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Caro dottor Roberto Burioni, e suoi colleghi del Patto Trasversale
per la Scienza, so che avete preso di petto il giornalista Claudio
Messora, la sua testata “ByoBlu” e il naopatologo Montanari, Messora
pubblicato. Be’, giusto per creare un “level plain field”, vi dico che
non sono amico di nessuno dei due e ho sempre rifiutato di comparire
sulla testata. Ma… c’è un “ma”. Il “ma” è che quando vedo che la
scienza, nata da Galileo Galilei, si comporta come una cordata
democristiana ai tempi di Ciriaco De Mita, be’, allora devo parlare,
dottor Burioni. Le faccio dei nomi. Ignác Fülöp Semmelweis, Kery Mullys,
Richard Horton, Freeman Dyson, Galileo Galilei. Abbia la pazienza, per
cortesia, di ascoltare questi pochi minuti. Ignác Fülöp Semmelweis fu il
medico ungherese che perse la vita, letteralmente, perché si accorse
che la sepsi pureperale, che ai suoi tempi ammazzava decine di migliaia
di donne gravide e di feti, era dovuta al fatto che i medici passavano
da malato a malato, per poi infine visitare le gravide, senza lavarsi le
mani nude. Le sue grida d’allarme furono prima ridicolizzate, poi
fecero infuririare quelli che fanno i Patti per la Scienza, e infine –
letteralmente – lo ammazzarono, rinchiudendolo in un manicomio, dove
dopo due settimane di torture morì. Ma aveva ragione. Ci vollero
decenni, e vallate di morti innocenti, perché la scienza se ne
accorgesse.
Kery Mullys fu l’inventore della “polymerase chain reaction” la Pcr,
la tecnica di amplificazione di pezzi di acido nucleico, che non solo ha
cambiato la storia dell’intera scienza biomedica, ma è ciò che oggi ci permette di identificare con certezza la presenza
del coronavirus negli umani. Per questa scoperta, tra l’altro, Mullys
vinse il Premio Nobel nel ‘93. Era un mio amico, Kery Mullys: lo
invervistai per due mie inchieste di “Report”, negli anni Novanta,
mangiavano gli spaghetti ai gamberoni fatti ha me nella sua casa di La
Hoja, in California. Mullys mi disse, e l’aveva detto all’America delle
scienze, che l’intero establishment scientifico globale aveva preso un
immenso abbaglio, in virologia, cona la scoperta dell’Hiv come unica
causa dell’Aids. Immagini, Burioni, il caos che ne seguì, quando
“Report” di Gabanelli trasmise alla Rai quella mia inchiesta, quella mia
intervista: Furio Colombo si “scarabattò” sudaticcio in qualche
talkshow di punta, a smentire Mullys, e a chiedere implicitamente che
lui, “Report” e io fossimo relegati alla vergogna. Anni dopo, Luc
Montagner – il vero scopritore dell’Hiv – ammise che dovevano esserci
dei co-fattori ad aiutare l’Hiv a causare l’Aids.
In realtà, poi, il grande dissidente dell’Hiv come causa dell’Aids è
un altro luminare americano, Peter Duesberg – altro mio caro amico, che
fu eletto membro dell’Accademia delle Scienze Usa,
per esser stato lo scopritore del primo onco-virus al mondo. Duesberg,
letteralmente, fece perdere la testa agli scienziati: quando nel 1996,
su Mullys e Duesberg, io intervistai il “baronissimo” dei baroni, cioè
Anthony Fauci all’Nih, sperimentai i 25 minuti di odio più intensi, da
parte di un intervistato, nella storia
del giornalismo. Ma qui arriva Richard Horton (e lei sa chi è). Per il
pubblico, è il direttore della più prestigiosa rivista scientifica del
mondo, il “The Lancet”, su cui mi auguro che lei, Burioni, abbia
abbondantemente pubblicato (immagino di sì). Richard Horton fu talmente
scandalizzato dai tentativi della scienza di mettere a tacere delle voci
scomode, che sul “The New York Review of Books”, nientemeno, scrisse:
«Sono voci che comunque meritano di essere ascoltate, e l’assassinio ideologico
che hanno subito rimarrà come un testamento imbarazzante delle tendenze
reazionarie della scienza moderna». Cari Burioni e colleghi del Patto
Trasversale per la Scienza, inizia a venirvi in mente qualcosa che avete
fatto, in questi giorni, in Italia?
E infine Freeman Dyson, deceduto a 96 anni, proprio il 28 febbraio
scorso: era l’ultimo sopravvissuto dell’immenso “cluster” di geni della
fisica e della matematica del Novecento, da Albert Einstein a Robert
Oppenheimer, da Enrico Fermi a Alan Turing fino a Richard Feynman e
Stephen Hawking. Freeman Dyson lavorò con tutti loro, e sedette fino
alla sua morte nell’ufficio accanto a quello di Einstein, nell’Institute
of Advanced Studies di Princeton, in America (più alto di lì non si va –
almeno, con la relatività generale di questo universo). Lo conobbi
brevemente: un uomo meraviglioso. Ma Dyson non era solo un “contrarian”:
era proprio l’eretico degli eretici, in scienza. C’è una sua
meravigliosa “lecture” al Pardee Centre della Boston University, dove
inizia dicendo: «I dogmi scientifici odierni probabilmente sono giusti,
ma devono essere sfidati». Quest’uomo, che fu definito un genio ha Hans
Bethe (e spero che lei, Burioni, sappia chi era, Hans Bethe: fu il
cervello che scrisse la matematica di quasi tutta la fisica quantistica,
da Niels Bohr fino a Richard Feynman), trascorse gli ultimi anni della
sua vita a prendersi tegole in testa dai Patti Trasversali per la
Scienza, quando: 1) sfidò i modelli matematici dei climatologi sul “climate
change”, definendoli “flat wrong”, cioè pessima aritmetica; 2) si mise
contro l’invero movimento verde globale, dichiarando che gli orgamismi
geneticamente modificati sono un tesoro di salvezza per i poveri, e non
il loro veleno; 3) quando dichiarò che Darwin ci aveva forse preso, su
come si sono evolute le macro-forme viventi, ma non aveva capito nulla
dell’evoluzione dei microorganismi della Terra per miliardi di anni.
E le tegole in testa, caro dottor Burioni, se le presero pure quelli
che lo pubblicavano, cioè che pubblicavano un ostinato negazionista dei
teoremi scientifici oggi dati per scontati. Ma mai – mai e poi e mai,
Burioni – i suoi colleghi internazionali, ai livelli dell’Institute for
Advanced Studies di Princeton, la seconda patria di Einstein, o ai
livelli del “The Lancet”, si sognarono di trottare nelle Procure a
denunciare chi aveva dato voce agli iconoclasti. Anzi – e ve lo ripeto,
esimi Burioni e colleghi del Patto Trasversale per la Scienza: Horton,
direttore del “The Lancet”, scrisse: «Sono voci che meritano di essere
ascoltate, e l’assasinio ideologico che hanno subito rimarrà come
testamento imbarazzante delle tendenze reazionarie delle scienza
moderna». State umiliando il ricordo di Galileo Galilei, dottor Burioni e
Patto Trasversale per la Scienza: il Galileo scandaloso e le sue folli
idee, eretiche e pericolose al pubblico dei fedeli, zittito dalle
Procure di allora (l’Inquisizione). Ritirate l’esposto contro “ByoBlu”,
oppure togliete la parola “scienza” dal vostro Patto. E cito, ancora: «I
dogmi scientifici odierni probabilmente sono giusti, ma devono essere
sfidati» (Freeman Dyson).
(Paolo Barnard, “Il testamento imbarazzante delle tendenze reazionarie della scienza moderna”, video-messaggio del 28 marzo 2020 in sostegno di “ByoBlu”,
video-blog denunciato dal Patto Trasversale per la Scienza guidato da
Roberto Burioni per aver dato spazio a Stefano Montanari e alle sue tesi
alternative sul coronavirus).
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