martedì 31 marzo 2020

Questa è una pandemia globale: trattiamola come tale


 verso books_pandemia
 global project
Il politologo Adam Hanieh sulla pandemia del COVID-19, originariamente pubblicato su Verso Books e tradotto per noi da Anna Viero e Miriam Viscusi.
Dinanzi allo tsunami del COVID-19, le nostre vite stanno prendendo una piega che solo fino a due settimane fa ci sembrava inconcepibile. È dalla crisi economica del 2008-2009 che il mondo non condivide in maniera collettiva una simile esperienza: un’unica crisi globale, che si evolve di giorno in giorno, e che decide il ritmo delle nostre vite quotidiane entro un complesso calcolo di rischi e probabilità. 

Massimo Fini: “I ‘disconnessi’ sopravvivranno alla catastrofe”

https://infosannio.wordpress.com

(di Massimo Fini – massimofini.it) – Quello che si respira nell’aria non è solo il Coronavirus, ma una paura collettiva, alimentata anche dall’immagine spettrale della città, deserta, metafisica come in un quadro di Savinio e di De Chirico o in un qualche romanzo di fantascienza.
E c’è il modo sordido di questo morire, monitorizzati, intubati, oggetti, senza la possibilità che la salma del “caro estinto” sia vegliata e portata a quella che pudicamente viene chiamata “l’ultima dimora” da coloro che gli hanno voluto bene (quest’ultima cosa non mi riguarda, non credo che l’anima, se mai esiste, continui ad albergare nel corpo, se ne andrà altrove come narra Alberto Savinio in un bellissimo racconto raccolto nel libro Tutta la vita intitolato appunto “Anima”).
Ghiacciai che si sciolgono, foreste che scompaiono, le barriere coralline che perdono il loro colore per sbiadirsi progressivamente. Si respira un’atmosfera da fine del mondo, di un certo mondo, quello creato, con l’ottuso ottimismo di Candide, dall’uomo occidentale negli ultimi due secoli e che ha invaso ormai quasi l’intero pianeta.
Ma non è la fine del mondo, di questo mondo, ne è solo una inevitabile anticipazione, perché le crescite esponenziali su cui si basa, e che gli uomini politici continuano stolidamente a cavalcare, esistono in matematica non in natura e alla fine l’attuale modello di sviluppo collasserà su se stesso.
Si salverà la gente di campagna o chi, anticipando gli altri, vi si sarà ritirato, avrà imparato a lavorare di zappa, a mungere una mucca e si sarà provvidenzialmente provvisto di un paio di kalashnikov.

Variazione totale positivi - 31-03-2020 ore 17:00


Il Covid-19? E se lo avessero commissionato i poteri forti come il FMI?

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(Marco Giannini) – Stavo pensando “ma se scoprono delle basi che una volta modificate alterano l’infettività, se sono riusciti a trovare il gene e dove agire… il DNA resterebbe del tutto naturale in apparenza, senza cioè le grossolane modifiche tipiche degli esperimenti in vitro”. Certo, solo un pazzo, può essersi messo ad armeggiare il materiale genetico del virus a questo scopo.. Tuttavia quello che ho pensato, per quanto improbabile, non rappresenta una teoria strampalata, nemmeno è una opinione, è scienza e per quanto io sia un umile insegnante di scienze di provincia devo farlo presente; non ne posso più del pensiero unico, visto che è l’opposto del senso critico tipico della scienza e considerato che va in senso opposto rispetto a ciò che ci ha insegnato Galilei.
Questo morbo ha messo in seria difficoltà Trump, che altrimenti avrebbe vinto le elezioni a mani basse. Due nemici del Presidente americano sono la CIA ed il FMI, e ques’ultimo, che strano, sta già chiedendo la nostra testa ovvero l’imporre il MES all’Italia. CIA e FMI sono vicinissimi ai Democratici USA, che a loro volta indirizzano pesantemente le politiche UE, i progressisti europei, ed i movimenti “radical shit” e “gretiani” (politically correct) e sono gli esecutori politici della globalizzazione finanziaria e della austerity estremista. Il FMI peraltro è un enorme fake news che vorrebbe vendersi per organo pubblico con un’utilità sociale, mentre invece ne è l’opposto, eterodiretto come è dalle più grandi banche private mondiali e responsabile di colpi di Stato, di criminali operazioni di strozzinaggio e di privatizzazioni selvagge insieme alla Banca Mondiale (Africa, Grecia, sud est asiatico ecc).

La Cina decolla di nuovo. Un’occasione per l’Italexit

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Stanotte sono stati diffusi in Cina gli indici PMI manifatturieri e di servizi. Erano molto attesi, dopo la gravissima crisi da coronavirus, con il fermo totale della provincia considerata la “Detroit cinese”, dove è concentrata l’industria automobilistica.

Vi è stato un notevole balzo. Alcuni dati: l’indice manifatturiero è passato da 35,7 di febbraio a 52 di marzo. L’indice dei servizi è balzato invece dal minimo di 29,6 di febbraio a 52,3 di marzo.
Ricordiamo che la soglia di punti 50 indica recessione o rilancio. In questo caso vi è stato un notevole recupero, davvero impressionante. L’indice delle esportazioni è passato da 28,7 di febbraio a 48,2 di marzo; mentre l’importantissimo indice di importazione, cioè quanto la Cina richiede al mercato mondiale, è passato da 31, 9 di febbraio a 48,4 di marzo.
L’ Istituto di statistica cinese ci tiene a sottolineare che è ancora presto per cantare vittoria, ma sicuramente i prossimi stimoli fiscali in via di definizione tenderanno a confermare il dato.

Nicoletta Dosio è a casa, il carcere resta

https://contropiano.org


Nessuno può conoscere davvero il carcere, se non chi lo vive. Nessuno può immaginare le storie degli ultimi, la desolazione delle esistenze recluse, le violenze subite nel tempo, che diventano colpa per chi si ribella, e prigione.
Nessuno immagina le vite senza nome costrette in questi momenti ad aspettare in catene l’epidemia che,  nel silenzio e nell’indifferenza generale, si è già insinuata oltre le mura e tra poco farà strage.
In carcere tanti continuano ad entrare (anche malati, ai quali non vengono praticati controlli sanitari), e pochissimi escono. Il sovraffollamento delle prigioni – anche a Torino- è insostenibile, vergognosa violazione di qualsiasi diritto, di ogni principio minimamente umano.

La strage di via Fracchia. Una ricostruzione

L'On. Marco Zanni a Politicamente Scorretti 6 - Le 3 (dis)grazie, MES Unione Bancaria e Draghi

Massimo Fini: “I ‘disconnessi’ sopravvivranno alla catastrofe”

Quello che si respira nell’aria non è solo il Coronavirus, ma una paura collettiva, alimentata anche dall’immagine spettrale della città, deserta, metafisica come in un quadro di Savinio e di De Chirico o in un qualche romanzo di fantascienza.


infosannio.wordpress.com (di Massimo Fini – massimofini.it)
E c’è il modo sordido di questo morire, monitorizzati, intubati, oggetti, senza la possibilità che la salma del “caro estinto” sia vegliata e portata a quella che pudicamente viene chiamata “l’ultima dimora” da coloro che gli hanno voluto bene (quest’ultima cosa non mi riguarda, non credo che l’anima, se mai esiste, continui ad albergare nel corpo, se ne andrà altrove come narra Alberto Savinio in un bellissimo racconto raccolto nel libro 
Tutta la vita intitolato appunto “Anima”).
Ghiacciai che si sciolgono, foreste che scompaiono, le barriere coralline che perdono il loro colore per sbiadirsi progressivamente.
Si respira un’atmosfera da fine del mondo, di un certo mondo, quello creato, con l’ottuso ottimismo di Candide, dall’uomo occidentale negli ultimi due secoli e che ha invaso ormai quasi l’intero pianeta.

NIENTE INQUINAMENTO E STRESS: LE DIFESE IMMUNITARIE DEI PICCOLI COMUNI ITALIANI - #Byoblu24

Il centro contro le epidemie fu rottamato da Ricciardi.

C’era una volta… Il nucleo di epidemiologia e sorveglianza fu smantellato nel 2016 dall’allora presidente dell’Iss, oggi all’Oms: avrebbe evitato il caos delle Regioni.


infosannio.wordpress.com(di Laura Margottini Il Fatto Quotidiano)
Essere preparati, rispondere in modo coordinato, potenziare la ricerca e il sistema sanitario: moniti sacrosanti, oggi, che arrivano da ogni ospitata in tv e dagli interventi degli esperti più accreditati.

Dimenticando però che l’Italia aveva un sistema funzionante e un centro epidemiologico che avrebbe potuto contribuire a guidare la risposta nazionale all’epidemia già dai primi contagi da Covid-19.
E che, invece, è stato smantellato, nel 2016, nel riordino dell’Istituto superiore di sanità (Iss) dall’allora presidente Walter Ricciardi , oggi membro del Comitato consultivo dell’Oms e consulente del ministro della Salute (Lorenzin). 

Il Centro nazionale di epidemiologia e sorveglianza dell’Iss (Cnesps) nasce nel 2003, ma il primo nucleo risale a fine anni 70 per rispondere a emergenze sanitarie come l’epidemia di colera.
É qui che si studiano gli aspetti scientifici della risposta all’influenza aviaria (2005) e alla pandemia influenzale (suina del 2009), per intercettare i primissimi casi, isolarli, individuarne tempestivamente i potenziali contagi e registrare i dati per il monitoraggio dell’epidemia, includendo anche la sorveglianza dei quadri clinici o degli accessi settimanali ai pronto soccorsi.

Salute a rischio: Svizzera e Slovenia fermano le antenne 5G

https://www.libreidee.org

Medici
Mentre da più parti si comincia a sospettare che l’esplosione dei focolai epidemici Covid-19 coincida con l’estensione della rete 5G, che indebolirebbe l’organismo compromettendo le difese immunitarie, Svizzera e Slovenia hanno deciso di fermare il wireless di quinta generazione sul proprio territorio. Le autorità svizzere – scrive “Techradar” – hanno deciso di  sospendere l’uso delle antenne 5G, fino a che non saranno chiariti i dubbi riguardo al loro impatto sulla salute. La decisione è stata presa dall’Ufam, l’ufficio federale per l’ambiente, preso atto del timore manifestato dagli abitanti della confederazione elvetica in alcuni dei suoi 26 cantoni. Com’è noto, il timore è che le onde radio 5G possano risultare dannose per l’organismo, alterando l’equilibrio cellulare. «Le preoccupazioni sono diventate proteste in molti paesi, e in Svizzera questo ha portato a un parziale arresto dello sviluppo». Significativo, aggiunge “Techradar”, che il paese alpino sia tra i più avanzati al mondo per lo sviluppo delle reti di nuova generazione. In Italia, in realtà, lo sviluppo sperimentale del 5G è avvenuto in modo pressoché clandestino, abbattendo (senza spiegazioni serie) molti viali alberati, che – come provano documenti del governo britannico – ostacolano la trasmissione del segnale.
Non sarà certo rassicurante, poi, sapere il 5G sia classificato “sicuro” dall’Oms, coinvolta nel laboratorio di Wuhan da cui si sospetta possa essere scaturito il contagio da coronavirus. Per contro, Swisscom assicura che i regolamenti svizzeri sono dieci volte più severi di quelli dettati dall’Oms. In ogni caso, scrive sempre “Techradar”, l’associazione medica svizzera ha consigliato cautela.

Ma guarda un po'! Coldiretti: “senza stranieri raccolti a rischio, servono studenti e pensionati”.



Quella di Coldiretti sembra una confessione in piena regola: la grande filiera agroalimentare italiana si regge sullo sfruttamento selvaggio dei lavoratori stranieri senza diritti, preda del capolarato e del ricatto del rinnovo del permesso di soggiorno.

Sono i braccianti agricoli che lavorano nelle campagne di Puglia, Calabria, Agro Pontino et, e che si spaccano la schiena per 14 ore al giorno; che vivono in quelle sterminate baraccopoli che vanno a fuoco ogni due per tre; che sono prive di acqua e di ogni più elementare servizio, in primis, quelli igienici.

Come i 10 che sono morti il 5 agosto del 2018, ammassati nel furgone del caporale come bestie verso il macello, sulla strada provinciale 105 tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri, in Puglia.

Caro Travaglio, la benzina è già sul fuoco. Tu da che parte stai?

Caro direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio,
Nell’editoriale di oggi 30 marzo del tuo giornale ci attribuisci l’intento di soffiare sul fuoco della rivolta, facendo finta di non capire. Quindi siamo qui a spiegarti, una seconda volta, quello che proprio non vuoi sentire.

L’alternativa tra reddito e rivolta non è una evocazione dell’USB, ma il prodotto della situazione, annunciato dal rapporto secretato del Ministero degli Interni trapelato nei giorni scorsi sulla stampa.
Pochi episodi riportati dai media avvenuti in alcuni supermercati sono bastati a far serpeggiare una grande preoccupazione negli ambienti governativi.
Da cosa deriva tanto allarme? 
Dalla consapevolezza che i dati reali sulla povertà nel nostro paese sono macroscopici e te li ricordiamo, casomai li avessi scordati: più di 5 milioni di poveri assoluti (persone che non ce la fanno a tirare avanti), circa 9 milioni di poveri relativi (cioè con un reddito inferiore a ciò che l’ISTAT considera il pacchetto di beni e servizi minimi) e ben 18 milioni a rischio povertà (cioè appena sulla soglia).
Non sono i dati dell’USB, ma quelli degli ultimi rapporti ISTAT. 

Ora, se questo era vero in una situazione normale, di quanto sono destinati a crescere questi numeri a fronte dell’emergenza che stiamo vivendo?

Nicoletta Dosio è fuori dal carcere, va agli arresti domiciliari.

https://contropiano.org


Nicoletta è uscita poco fa dal carcere delle Vallette per andare a scontare l’ingiusta pena ai domiciliar per le misure introdotte con l’emergenza Corona Virus.
Gli sono stati concessi i domiciliari con il massimo delle restrizioni possibili, compreso l’ingiusto divieto di comunicare!
Nicoletta ci fa sapere tramite suo marito che la situazione dentro è pesantissima, e invece che scarcerare, al contrario continuano a tradurre in carcere persone, anche con la febbre.
E’ dimagrita molto perchè mangiare in carcere è difficile per tutte, ma è orgogliosa delle sue compagne di detenzione che si sono sostenute a vicenda in questo periodo e uscire da sola le crea rabbia.
Rabbia per persone a cui hanno concesso le videochiamate al posto dei colloqui, ma è un diritto mai esercitato dalle tante che non hanno parenti con uno smartphone o anziani non capaci di utilizzare la tecnologia.
Il carcere è un luogo dove la normalità non esiste per chi fa la guardia, anzi l’arroganza è l’unica vera normalità.
L’indulto e l’Amnistia sono assolutamente necessarie!

*****

Alberto Bagnai Stampare moneta (e un dettaglio sul MES) Il Crepuscolo Dei Babbei

ECCO COME STANNO DAVVERO MESSI IN BELGIO - Felice Gasperoni #Byoblu24

RIPRENDIAMOCI LA SOVRANITÀ MONETARIA - Alberto Bradanini #Byoblu24

Magaldi avverte Conte: aiuti l’Italia, o scendiamo in piazza

https://www.libreidee.org

Gioele Magaldi«Il governo si sbrighi ad attuare misure immediate e concrete per assistere gli italiani rinchiusi nelle loro case, o presto scenderemo in piazza». L’annuncio, clamoroso, proviene da Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt. Autore del bestseller “Massoni”, edito da Chiarelettere nel 2014, nonché “gran maestro” del Grande Oriente Democratico, Magaldi è il frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che si oppone all’austerity neoliberista. E’ stato il primo, sei mesi fa, ad annunciare con larghissimo anticipo lo storico dietrofront di Mario Draghi: «L’ex presidente della Bce è pronto a smentire il teorema del rigore, tornando a un’impostazione keynesiana dell’economia, cioè alla creazione monetaria teoricamente illimitata, all’occorrenza». La conferma è giunta dallo stesso Draghi, che – con il suo dirompente intervento sul “Financial Times” – ora sostiene la necessità di azzerare i vincoli finanziari dell’Eurozona. Dal grande banchiere centrale, un’inversione completa di rotta: urge ricorrere a una spesa pubblica illimitata, «come in guerra», per uscire dall’emergenza sanitaria e dalle sue spaventose conseguenze economiche, che per l’Italia si annunciano devastanti.

Riparte la produzione degli F35: decisione inaccettabile sulla pelle dei lavoratori

 http://sbilanciamoci.info

Il testo del comunicato stampa diffuso da Sbilanciamoci!, Rete Disarmo e Rete della Pace il 30 marzo, data in cui è ripartita nello stabilimento di Cameri la produzione dei cacciabombardieri F35,: una scelta sbagliata, irresponsabile e inaccettabile.
Da oggi è ripartita nello stabilimento di Cameri la produzione dei cacciabombardieri F35.
Nonostante le richieste di questi ultimi giorni delle nostre campagne e reti, da associazioni e organizzazioni della società civile il gruppo Leonardo ha deciso – sfruttando il consenso preventivo e “in bianco” ottenuto dal governo – di riaprire lo stabilimento di assemblaggio e certificazione finale in provincia di Novara, con circa 200 operai presenti.
E’ inaccettabile che – rischiando di far ammalare centinaia di lavoratori – sia stata presa la decisione di continuare le attività industriali relative a un cacciabombardiere d’attacco che può trasportare ordigni nucleari: non è certamente una produzione essenziale e strategica per il nostro Paese, in particolare in questo momento di crisi sanitaria.
Leonardo fornisce come motivazione il rischio che – in caso di sospensione delle attività – si possano perdere commesse e posti di lavoro. Giustificazioni risibili e poco realistiche: le commesse in corso sarebbero solo sospese e inoltre con tutto il mondo fermo per coronavirus è difficile ipotizzare che si realizzino fantomatiche cancellazioni motivate da semplice ritardo.

lunedì 30 marzo 2020

Incremento giornaliero degli attualmente positivi


Non basta un reddito di emergenza. Serve un reddito che trasformi la normalità




 
dinamopress  di Emanuele De Luca e Tiziano Trobia

In Italia i 3 uomini più ricchi detengono più denaro dei 6 milioni di cittadini più poveri. È tempo di redistribuire la ricchezza, di tassare i grandi capitali per finanziare una misura davvero universale e incondizionata, che duri oltre la pandemia

Ci vediamo da Mario prima o poi.

5dbc4ed0210000b442ad4980Finalmente possiamo cominciare a vederci un po’ più chiaro nel dopo epidemia, un evento pompato oltre ogni limite a livello planetario, ma ancor più in Italia dove un governo disperato ha chiuso inutilmente l’intero Paese pur conoscendo, sin dall’inizio della crisi, che il bersaglio del Covid erano le persone anziane e/o afflitte da specifiche  patologie, le stesse sensibili alle sindromi influenzali e non è tornato indietro neanche quando è stato evidente che la strategia di fermare il virus con le quarantene era assurdo visto che il microorganismo si era già diffuso assai prima.
Ma la sanità pubblica e il sistema di assistenza in generale era stato così duramente colpito dai tagli degli ultimi dieci anni da non potersi permettere azioni mirate ed efficienti, come per esempio si è fatto in Svezia ottenendo di avere una mortalità 50 volte inferiore a quella italiana che del resto per la confusione dei dati rimane poco credibile.
Ma come ho detto fino alla noia in questi giorni l’enfatizzazione mediatica di ciò che sostanzialmente avviene ogni inverno nella totale indifferenza della società dei consumi e dello spettacolo, una dramatisation nella quale sono cascati mani e piedi praticamente tutti, non è casuale né a livello globale né in Italia, sia pure con le peculiarità di ogni Paese: occorreva un forte choc perché il paradigma neo liberista sopravvivesse alle resistenze sempre più forti nei confronti della sua ideologia, dei suoi strumenti di governance e all’esplodere delle proprie contraddizioni interne, anzi fosse messo nelle condizioni di aggredire ciò che resta dello stato e del welfare.

Massimo Cacciari: “Scommetto su Conte, Pd e M5s. Non su Draghi.

Ho scommesso tutti i miei averi sul fatto che Conte e i suoi eroi, Pd e 5Stelle, sapranno affrontare la vera sfida della gestione finanziaria, economica e sociale del dopo-virus, allorquando non saranno più i tecnici della sanità e della protezione civile a dettare l’agenda, né la responsabilità, la professionalità e il civismo di medici e infermieri potranno salvarci. 


infosannio.wordpress.com (di Massimo Cacciari Il Fatto Quotidiano)
La ragione della scommessa è semplice: se il governo non ce la farà, i miei risparmi andranno in fumo lo stesso. Consiglierei ai due Mattei e agli altri amici, auspicanti più o meno larvatamente il ritorno del premier ai suoi studi giuridici, di pensarci due volte prima di segare il ramo su cui sono appollaiati. Già ora la situazione è vicina al punto di rottura. L’economia di un Paese, poco in forma per conto suo, non può “restare a casa” per mesi. Gli aiuti decisi – e che sarebbe opportuno venissero immediatamente erogati – raggiungono alcuni settori, ma non possono garantire un reddito al “popolo delle partite Iva”, alle migliaia e migliaia di precari e stagionali e tantomeno al sommerso (sì, c’è anche quello da calcolare).
Mettiamo che con interventi tampone, meramente assistenziali, si possa tirare avanti senza sconquassi ancora uno, due mesi. Poi occorrerà ripartire.

Il modulo per chiedere alla banca la sospensione delle rate del mutuo


Beppe Grillo: “Reddito Universale: è arrivato il momento”

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Bisogna creare qualche fonte di sussistenza perché nessuno si trovi nella crudele necessità di rubare prima e poi morire“. (Thomas More – Utopia, 1516)


di Beppe Grillo – L’Organizzazione internazionale del lavoro stima che la disoccupazione globale potrebbe colpire 25 milioni di persone (la crisi del 2008 ha comportato un aumento di 22 milioni di disoccupati). Si prevede una caduta libera delle entrate, un aumento esponenziale della disoccupazione e una riduzione del numero di ore lavorative. Milioni di persone cadranno sotto la soglia della povertà.
Milioni di italiani non avranno nei prossimi mesi un’entrata garantita.
Se nel 2007 avevamo affrontato una crisi finanziaria, che si era propagata all’economia reale, qui siamo di fronte a qualcosa di molto più radicale, una crisi che investe tutti i settori. Le restrizioni agli spostamenti, al commercio e alla vita di tutti i giorni avranno gravi ripercussioni sui mercati delle imprese e sul benessere delle persone. Ci sono interi settori che subiranno le conseguenze di questa crisi fino alla fine dell’anno, forse alcune filiere non si riprenderanno mai o non torneranno più come prima. Potrebbe esserci un rapidissimo cambio del mercato del lavoro. Abbiamo sempre detto che circa il 50% dei posti di lavoro negli anni sarebbero scomparsi per l’automazione e i cambiamenti tecnologici. Quei cambiamenti adesso sono avvenuti non in anni, ma in un solo mese. Con un colpo di tosse.

non ho spicci

Dopo Cuba, l’Albania: la lezione di solidarietà dei paesi poveri alle iene del Nord Europa

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(Luca Telese – tpi.it) – È così che stiamo imparando a conoscere, nel momento più duro, la solidarietà dei più poveri: “È vero che tutti sono rinchiusi nelle loro frontiere, e che paesi ricchissimi hanno voltato le spalle agli altri. Ma forse – ha detto nel suo bellissimo messaggio il premier albanese Edi Rama – proprio perché noi non siamo ricchi e neanche privi di memoria, non possiamo permetterci di non dimostrare all’Italia che l’Albania e gli albanesi non la abbandonano”. Se ci commuove così tanto, questo folgorante discorso di pochissimi minuti, è perché nell’orgia di parole e ipocrisia di queste ore, ha avuto il dono della verità e della semplicità.
Abbiamo avuto la solidarietà dei cinesi e il loro contingente a Milano – infatti – e persino una missione dei militari russi a Bergamo, abbiamo accolto il battaglione dei cubani a Crema, e adesso arrivano anche questi trenta medici albanesi nel nord Italia. Sanitari esperti che, se possibile, sono ancora più preziosi di altri, perché come è noto parlano e capiscono l’italiano. Abbiamo avuto la solidarietà concreta di queste missioni, che sono nate tutte fuori dai confini canonici di quel fazzoletto di ricchezza che chiamiamo “Occidente”, e di quel grande interrogativo che oggi si chiama “Europa”. Ma la domanda che ci si pone davanti, dopo le parole di Rama, è la stessa che che ci è stata suggerita dalle interviste di Ricardo Perez, il capo della Brigata dei medici cubani sbarcato in Lombardia pochi gironi fa. Se i piccoli paesi stanno facendo così tanto per noi, questo è il punto, perché i grandi fanno così poco?

Caro Travaglio, la benzina è già sul fuoco. Tu da che parte stai?

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Caro direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio,
Nell’editoriale di oggi 30 marzo del tuo giornale ci attribuisci l’intento di soffiare sul fuoco della rivolta, facendo finta di non capire. Quindi siamo qui a spiegarti, una seconda volta, quello che proprio non vuoi sentire.
L’alternativa tra reddito e rivolta non è una evocazione dell’USB, ma il prodotto della situazione, annunciato dal rapporto secretato del Ministero degli Interni trapelato nei giorni scorsi sulla stampa.
Pochi episodi riportati dai media avvenuti in alcuni supermercati sono bastati a far serpeggiare una grande preoccupazione negli ambienti governativi.
Da cosa deriva tanto allarme? Dalla consapevolezza che i dati reali sulla povertà nel nostro paese sono macroscopici e te li ricordiamo, casomai li avessi scordati: più di 5 milioni di poveri assoluti (persone che non ce la fanno a tirare avanti), circa 9 milioni di poveri relativi (cioè con un reddito inferiore a ciò che l’ISTAT considera il pacchetto di beni e servizi minimi) e ben 18 milioni a rischio povertà (cioè appena sulla soglia).
Non sono i dati dell’USB, ma quelli degli ultimi rapporti ISTAT.
Ora, se questo era vero in una situazione normale, di quanto sono destinati a crescere questi numeri a fronte dell’emergenza che stiamo vivendo?

Il famosissimo TGR Leonatdo del 16/11/2015

https://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-5e3275ba-475c-4cf4-b402-1e27dc47565b.html#p=39

PREPARANO IL BAVAGLIO: SARÀ IL POTERE A DECIDERE CHI DICE IL VERO E CHI FAKE NEWS - Diego Fusaro

RIZZO VS CONTE: "Ridicolo, un Premier che comunica su un social-multinazionale che non paga tasse"

"SCIENZIATI" CHE ZITTISCONO A PRIORI CHI NON È ALLINEATO: È SCIENZA O UNA FEDE VIOLENTA? - Fusaro

Perché restare a casa è importante – #Byoblu24

Il virus della libertà

http://sbilanciamoci.info/

Con l’Europa bloccata e atterrita da un nemico invisibile, rileggiamo le parole di Carlo Levi sulla paura collettiva che nella Francia del ’39 spalancò la strada al governo di Vichy. E quelle di Hannah Arendt sul coraggio della libertà, mentre la pandemia mostra la fragilità del liberalismo politico.
“La crisi che aduggiava la vita d’Europa da decenni, e che si era manifestata in tutte le scissioni, i problemi, le difficoltà, le crudeltà, gli eroismi e le noie del nostro tempo, scoppiò verso la sua soluzione in catastrofe”. Lo scrive Carlo Levi in un breve testo incompiuto scritto nel 1948, intitolato La paura è il contrario della libertà, una sorta di appendice al saggio Paura della libertà che Carlo Levi scrisse dall’esilio bretone di La Baule, tra il settembre e il dicembre del 1939.
Il primo settembre del 1939, lo scrittore torinese si trovava nella capitale francese, dove i nazisti erano ancora un nemico lontano e soprattutto invisibile. Parigi, però, racconta, “era percorsa da un’ondata di spavento non immaginabile da chi non l’ha visto, e soltanto parzialmente dovuto al timore di armi misteriose, di gas venefici e di bombe asfissianti, ma più indistinto, più indeterminato, come un’ombra senza forma”. I francesi erano attanagliati dalla paura collettiva, e per Levi “la sua improvvisa apparizione faceva rinascere sentimenti primitivi e nascosti, come l’orco e il lupo delle fiabe infantili”.
Più che la guerra, ad accomunare le due vicende è un sentimento che per Levi “è la paura fondamentale, non eliminabile, nell’uomo che non è ancora una persona, che non riesce a raggiungere la libertà e che perciò si sente indifeso e malsicuro in un mondo nel quale l’unica vera realtà, l’unica vera sostanza è la libertà”.

La Cina fa un passo importante verso Linux

https://www.miamammausalinux.org

Già alcuni mesi fa vi parlavamo di come, dopo le limitazioni poste dal governo americano verso alcuni produttori cinesi (Huawei in primis), il governo del paese asiatico stesse pensando di abbandonare il sistema Windows, di produzione americana, per una sua distribuzione ad-hoc di Linux.
Nonostante si pensasse ad una qualche distribuzione già presente, come Kylin Linux, con la fine di Gennaio alcune notizie fanno pensare che invece si stia lavorando a qualcos’altro.
Già perché pare che il governo cinese stia operando per adattare all’esecuzione su dei chip di produzione locale il sistema operativo UOS ( Unified Operating System) in accordo con l’azienda Union Tech che lo produce.
UOS è basata su Deepin, altra distribuzione molto famosa nel paese orientale, e dopo che la Deepin Technology è stata rilevata, il suo fondatore Liu Wenhan è diventato general manager proprio di UnionTech, il che chiude il cerchio.
La notizia di fine Gennaio non solo conferma che il governo sta utilizzando questa distribuzione, ma che il lavoro fatto in questi mesi ha portato a grandi risultati, al punto che pare che la distribuzione riesca a fare boot su dei chip realizzati totalmente in Cina in meno di 30 secondi, come riportato da un report pubblicato pochi giorni fa su AbacusNews.

Piccola geopolitica del Coronavirus

https://www.lacittafutura.it

Piccola geopolitica del CoronavirusL’Italia assediata dal COVID-19 trova amici inattesi: Cuba, Cina, Russia e Vietnam

In questi giorni di vetro e cristallo in cui guardiamo al mondo dalle finestre, dai balconi e dagli schermi delle tv, forse abbiamo il tempo per una riflessione sullo stato delle cose a livello internazionale.
Per gli affezionati lettori di questo giornale non sarà una sorpresa vedere una brigata di medici e infermieri cubani sbarcare a Malpensa per andare a rafforzare le esauste “truppe” della sanità lombarda, ma per l’italiano medio, diciamo il lettore del “Corriere della Sera” o di “Repubblica”, forse è una sorpresa risvegliarsi in una realtà rovesciata: dove si racconta di un’Italia assediata dal Coronavirus e aiutata da Cuba, Cina, Vietnam e Russia, ma non dagli Usa e tantomeno dall’Unione Europea. Ma tant’è…
L’Avana, Pechino, Mosca, Hanoi…un Comintern sanitario?
La patria di Fidel e del Che ha inviato in Italia un gruppo di specialisti nella lotta alle malattie infettive composto da 37 medici e 15 infermieri che si è stabilito nell’Ospedale da campo di Crema. Stiamo parlando di una piccola nazione, sottoposta a embargo dagli Stati Uniti a partire dal 1960 che, nonostante le grandi difficoltà economiche, ha la determinazione di allestire la brigata medica “Henry Reeve” da spedire nei paesi più poveri del mondo (solitamente molto più poveri di noi) che si trovano ad affrontare gravi emergenze sanitarie e ambientali.

La democrazia in bilico

https://www.lacittafutura.

La democrazia in bilicoLe convulsioni del Sistema Sanitario Nazionale, la crisi del capitalismo, i balbettii dell’UE, la dittatura di Confindustria e delle multinazionali, il ricorso - inefficace per fermare il contagio - allo Stato di Polizia e all’Esercito, la militarizzazione preventiva dei territori e della società

La democrazia infetta e la carne viva del contagio
Il rischio a cui il coronavirus SARS-CoV-2 (causa del contagio Covid-19) sta esponendo l’intera comunità umana ha evidenziato (se qualcuno ne avesse avuto ancora il dubbio) le profonde differenze di classe che attraversano le nostre società: è stata drammaticamente messa a nudo la linea di separazione tra privilegiati e sommersi, anche se al momento non ci sono farmaci o vaccini che possano garantire - neanche ai ricchi – l’immunità o una cura. In una situazione di virulenta precarietà esistenziale, con l’evidenza della fragilità e della caducità della nostra vita, non si può tuttavia affermare di condividere tutti il medesimo destino, di essere realmente tutti eguali: come è evidente dalle cronache - e anche dagli scaffali ancora pieni, brulicanti di merci nei supermercati - c’è una parte consistente di società che non può rimanere a casa per proteggersi dal contagio, riducendo i rapporti per contrastare la diffusione della pandemia e rischiando di infettare i propri familiari. Al di là di polemiche sterili, occorre analizzare il comportamento del governo Conte e le misure prese e che si annunciano. Tardivamente, cominciano ad arrivare provvedimenti a sostegno delle categorie non protette, perché non possono lavorare, perché rischiano il posto, perché non dotati di protezione nelle unità produttive, verso le famiglie con i figli a casa da proteggere ed accudire. Tuttavia, il segno dei provvedimenti resta condizionato dal mercato e dettato dal profitto.

Svendita per fallimento.


ilsimplicissimus Anna Lombroso

zetaC’è chi, come Draghi, l’alchimista del Fiscal Compact, con tutte le probabilità ormai richiesto a gran voce anche da gran parte della compagine governativa che non si sente abbastanza ardimentosa per fronteggiare il disastro prevedibile, decisionista su coprifuoco ma indeterminata sulla “guarigione”, che affida le sorti dei sopravvissuti all’austerità al virtuoso sistema bancario, comprensivo di casse venete, Mps e babbo Boschi?, ma c’è anche chi si aggrappa alla tradizione del marchesato del Grillo, quando i rampolli dissipati avevano fatto fuori il patrimonio e toccava vendere i gioielli di famiglia.

Con una spettacolare insipienza pari solo alla sfrontatezza parassitaria di chi ha sempre potuto tenere l’aristocratico  culo al caldo, Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato, avanza la  proposta di utilizzare il nostro vasto patrimonio pubblico come garanzia per finanziare la ricostruzione, comprese le sedi istituzionali:  palazzo Chigi e Montecitorio.

Non facciamoci ammaliare dal canto di Draghi!


Può continuare sulla strada percorsa finora di entità a metà strada fra un’istituzione internazionale e una sovranazionale, fondata sulla competizione interna e su una colonizzazione di fatto dei paesi Mediterranei e dell’Est a favore del capitale centrale a guida franco-tedesca, cosa che la condurrà con tutta probabilità alla sua disgregazione.

Oppure può cambiare radicalmente rotta, sia rispetto al proprio funzionamento, andando verso una integrazione economica reale (per esempio attraverso una politica fiscale comune o l’emissione di eurobond), sia rispetto alle politiche economiche che l’hanno caratterizzata fin dalla sua nascita, ossia austerità, piegamento del settore statale alle necessità di quello privato, ecc.
Guardando l’esito delle riunioni dell’Eurogruppo della settimana passata (leggi qui), nonché le recenti dichiarazioni della presidente della Commissione Europea, Ursula von Der Leyen (leggi qui), sembra che in questo momento la prima opzione stia prevalendo a livello istituzionale.
In modo quasi del tutto inaspettato, invece, l’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, si è fatto paladino della seconda opzione con un editoriale sul Financial Time (leggi qui).

Lo sterminio della mia generazione.


Io, che sono nato nel dopoguerra, ho conosciuto questa parola per un gioco stupido che avevo imparato in strada – allora i bambini ci vivevano – da miei compagni più grandi. Facevano con la bocca il rumore sempre più forte degli aerei che si avvicinavano: uuuuuuuuu.
Mi era sembrato divertente e poi ero bravo a riprodurre quel suono ed una sera lo provai a tavola. Un urlo disperato di mia madre – smettila!- mi ammutolì. 
Seppi poi che ad altri bambini non era andata così bene, il loro rievocare il rumore dei bombardieri in arrivo era stato interrotto da solenni scapaccioni.
La mia generazione ha visto il mondo cambiare forse come poche altre. 
Quando ero piccolo il solo mezzo di comunicazione della famiglia con il mondo, oltre ai giornali, era la radio. 
Telefoni e televisione erano un lusso che sarebbe arrivato dopo, già con l’adolescenza.

La mia generazione non è stata determinante per la ricostruzione del paese, realizzata da quelle precedenti. Però la mia generazione è stata decisiva, questo sì, per la costruzione sociale civile e culturale.

Coronavirus, l’economia canaglia fa stragi. E intanto scivoliamo in un moderno Medioevo.

Loretta NapoleoniL’economia canaglia, quella inaugurata dalla globalizzazione e celebrata dal neo-liberismo degli anni Novanta, come previsto fa stragi. 




Loretta Napoleoni Economista

Quei lavoratori senza assistenza, senza contratto però liberi di inventarsi un’occupazione, la nebulosa della gig economy, sono le prime vittime della natura canaglia dell’economia.

Loretta Napoleoni (@l_napoleoni) | TwitterTristezza e rabbia si mescolano, diventano un nuovo sentimento ma non hanno voce. Non ci sono sindacati che proteggono chi guida le macchine di Uber o di Lift, gente che per anni ha fornito a tutti noi un servizio importante a prezzi ragionevoli, né per chi portava le cene ai millennial, ma anche quei pochi economisti che questa catastrofe l’avevano preannunciata sono vittima dello stesso sentimento.
E’ negli Stati Uniti che la gig economy, la culla della nuova forma di occupazione, letteralmente è crollata. Ed è qui dove il governo promette aiuti alla popolazione, ma chi un contratto di lavoro non l’ha mai avuto si trova letteralmente senza risorse. Torna con prepotenza inaudita il discorso classico del lavoratore garantito, ma non ci sono canali ufficiali per poter portare avanti una lotta operaia.

Coronavirus, oggi Berlino leva gli scudi contro i coronabond ma 60 anni fa l’Europa decurtò il debito della Germania per farla ripartire

Il Fatto Quotidiano


Ci risiamo. L’ipotesi di una condivisione dei debiti all’interno della Comunità europea manda in crisi la Germania che non ne volle sapere ai tempi della crisi del debito sovrano, nei giorni più bui del tracollo greco e neppure oggi che la pandemia del covid-19 scuote il Vecchio Continente e una bella fetta di Paesi membri chiede a gran voce degli eurobond (oggi coronabond) per uscire dalla crisi economica che inevitabilmente verrà. E così, ancora una volta, chi ha la memoria lunga non può non pensare al lontano 1953, anno in cui l’Europa fu unita nel condonare metà dei debiti della Repubblica Federale Tedesca, la Germania ovest che si vide alleggerire di circa 15 miliardi di marchi di debito delle due guerre su un totale di circa 30 miliardi. Il resto venne spalmato su trent’anni.
Tra i creditori c’erano anche Roma e Atene, ma pure Parigi, Madrid, Londra, Washington e Ginevra. Oltre a privati e aziende, banche incluse. Fuori dall’accordo, invece, russi che controllavano Berlino est e pretesero la restituzione integrale del loro credito. È stato così che la Germania ovest si è liberata del debito prebellico che rappresentava un quarto del reddito nazionale e ha potuto avviare la ricostruzione. In pratica il miracolo economico tedesco degli anni cinquanta è basato su un taglio del debito. Non solo. La metà del debito condonata nel 53 avrebbe dovuto essere restituita dopo la riunificazione di Berlino Est e Berlino Ovest, ma all’indomani del crollo del muro Helmut Kohl pretese e ottenne l’oblio anche di quella clausola, con il placet dei creditori, Roma inclusa, che hanno acconsentito in nome dell’Europa Unita.

“Cambio di paradigma: bentornato J.M. Keynes !” di R. SALOMONE-MEGNA

https://scenarieconomici.it


L’epidemia di covid-19, che sta imperversando nel nostro paese con grande virulenza, ha riportato in auge, ammesso che fosse mai stato accantonato, i “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni.
I capitoli del romanzo dedicati alla peste che colpì Milano nel 1630, oltre ad essere di grande pregio letterario, hanno anche il rigore di un saggio storico e dalla loro lettura non si può non cogliere una sorprendente analogia tra l’incertezza, la titubanza e l’incapacità dei governanti dell’epoca ed il senso di smarrimento dei nostri attuali governanti.
Va detto per onestà intellettuale che questa odierna è una situazione sanitaria che non si era mai vissuta nell’Italia repubblicana. Per trovare qualcosa di simile bisogna andare al 1918, quando un altro virus, quello della spagnola, fece quasi 600.000 morti, più o meno quanto i caduti italiani della prima guerra mondiale. Pur tuttavia, va detto con altrettanta onestà che sicuramente c’è stata un’iniziale sottovalutazione del covid-19.
L’ ideologia dell’accoglienza ad ogni costo, l’europeismo di maniera sull’intangibilità del trattato di Schengen hanno fatto prevalere l’indecisione. Per dirla con Manzoni: “ Il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune.” Il politicamente corretto ha fatto adottare in ritardo quelle misure profilattiche di buon senso che invece, prese per tempo, sarebbero state bastevoli, come dimostra il caso cinese, a limitare i contagi.
Inoltre, intercorre uno iato tra gli accadimenti e le disposizioni governative. Il Governo insegue il virus invece di anticiparlo. Esempio è la quarta stesura in meno di un mese del modello di autocertificazione necessario per uscire dal proprio domicilio.
Speriamo bene e confidiamo nella provvidenza di manzoniana memoria.

Bifarini: cari italiani, siamo finiti. Subiremo una catastrofe

https://www.libreidee.org

Ilaria BifariniSiamo di fronte a una crisi economica senza precedenti nella storia moderna. Credo che sia addirittura peggiore di una guerra, cui è stata paragonata. Durante i conflitti mondiali, infatti, esisteva comunque un’industria bellica a fare da traino. Oggi è fermo tutto, sia dal lato della produzione che della domanda. Resistono solo i consumi primari, quelli di generi alimentari. A farne le spese per primi saranno le partite Iva, i lavoratori autonomi, i commercianti, i ristoratori, i liberi professionisti, le agenzie immobiliari, i centri di benessere, le palestre, gli albergatori e tutto il fiorente settore del turismo italiano col suo indotto. Possiamo dire che gli unici a salvarsi, almeno per ora, saranno i dipendenti pubblici e i pensionati. A guadagnarci? Probabilmente i detentori del capitale, che a breve potranno fare shopping di quello che rimarrà del paese a bassissimo prezzo, vista la inevitabile svalutazione sia degli immobili che degli asset produttivi e strategici. Misure alternative per non bloccare il paese? Sarebbe stato più opportuno adottare una strategia mirata e non replicare il cosiddetto modello Whuan. La Cina, infatti, ha applicato il blocco a una sola regione, seppur popolosa come l’Italia, e non all’intero paese come abbiamo fatto noi. La loro economia ha continuato a produrre e a muoversi, seppur a ritmi rallentati, mentre noi abbiamo paralizzato l’Italia intera.

Gli investimenti pubblici nella sanità italiana 2000-2017

http://sbilanciamoci.info

Nel complessivo definanziamento del Sistema sanitario nazionale, la spesa per investimenti in sanità in questi 18 anni è stata molto squilibrata territorialmente. Da Etica e Economia.
L’emergenza coronavirus sta mettendo in luce le conseguenze del grave sotto-finanziamento del sistema sanitario nazionale (SSN), documentato da molte fonti; da ultimo, con semplicità e chiarezza da Reforming (2020). Sono da tempo disponibili molte analisi economiche del SSN, anche nelle sue articolazioni territoriali: si vedano per tutte quelle,  recenti, dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB 2019) e della Fondazione Gimbe (2019). Esse si concentrano particolarmente sull’analisi della spesa corrente, che in sanità è della massima rilevanza sia per il personale sia per gli acquisti di beni (farmaci) e servizi. Convergono nel sottolineare il progressivo definanziamento del SSN; ricordano i meccanismi di riparto territoriale delle risorse e i bilanci sanitari regionali, sottolineando la più difficile situazione delle regioni del Sud, in termini finanziari e di esiti delle cure. In molti casi esse comprendono anche analisi sulle dotazioni strutturali del SSN e delle sue articolazioni regionali, in particolare in termini di posti-letto; anche da questo punto di vista vengono sottolineate crescenti differenze territoriali, soprattutto per gli effetti di riduzione della spesa indotti dai Piani di Rientro (ad esempio Aimone Gigio et al., 2018).

L’emergenza è l’affitto: un contributo straordinario per tutte e tutti!

http://www.retedellaconoscenza.it

Appello al Governo
L’emergenza è l’affitto: un contributo straordinario per tutte e tutti!


Viviamo in questi giorni momenti di grande emergenza che sta avendo e avrà anche in futuro forti ripercussioni economiche e sociali su tutte e tutti noi.
Di fronte a questa situazione in molti si trovano nella condizione di non riuscire a pagare regolarmente il canone di locazione richiesto dai proprietari ed è necessario intervenire subito per far sì che chiunque sia in difficoltà non venga lasciato indietro.
#iorestoacasa è giustamente lo slogan di questi giorni, utilizzato dal Governo e dalle istituzioni, ma il diritto ad avere una casa è messo sempre più in discussione dalle notevoli difficoltà economiche di molti e molte.
Dopo aver chiesto e ottenuto la sospensione degli sfratti e degli sgomberi fino al 30 Giugno, è necessario richiedere misure ulteriori per garantire a tutte e tutti il diritto alla casa.
Lavoratori e lavoratrici, autonomi, a tempo determinato in scadenza, atipici, partite iva, in nero, studenti e studentesse fuorisede, famiglie, coppie, molti non riusciranno a pagare gli affitti in questi mesi. L’affitto rappresenta una delle spese principali che gravano sulle spalle delle famiglie, prima della crisi economica derivata dal Covid-19, con 1,2 milioni di famiglie che hanno pagato sino ad oggi un affitto che incideva per il 40% sul reddito complessivo. Secondo l’indagine Eurostudent 2017. Inoltre, il costo dell’alloggio per i fuorisede incide per il 38% sul totale delle spese sostenute durante l’anno.
Ad un’emergenza eccezionale bisogna adottare una misura eccezionale: un contributo affitto per tutte e tutti!

domenica 29 marzo 2020

Scuole chiuse, sarebbe così grave se si promuovessero tutti?

Il Fatto Quotidiano.

Una delle conseguenze dirette della cosiddetta didattica a distanza messa in atto, dal giorno alla mattina, dal Ministero dell’Istruzione, causa Carogna-Virus, e realizzata grazie alle incontestabili capacità acrobatiche di noi insegnanti e allievi italiani, è la fine di quella che potremmo chiamare la didattica del controllo e della misurazione obiettiva.
Come si fa – in assenza di controllo fisico in presenza, con gli allievi lontani da noi insegnanti, o al massimo acquattati dietro un minuscolo schermo – ad essere sicuri che non copino, che non stiano leggendo dagli appunti durante l’interrogazione, o che quel determinato esercizio non gli sia stato risolto dal fratello maggiore, o da un genitore? Fatti i conti anche col digital divide immenso che separa noi vecchi adulti dai nostri giovani, la lotta appare evidentemente impari.
La scuola e i nostri allievi fuggono a gambe levate dalla didattica basata sul controllo e sulla misurazione obiettiva. E noi non siamo in grado di riacchiapparli e di riportarli nel recinto.
La faccenda ha un impatto comprensibilmente devastante su una scuola che da anni annega in oceani di griglie, nel tentativo, tanto nobile quanto inutile e ormai stucchevole, di misurare ogni competenza quantitativamente, numericamente e dunque, si sostiene, obiettivamente.
Il tentativo, invero timido, del Ministero, con la Nota 388, di incoraggiare i docenti italiani a valutare in modo diverso (sostanzialmente lasciandoli liberi di fare la qualsiasi, a patto che non sia punitiva nei confronti degli allievi, visto l’incubo di migliaia di ricorsi) li ha resi, ci ha resi, se possibile ancora più furiosi, ovviamente. Dopo il danno, la beffa.
Dunque la parola d’ordine è diventata: tutto, ma non il 6 politico. L’ha detto esplicitamente e prudenzialmente, tra un ringraziamento e l’altro, anche la ministra Azzolina. Quello mai. Tutti promossi no. Non sarebbe equo.