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(Tommaso
Merlo) – Primi segnali di razzie. Chi è alla fame va a prendersi
qualcosa con cui riempire lo stomaco ai propri figli. Una situazione
esplosiva. Con la fame salta tutto. Non solo la paura del virus ma anche
della legge e del potere costituito. Servono contanti, serve qualcosa
con cui riempire il carrello della spesa a chi è abituato a barcamenarsi
per sopravvivere. Mantenere l’ordine con la forza sarebbe benzina sul
fuoco. Serve pane e companatico. La modernità si regge su milioni di
persone con stipendi da fame o sfruttati con lavoretti precari o che
tirano avanti alla giornata nell’immenso sottobosco della clandestinità.
Chiuso il parco giochi, sono loro, i più deboli, a soffrirne per primi.
Non appena finiscono i quattro soldi che tengono in tasca e sotto al
materasso. Pochi giorni. Poi inizia la fame, poi inizia la violenza. Il
disperato tentativo di sopravvivere, costi quel che costi. E magari già
che ci sono ne approfittano per sfogare quel senso d’ingiustizia che li
tormenta da sempre. Un’ingiustizia spacciata come normalità ma che
normalità non lo è. In pochi hanno troppo, in troppi hanno poco. Il
mondo ricco è vergognosamente ingiusto eppure così difficile da
cambiare. Questo perché comanda chi ha i soldi. Basti pensare
all’odissea del reddito di cittadinanza e ai partiti che ancora oggi
promettono di abolirlo alla prima occasione. Un piccolo esempio
nostrano, ma l’andazzo è quello ovunque. I ricchi osservano con
preoccupazione i primi segnali di razzie. Se i poveri la smettono di
stare al gioco di mercato e decidono di prendersi con la forza quello di
cui hanno bisogno, rischia di saltare tutto all’aria. L’emergenza
sanitaria potrebbe non avere significativi strascichi politici tranne
forse un ritorno all’investimento in sanità pubblica e magari ad una
centralizzazione.
L’emergenza economica generata dal virus potrebbe
invece avere ripercussioni politiche e sociali ben più significative con
vere e proprie rivolte di massa delle fasce sociali più deboli di tutto
il mondo ricco. Gli Stati Uniti hanno percepito subito il pericolo ed
hanno immediatamente riempito le tasche di milioni di cittadini con
qualche dollaro. È stato uno dei primissimi provvedimenti presi da
Washington, prima ancora di riuscire a organizzare i tamponi per tutti.
Con milioni di cittadini ad un passo dal baratro, per loro l’emergenza
economica può essere molto più devastante di quella sanitaria.
Ribellioni e caos che magari non si fermeranno con la fine della
pandemia, ma potrebbero proseguire fino a quando non sarà ristabilito un
sistema più equo e più giusto. Per adesso Washington sta comprando la
pace sociale, ma non può continuare all’infinito. Nelle stesse ore si
viene a sapere che – oltre ad una manciata di senatori – anche il signor
Amazon e altri multimiliardari han venduto montagne di azioni giusto in
tempo per evitare il crollo di Wall Street dovuto al coronavirus.
Addirittura a febbraio, quanto per Trump il virus era ancora tutta una
montatura politica contro di lui. L’immensa fortuna del signor Amazon
sta schizzando alle stelle grazie alla pandemia. Questo mentre i suoi
magazzini sono pieni di operai robotizzati che rischiano d’infettarsi e
mentre il mondo è pieno di persone che non possono permettersi di
comprare qualcosa con un click, ma devono uscire di casa in carne ed
ossa e razziare qualche supermercato per dar da mangiare ai loro figli.
Un’ingiustizia ripugnante. Tra persone come tra regioni del mondo. Se
mai si riuscirà a cambierà qualcosa dopo coronavirus, una più equa
distribuzione della ricchezza dovrebbe avere l’assoluta priorità.
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