice a Roma tra Italia, Germania, Francia e Spagna. Monti: "Il rigore non è sostenibile se non c'è crescita". Poi il presidente italiano attacca: "Persi 10 anni per ricostruire una credibilità europea dopo che nel 2003 Parigi e Berlino sforarono dal patto di stabilità, con la complicità della presidenza di turno italiana"

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“La crescita non può avere una base di solidità se non nella disciplina di bilancio e la disciplina di bilancio non è sostenibile nel lungo periodo se non ci sono condizioni sufficienti di crescita e di sviluppo dell’ occupazione”. A dirlo il presidente del Consiglio Mario Monti al termine dell’incontro quadrilaterale con la cancelliera Angela Merkel, il presidente della Repubblica francesce François Hollande e il premier spagnolo Mariano Rajoy, vertice organizzato a Roma. E’ quella frase che ha contraddistinto l’intero vertice di Roma, in programma in vista del prossimo consiglio dell’Unione Europea, il 28 giugno. Tanto che i 4 leader hanno annunciato un pacchetto “dell’ordine di grandezza dell’1% del Pil dell’Unione europea, più o meno 130 miliardi di euro”. “Il primo obiettivo – ha aggiunto – su cui tutti concordiamo è il rilancio della crescita, degli investimenti e della creazione di posti di lavoro”. Non solo rigore, ma anche crescita e l’ha detto perfino la Merkel, anche se a modo suo e dal suo punto di vista (arcinoto): “Crescita e stabilità sono due facce della stessa medaglia”.
Altro punto di accordo è il via libera alla Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie, che vede la Gran Bretagna assolutamente contraria: Hollande ha anticipato che su questo si andrà avanti su una cooperazione rafforzata tra i favorevoli, che sono la stragrande maggioranza.

“L’Ue ha fatto finora passi avanti significativi ma ancora non sufficienti”, ha detto il Professore. Ma se la necessità di rilanciare la “crescita” è stata condivisa da tutti, la Merkel ha sottolineato come non si debba dimenticare che “crescita e finanze solide sono i due lati della stessa medaglia”. Non si è entrati nel dettaglio degli eurobond, ma il presidente francese Hollande ha insistito sul fatto che debbano rimanere “una prospettiva”, e non di 10 anni. Poi ha aperto sulla cessione di parti di sovranità nazionale verso quell’ “unione politica più forte” sostenuta dalla Merkel: “Si possono cedere porzioni di sovranità nazionale, ma solo se ci sarà più solidarietà in Europa”. E’ stato invece Rajoy ad accennare allo “scudo anti-spread” sollecitato nei giorni scorsi da Monti: si può usare l’Efsf “per comprare debito nel mercato secondario, ma secondo le misure stabilite e approvate a suo tempo” e “in circostanze eccezionali”.
L’incontro di oggi ha dunque molte sfaccettature e più significati. La prima: “Il fatto che si riuniscano i rappresentanti degli Stati tra i più importanti dell’Unione Europea può facilitare la discussione al prossimo consiglio dell’Ue” ha detto in sostanza Mario Monti. La seconda: portare la Merkel sul campo di discussione sul quale ormai puntano da settimane Monti e Hollande e cioè superare il solo obiettivo del rigore e puntare alla crescita e allo sviluppo. “Il primo obiettivo su cui concordiamo – ha spiegato Monti – è il rilancio della crescita e degli investimenti e per la creazione di più posti di lavoro in Europa”. La terza: mandare un messaggio chiaro e forte ai mercati finanziari. E cioè: fidatevi dell’Europa. Monti usa l’inglese, per essere ancora più diretto: “Vogliamo confortare le aspettative dei mercati finaziari che ‘Euro is here to stay and that we all mean it’”. Tanto che Monti si aspetta dal prossimo consiglio decisioni “più credibili sulla crescita, in grado di dare una linea chiara di medio e lungo termine per un’integrazione economica, finanziaria, monetaria e bancaria”, in grado di “confortare le aspettative dei mercati finanziari” e dare il segnale che “l’Europa è qui”.
La quarta, infine: far ripartire il processo di evoluzione, anche politica, dell’Ue finora interrotto. C’è un motivo secondo Monti: nel 2003 – ha ricordato – Francia e Germania, con la “complicità” della presidenza di turno italiana, furono autorizzate a “deragliare” dalle regole europee: “Abbiamo speso 10 anni per ricostruire una credibilità europea: ecco l’importanza delle regole”. Episodio che “tanto costò all’Europa”. Nel 2003 il presidente francese era Jacques Chirac (primo ministro Jean-Pierre Raffarin), il cancelliere tedesco era Gerhard Schroeder, mentre il presidente di turno italiano definito “complice” era Silvio Berlusconi.
Monti e l’euro. E’ stata anche l’occasione di difendere e rilanciare l’euro, che il presidente del Consiglio italiano ha definito “irreversibile”: bisogna dare ai mercati e ai cittadini europei, ha osservato, la prospettiva sulla “irreversibilità di quel grande progetto che finora ha avuto successo e che si chiama euro”.
“Siamo stati concordi nel riconoscere che l’Unione europea ha fatto passi significativi per preservare l’integrità dell’euro. Oggi abbiamo nuovi strumenti che in passato non c’erano. Siamo d’accordo che sulla crescita e sulla stabilità quanto fatto finora non è comunque sufficiente”, ha rilevato il Professore. Per Monti occorre “un disegno chiaro” da consegnare “ai mercati e ai cittadini europei” con “il rilancio della crescita, degli investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro”. Questi obiettivi, ha sottolineato il premier, saranno realizzati “attraverso una nuova agenda a livello europeo”. “Stiamo lavorando intensamente per una agenda europea – ha continuato Monti – sosterremo una serie di azioni per rilanciare l’economia, l’occupazione, aumentare la concorrenza in Europa e realizzare un grande mercato unico europeo”.
In Europa si è realizzato “un passo avanti” nel prendere atto che “la crescita non può avere una base solida se non nella disciplina di bilancio, e che la disciplina di bilancio rischia di non essere sostenibile se non ci sono condizioni di crescita e occupazione” ha dunque ribadito Monti, soddisfatto per un “rinnovato impegno comune per una sana disciplina macroeconomica” e allo stesso tempo della necessità di un aumento “per gli investimenti” e dell’”utilizzazione più efficace delle risorse comunitarie”. “Stiamo anche lavorando perché dentro questa visione ci sia anche una considerazione per la qualità della spesa pubblica che riconosca il valore di certi investimenti”.
Hollande e gli eurobond. Il pacchetto di investimenti è il vero punto d’accordo, concreto, di oggi, come ha tenuto ad evidenziare il presidente francese Hollande: ”Ci siamo trovati d’accordo sul pacchetto crescita che è indispensabile – ha detto Hollande – pari al 1% Pil europeo, 120-130 miliardi di euro e ritengo che sia un buon obiettivo. Cifra inoltre stanziata con calendario più vicino possibile ai meccanismi che noi auspichiamo”. Ma non ha perso tempo l’inquilino dell’Eliseo di rilanciare il suo cavallo di battaglia delle ultime settimane: “E’ tempo che siano una prospettiva” e “via via che ci sarà un’integrazione gli eurobond saranno strumenti utile per l’Europa”. ”Gli eurobond devono rimanere unaprospettiva e non a 10 anni”. L’altro aspetto sul quale si è contraddistinto il presidente francese è il sostegno a Monti per introdurre misure “anti-spread”.
Merkel: “Servono controlli”. e  Era stata la cancelliera Angela Merkel a ricordare a Monti che l’Europa non ha rispettato i patti sottoscritti: “Dove c’è solidarietà serve ancheil controllo, l’Europa ha avuto un patto di stabilità ma poi non l’ha rispettato”. Per il resto “dobbiamo utilizzare al meglio tutti i meccanismi esistenti per stabilizzare mercati, dare fiducia e lottare contro la speculazione”. E poi l’accelerazione sull’unione politica dell’Europa: “Abbiamo un problema di medio e lungo termine. Dobbiamo avvicinarci a una politica coerente per i Paesi che hanno la stessa moneta. Faremo il possibile per l’unione politica europea”. Cioè, ha chiarito la cancelliera: “A livello politico dobbiamo avvicinarci nell’area euro: chi ha una valuta comune deve avere una politica coerente. Io parlo di un’unione politica che deve essere più forte”.
A pochi giorni dalla richiesta della Spagna di aiuti alle banche (avverrà presumibilmente entro la fine del mese): Rajoy ha sentito come tema più vicino quello degli aiuti internazionali: “Si può usare l’Efsf (cioè il fondo salva-Stati, ndr) per comprare debito nel mercato secondario secondo misure stabilite e approvate a suo tempo” e “si può usare il fondo salva Stati e anche la Bce in circostanze eccezionali”. ”Abbiamo scommesso tutti sull’irreversibilità dell’euro – ha ribadito il primo ministro spagnolo – che e il progetto più importante messo in moto in Europa in questi anni”. “Oggi la cosa più importante che abbiamo raggiunto e che siamo tutti impegnati a mettere in campo i meccanismi necesssari per raggiungere la stabilità finanziaria”.

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