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Siamo tutti Byoblu, non c’è niente da fare. E se non lo siamo ancora,
dobbiamo diventarlo. Non è un dovere penale, come quello invocato dagli
autori dell’inquietante “Patto per la Scienza”, con il quale si esorta
la Procura a valutare l’opportunità di oscurare l’emittente diretta da
Claudio Messora. È, piuttosto, un dovere morale, un dovere civile, un
dovere costituzionale. E le tre cose non si tengono l’una senza l’altra
e, tutte quante, possono salvare il nostro valore più grande (insieme
alla famosa salute, se non prima di essa): la libertà di espressione
(articolo 21 della Carta Suprema).
Ora, l’ideona parte dall’associazione di cui fa parte il noto
Burioni, ma non è di Burioni che dobbiamo preoccuparci. A Burioni non va
data (troppa) importanza perché non è lui la chiave del problema. I
media mainstream lo dipingono come un fenomeno. E invece è solo un
epifenomeno, che non è un epiteto oltraggioso. Semmai, un concetto
“scientifico”. Dunque, dovrebbe stare massimamente a cuore a tutti i
sottoscrittori del “Patto per la scienza”, anche loro epifenomeni per
quanto andremo a dire.
“Epifenomeno” è – dizionario alla mano – un “atto
accessorio, la cui presenza o assenza non incide sull’esplicazione di un
dato fenomeno”. Ebbene, il sinistro episodio di cui ci stiamo occupando
è anch’esso, alla pari di tutti gli attori a vario titolo coinvolti,
l’epifenomeno di un fenomeno molto più grande: e, in quanto tale, in
grado, di dispiegare i propri effetti perniciosi da sé. Anche senza
Burioni, anche senza il “Patto per la scienza”. E anche senza il plauso
di chi non sta nella pelle all’idea che Byoblu sia oscurata: come la
voce indipendente di un qualsiasi regime sudamericano.
Il fenomeno vero, in atto da almeno un decennio, è la distorsione
patologica del concetto di scienza, così come andrebbe rettamente
inteso: un sapere fondato sul dubbio, sulla ricerca, sul confronto,
sulla elaborazione di tesi falsificabili. Anzi, destinate ad essere
falsificate. Ce lo ha insegnato Carl Popper: “Una teoria che non può
venir confutata da nessun evento concepibile non è scientifica.
L’inconfutabilità di una teoria non è (come spesso si ritiene) una
virtù, bensì un vizio” (sintesi di Nicola Abbagnano).
L’idea di scienza propalata invece al grande pubblico da troppi e
inconsapevoli cattivi maestri, è quella di un “sapere dogmatico”
sottratto al dialogo, alla dialettica, al dibattito. Una sorta di
caricatura ottocentesca, e positivistica, di ciò che è davvero la
scienza. Così come ce l’hanno insegnata illustri epistemologi (altra
bruttissima parola, ma da studiare) del secolo breve. Da Thomas S. Khun a
Imre Lacatos a Paul K. Feyerabend.
L’ideologizzazione della “Scienza” ha prodotto un mostro
straordinariamente affine alla “Teologia” medievale. E cioè al presunto
fideistico “sapere” sul cui rogo spirò Giordano Bruno e al cui gabbio fu
affidato Galileo. E per paradosso, il fondatore stesso del “vero”
metodo scientifico, oggi rischierebbe di doversi rimangiare le sue
eccentriche convinzioni per l’intervento di qualche zelante “scienziato”
o di qualche novella inquisizione.
Dopo di che, se Byoblu venisse davvero oscurata, chi oggi la attacca
se ne laverebbe le mani. Proprio come i Torquemada di un tempo. I quali –
rimirando i riflessi arancioni sulla carne bruciata degli eretici –
si auto-assolvevano. Mica l’avevano eseguita loro, la pena, bensì il
“braccio secolare”. Tempi bui (e assai poco scientifici) alle viste,
amici. E allora stringiamoci a coorte. Oggi, e finchè dura, siamo tutti
Byoblu.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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