Viviamo le conseguenze. Reclusi in
casa, con tanto tempo a disposizione per leggere e riflettere, vediamo
sgretolarsi le certezze assolute del mondo brutto che abbiamo costruito
negli ultimi decenni. Non ci sono altre parole per dirlo. L’ordine
infame che ha dettato ingiustizie sociali, ha devastato il pianeta e ha
inventato un sistema di guerra permanente, appare d’improvviso più
decifrabile. Si sgretola.
Appesi alla curva ascendente o discendente del virus, vediamo gli stessi politici che si sono arresi al modello americano sulla sanità, correre ai ripari. Agitarsi, proporre soluzioni più o meno mediatiche. Senza chiedere scusa, per carità! Vediamo l’arroganza dei cantori del padronato che provano a buttarla in caciara, il naufragio dei sovranisti complottisti, la disfatta dell’ignoranza rozza o elegante che ha innervato cultura e politica degli ultimi decenni. Stretti a quel #IoRestoACasa sappiamo che non è adesso, ma attendiamo il momento.
Appesi alla curva ascendente o discendente del virus, vediamo gli stessi politici che si sono arresi al modello americano sulla sanità, correre ai ripari. Agitarsi, proporre soluzioni più o meno mediatiche. Senza chiedere scusa, per carità! Vediamo l’arroganza dei cantori del padronato che provano a buttarla in caciara, il naufragio dei sovranisti complottisti, la disfatta dell’ignoranza rozza o elegante che ha innervato cultura e politica degli ultimi decenni. Stretti a quel #IoRestoACasa sappiamo che non è adesso, ma attendiamo il momento.
Nel frattempo continuiamo a vivere le
conseguenze. Per non esserci battuti contro l’ingiustizia quando era
necessario farlo. Per aver abboccato a ogni campagna di stampa
antipolitica, contro il pubblico, a favore dello spreco dei soldi nostri
per finanziare affarucci privati. D’altra parte il potere economico
ha tante armi. Ha denaro, banche, possiede i media, in un modo
nell’altro.
Quando direttamente, quando attraverso la pubblicità che li
sostiene. Quindi incarna una narrazione simbolica di forza e sicurezza,
di certezze declinate in vantaggio per tutti anche se non è vero.
Basta vedere che cosa è accaduto nel corso
dei decenni, quante volte la narrazione flautata del sistema ha
conquistato i cuori. E che cosa è cambiato per i cittadini comuni, per
quelli che devono andare negli ospedali pubblici, per i pendolari, per i
precari, per i sottopagati, per i disoccupati, per chi deve mandare i
figli in scuole cadenti, per chi non può respirare per l’inquinamento.
Verrebbe da dire che in decenni di
chiacchiere, di fuffa elevata a notizia da dibattere nelle stucchevoli
arene televisive, di emergenzialismo come stato costante di allerta, le
cose sono peggiorate. Anno dopo anno. Più sicurezza, più ferocia contro i
meno protetti. Più decoro, più esclusione. Più privatizzazioni, più
differenze di classe. Più tecnologie superfighe, più povertà.
E i ringhiosi da diretta televisiva (che pena…)? Ieri, quando ci distruggevano il pianeta, i boschi, i diritti, erano troppo occupati a incavolarsi contro i migranti, i barboni, i poveri in genere. A schiumare rabbia senza mai avere la percezione delle cause dei problemi. Anestetizzati e ignoranti, dal verbo ignorare, non conoscere.
E i ringhiosi da diretta televisiva (che pena…)? Ieri, quando ci distruggevano il pianeta, i boschi, i diritti, erano troppo occupati a incavolarsi contro i migranti, i barboni, i poveri in genere. A schiumare rabbia senza mai avere la percezione delle cause dei problemi. Anestetizzati e ignoranti, dal verbo ignorare, non conoscere.
La storia è questa. Fino a quando avviene
qualcosa che ci pone di fronte alla realtà. Fin quando le conseguenze
della non-scelta diventano più pericolose di quelle di qualunque scelta.
E allora si sceglie. Si traccia la Linea Gotica, si prende parte. Si
diventa partigiani. Si prendono decisioni e si combatte. Per noi stessi,
per i figli, per la casa, per l’abitare, per il futuro. Per non tornare
a come eravamo prima, prima che le conseguenze ci mettessero in
ginocchio.
Dobbiamo essere chiari: non torneremo alla normalità, perché era la normalità il problema.
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