sabato 31 agosto 2019

Burning Spear - Cry blood Africa

Burning Spear - Hail H.I.M. - 01 - Hail H.I.M.

Canada: la legalizzazione della cannabis ha già creato quasi 10mila posti di lavoro

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Sono passati solo pochi mesi ma la legalizzazione della cannabis in Canada ha già prodotto grandi risultati economici. Era il 17 ottobre 2018 quando i primi dispensari dove poter acquistare legalmente erba aprivano i battenti ed ora, ad appena nove mesi e mezzo di distanza, sono quasi dieci mila i posti di lavoro nel settore, con un giro di affari complessivo che ha raggiunto i 4,2 miliardi di dollari canadesi.
Secondo i dati prodotti dall’agenzia Statistics Canada, sono attualmente 9.200 le persone che lavorano nel settore della cannabis legale, in aumento vertiginoso rispetto ai 2.630 del 2018 e i 1.438 del 2017, quando la cannabis era legale solo per uso medico. Nel frattempo, il numero di aziende del settore in possesso della licenza federale è diventato di 175, rispetto alle 83 dell’anno precedente e le 37 del 2017.

Come Facebook ci tiene al guinzaglio

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Devo avvisarvi subito: è lunga e piuttosto complessa. La renderò breve e semplice quanto possibile, ma non posso fare miracoli. In alcuni passaggi dovrò anche banalizzare assai, chi se ne intende porti pazienza.
Tutto comincia nel modo più ovvio, Facebook vuole che tu sia un utente felice, per cui ti crea stimoli che ti rendano felice. L’idea iniziale era: ti iscrivi, scegli qualcuno come “amico”, io ti faccio vedere i post dei tuoi amici. Vedi anche il post di qualcuno che non conosci, se gli metti il “mi piace”, io ti faccio vedere i suoi prossimi post. Tu sei felice, loro sono felici, invitate altri amici, Facebook cresce, le ditte mi pagano per farvi vedere delle pubblicità. E così è stato per qualche tempo, mentre Facebook diventava sempre più grande.
Poi qualcuno ha scoperto il legame tra la produzione di dopamina, i commenti, l’attenzione di gruppo e i “like”. Ve la faccio breve: hanno scoperto che i like creano dipendenza. E hanno deciso di sfruttare questo meccanismo. Ecco perché, ad esempio, i profili privati possono avere solo 5000 “amici”. Cosa credevate, che “non ci fosse spazio” in un qualche hard disk? No, no: è un limite che hanno deciso a tavolino, e ora vi spiego perché.

Qualunque cosa accadrà, la fine del governo Lega-M5S è una buona notizia per la cannabis

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La caduta del primo governo nella storia della Repubblica italiana guidato da un partito di maggioranza dichiaratamente antiproibizionista è un’ottima notizia per tutti gli antiproibizionisti. Un evidente paradosso che rende chiaro lo stano corto circuito politico nel quale è finito il governo giallo-verde. Perché con questo governo, ormai, le cose per quanto riguarda la cannabis e l’approccio alle droghe in generale potevano solo peggiorare rispetto al già non certo esaltante quadro attuale.

Un’alleanza ecologica.

Qualche anno fa proposi ad importanti figure dell’ambientalismo italiano una riflessione che oggi è ancora più urgente, se davvero vogliamo costruire una strategia che mette al centro la sostenibilità ambientale e sociale, senza dimenticare le esperienze più radicali dei movimenti.

 

comune-info.net Paolo Piacentini

La riflessione parte da una considerazione di fondo, che sollecita da tempo anche Guido Viale con i suoi articoli , ed è che non abbiamo più tempo o almeno è sempre meno rispetto alle stesse previsioni del mondo scientifico che nell’ultimo rapporto dell’IPCC, giusto per fare l’esempio più importante, ha dato tempi strettissimi per evitare la catastrofe climatica.

Davanti ad una situazione così drammatica continuare a ragionare pensando ad una transizione di decenni da costruire attraverso una rivoluzione “ verde 4.0 “ della politica e del mondo industriale non basta.
Per carità, va bene che arrivi il documento dei top manager statunitensi o che si sviluppi in Italia la filosofia delle Benefit Corporation come è senz’altro positivo che si mettano in rete le innovazioni tecnologiche orientate alla sostenibilità ambientale e alla coesione sociale come fa da anni Symbola; la fondazione di Ermete Realacci.
Va bene tutto ma il rischio è, nonostante si parli di economia circolare e di nuovi processi produttivi in cui si da centralità al dipendente prima ancora che al profitto, di rimanere imprigionati dentro una rigenerazione e una nuova verginità di meccanismi economici che hanno bisogno, per sopravvivere, della molla consumistica e di una crescita infinita anche se dipinta di verde.
Un esempio tra tutti è quello delle auto private che viene spesso citato quando si parla di mobilità sostenibile in città. In un mio contributo sulla “ città ecologica” che uscirà prossimamente per una monografia curata dalla Rivista Testimonianze, ho avuto modo di approfondire questo tema sostenendo che la soluzione alla riduzione delle emissioni e al miglioramento della qualità della vita in città non è il rinnovo globale del parco macchine con auto elettriche ma la riduzione drastica del numero delle stesse.

Ambiente & Clima. Il tempo è adesso.

Amazzonia, Siberia, Groenlandia, Artico e Antartico, India…Gli effetti devastanti dei cambiamenti del clima si scatenano ovunque.

 
comune-info.net Guido Viale

Perfino da queste parti, a scala certo minore, non mancano, è soprattutto l’agricoltura che comincia a risentirne: 14 miliardi di danni, secondo la Coldiretti, negli ultimi dieci anni. Certo, in queste “drammatiche” settimane d’agosto, media e parlamento italiano avevano ben altro a cui pensare. Eppure, piuttosto lontano dai riflettori, c’è un gran numero di persone che ha compreso bene la gravità della minaccia e si muove di conseguenza. 

Sono quelli della rete Extinction Rebellion, ad esempio, e poi i ragazzi di Fridays for future, i movimenti contadini e, naturalmente, i popoli indigeni dell’Amazzonia e di quasi ogni altra zona del pianeta. Dovranno rafforzare i legami con chi è già impegnato, da diverse prospettive, a cambiare in profondità la rotta autodistruttiva del sistema dominante: chi si batte contro il patriarcato, per la libertà di migrare, la difesa dei beni comuni e dei territori, l’affermazione della dignità di ogni persona ed essere vivente. 

Dalla capacità di affrontare qui e ora la questione della crisi climatica dipende, in fondo, anche la possibilità di ricondurre la politica al suo significato originario, che è quello di autogoverno.

Caravaggio - Martirio di San Matteo

Caravaggio - Martirio di San Matteo.jpg

la crisi è umanitaria


Una strage


pentastressato


sbabrco negato con dolo


arrocco


tre ultimatum


Classe Operaia. Più morti negli infortuni sul lavoro: 599 vittime in sette mesi.

Il rapporto Inail: aumento del 2 per cento nel periodo tra gennaio e luglio. Le denunce sono state 378.671. Crescono anche le malattie professionali: +2,7 per cento.

 
repubblica.it
Più morti negli infortuni sul lavoro: 599 vittime in sette mesiROMA - Lieve calo delle denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Inail tra gennaio e luglio: sono state 378.671(62 in meno rispetto allo stesso periodo del 2018). 
Ma sono in crescita i morti: 599 (+2 %). 
Lo comunica lo stesso Istituto, con i dati provvisori riferiti ai primi sette mesi dell'anno. In aumento, inoltre, le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 38.501 (+2,7%).

Acqua azzurra, acqua scarsa. Un dramma che ci appare sempre lontano (e che non lo è affatto).

Sono senz’acqua potabile e senza servizi igienico-sanitari adeguati, ancora oggi, più di due miliardi di persone in una sessantina di Paesi del mondo.


Paolo Martini Giornalista
Risultati immagini per acqua E, quel che è peggio, nonostante mirino ad ottenere l’accesso all’acqua entro il 2030, anche grazie a piani di sviluppo internazionale, gran parte di questi Stati poveri del Terzo e Quarto mondo non ce la faranno a raggiungere una soglia idrica minima per mancanza di risorse economiche e professionali: è quanto drammaticamente certificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità alla conferenza di Stoccolma di fine agosto, in occasione della Settimana dell’Acqua.
Questi dati dell’Oms chiudono l’estate in cui si è per la prima volta certificato come il riscaldamento globale produca, tra l’altro, ondate migratorie senza precedenti, i cosiddetti profughi climatici, stimati in 143 milioni di persone entro il 2050.

venerdì 30 agosto 2019

IL CORAGGIO DI DIRE NO, documentario sulla resistenza partigiana di Borgosatollo (Brescia)

Il Sole sorge ancora, di Aldo Vergano, 1946

M.Travaglio feat. F.Battiato - "Prospettiva Nevski" (La Versiliana, Festa del Fatto Quotidiano)

Vogliono discontinuità? Le politiche sulle droghe ne hanno bisogno.

A vederla sulla carta, una maggioranza di Parlamentari pronta ad assumersi la responsabilità di mettere in atto scelte di discontinuità (anche) sulle “droghe” ci sarebbe. 

...Se discontinuità dev’essere, è bene che lo sia, e niente è più radicalmente discontinuo che rivedere decenni di politiche criminogene sulle droghe. Il presidente Conte ci pensi seriamente...

Marco Perduca Coordinatore www.legalizziamo.it

Vogliono discontinuità? Le politiche sulle droghe ne hannoIl Movimento 5 Stelle è, da sempre, favorevole addirittura alla legalizzazione della cannabis, il Pd magari lo è un po’ meno o con meno convinzione ma sicuramente è lontano anni luce dalla reazione proibizionista che, almeno a parole, ha caratterizzato i 14 mesi di connubio anti-droga Salvini-Fontana. LeU e il gruppo misto hanno al proprio interno sinceri antiproibizionisti e politici moderati di lungo corso che, al momento del bisogno, riescono a esercitare il necessario “buon senso” per favorire il governo di fenomeno complessi.

Quale sia la complessità del fenomeno “droghe” in Italia è in effetti difficile dirlo. Se da un lato il governo non ha ancora pubblicato la sua “relazione annuale al Parlamento”, dall’altro sono ormai 10 anni che non viene convocata la Conferenza nazionale che di droghe dovrebbe parlare - e ne dovrebbe parlare (anche) per far il punto sugli effetti, positivi e/o negativi, che l’applicazione del Testo Unico sulle droghe 309/90 ha prodotto negli ormai suoi 30 anni di vita.
Prima di esser tutto quello per cui le “droghe” sono note, occorre prendere atto laicamente che la presenza di queste sostanze è un elemento strutturale nella nostra società.
Secondo le stime degli ultimi anni raccolte dal Dipartimento per le Politiche Anti-Droga della Presidenza del Consiglio in collaborazione con il CNR, circa otto milioni di persone incontrano una sostanza illecita nel corso di un anno. 
Se l’indagine si amplia ai comportamenti di una vita la percentuale di coloro che hanno provato qualcosa di proibito dalla legge ex-Jervolino Vassalli sale a circa un terzo dei 60 milioni di persone che vivono in Italia. 

Un governo di eguaglianza, altrimenti tornerà Salvini.


Un governo di eguaglianza, altrimenti torneràE allora ripetiamo che l’unica giustificazione morale per non andare alle urne è il pericolo di proto fascismo di nuove camere a maggioranza assoluta Salvini (+Meloni).
I famosi, e da Salvini invocati, “pieni poteri”. Perché potrebbero cambiare la Costituzione, oltre a eleggere nel 2022 un loro Capo dello Stato, e fare la stessa cosa con i futuri giudici costituzionali, Csm, etc.

Dunque, un governo di coalizione M5S-Pd ha il dovere di sradicare le cause cha anno portato in due anni Salvini a passare prima dal 4% al 17% e poi dal 17% al 38% dei consensi.
Poiché tali cause sono note anche ai sassi e consistono nell’indecenza di diseguaglianze sociali in crescita esponenziale, nella mediocrità e nell’incultura sempre più precipitante dei ministri.

Niente più plastica usa e getta all’aeroporto di San Francisco

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L’aeroporto internazionale di San Francisco ha vietato la vendita di tutte le bottiglie di plastica, una regola che riguarda i negozi, i ristoranti e i distributori automatici.
L’obiettivo è di diventare una struttura a rifiuti zero entro il 2021 e questo delle bottigliette è uno dei tanti passi per raggiungerlo.
passeggeri saranno incoraggiati a portarsi le bottigliette di metallo o di plastica non usa e getta da casa e a riempirle dalle fontanelle in giro per l’aeroporto.
Nel 2018 sono state vendute circa 4 milioni di bottigliette di plastica in aeroporto – dunque, 10mila per giorno. Un trend insostenibile.
Al loro posto saranno messe in vendita bottiglie di alluminio, vetro o di materiale compostabile.
Ogni piccolo passo è un passo in avanti.

A Parigi l’orto urbano più grande del mondo

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Tempo un anno e Parigi potrà dire di avere l’orto urbano più grande del mondo. Si tratta di uno spazio di 14mila metri quadrati sul tetto del sesto padiglione del Parc des Expositions a Porte de Versailles, nel cuore della capitale francese.
L’orto ospiterà più di trenta specie di piante, coltivate da una ventina di giardinieri con i metodi dell’agricoltura biologica e che potrebbero produrre fino a una tonnellata di frutta e verdura al giorno.
L’orto sarà pioniere dell’innovativa tecnica dell’agricoltura verticale aeroponica che, oltre al fatto di non richiedere pesticidi, è un metodo che utilizza un sistema idrico chiuso senza terreno, il che riduce al minimo il rischio di possibili inquinanti.
Un progetto che rispetta in pieno i dettami dell’Amministrazione comunale che incentiva i cittadini a trasformarsi in giardinieri e a piantare e prendersi cura del proprio giardino urbano nelle strade, aiuole, cortili, ma anche tetti e facciate verticali della città al fine di moltiplicare lo spazio verde entro il 2020.

L’OMS ha chiesto di rimuovere la cannabis dalle sostanze pericolose: è bene ricordarlo!

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In questo periodo di estrema confusione, vorremmo ribadire la posizione dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che proprio poco tempo fa, dopo una revisione storica della cannabis, ne ha pienamente riconosciuto le proprietà mediche chiedendo di rimuoverla dalle sostanze pericolose.
Il riferimento è alla cannabis in sé, utilizzata come medicina da migliaia di anni, mentre in Italia ci si continua ad accanire contro la cannabis light, quella che ha un principio di THC minimo che, bilanciata dagli alti livelli di CBD, non causa effetti psicotropi.

paura


Conte corrente


Totò e Antonio de Curtis


senza paracadute


teme i pm


la base non conta


Non c’è lotta al negazionismo climatico senza lotta alle «grandi opere».

Un «partito trasversale» continua a etichettare i movimenti territoriali come «Paese dei No». In realtà sono stati la più forte mobilitazione sul cambiamento climatico degli ultimi decenni. Il problema è che a essere negazionista in materia di clima è il capitalismo stesso.


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Mentre, dopo le grandi foreste artiche, va in fiamme l’Amazzonia, torna in mente un passaggio del discorso tenuto da Matteo Salvini al Senato il 20 agosto scorso:
«Ovunque al mondo, se trovi del petrolio fai festa perché significa ricchezza e posti di lavoro […] Gli italiani vogliono crescere, vogliono sviluppo, vogliono strade, autostrade, porti, aeroporti, ferrovie…».
Discorso impregnato del più greve negazionismo climatico, lo stesso del piromane Bolsonaro e di altri leader dal ghigno feroce. Tuttavia, sarebbe consolatorio e assurdo identificare questo negazionismo solo coi Salvini e coi «sovranismi». A essere negazionista in materia di clima è il capitalismo stesso.
Il capitalismo è negazionista talora in modo esplicito, come nel caso di Exxon Mobil e altri giganti dell’industria dei combustibili che da anni finanziano le attività di presunti «scienziati scettici», ma lo è innanzitutto in modo implicito, intrinseco alla sua logica di fondo. Il capitalismo è negazionista nel suo tirare innanzi, nel suo darsi per scontato, unico modo di produzione possibile, eterno a dispetto del suo essere energivoro e distruttivo. There Is No Alternative ecc. ecc.

questi no


Danimarca, i tassi d’interesse e le chiacchiere stanno a zero.

In un’intervista pubblicata su Bloomberg lo scorso 27 agosto, il Ceo del secondo istituto finanziario danese, la Sydbank, ha annunciato un tasso d’interesse negativo (-0,6%) sui depositi superiori a 1,1 milioni di dollari. La notizia segue di una settimana quella secondo cui un’altra banca danese, la Jyske Bank, la stessa che insieme ad altri istituti scandinavi aveva “fatto la storia dei mutui” offrendo prestiti a 10 anni (ma la tendenza è in espansione anche a quelli a 20 e a 30 anni) a tasso fisso sempre inferiore o uguale a zero.

La decisione è il frutto delle scelte della Banca centrale di Danimarca (BcD) che, per il settimo anno consecutivo (e l’ottavo è in vista), offre tassi d’interesse sui depositi penalizzanti: un record del mondo

La Danimarca, così come per esempio il Regno Unito o gli altri paesi della Scandinavia, con l’esclusione della Norvegia, fa parte dell’Unione europea, ma non dell’Eurozona. Questo significa che pur prendendo parte al mercato comune, Copenaghen non utilizza l’Euro bensì una propria moneta, la Corona danese.
Apparentemente, questo significa che il governo danese, per mezzo della propria Banca centrale, ha la piena responsabilità sulla sua politica monetaria; tuttavia, l’adesione al Sistema europeo delle banche centrali (Sebc) e al Sistema monetario europeo (Sme) ne limita fortemente gli spazi di manovra.

Marijuana, lo Stato di New York depenalizza il possesso: chi ne ha fino a 56 grammi pagherà solo una multa di massimo 200 dollari.

Marijuana, lo Stato di New York depenalizza il possesso: chi ne ha fino a 56 grammi pagherà solo una multa di massimo 200 dollari

Entra oggi in vigore una legge approvata lo scorso mese: circa 25mila persone inoltre vedranno di nuovo pulita la loro fedina penale. "Questa norma ci voleva da tempo - ha detto il governatore Andrew Cuomo - è un passo avanti significativo nel nostro sforzo di mettere fine ad un ciclo repressivo e sistemare una volta per tutte un processo di giustizia penale discriminatorio".
Chi fuma o possiede marijuana nello Stato di New York non è più un fuorilegge. 
Entra oggi in vigore una legge approvata 30 giorni fa che depenalizza il reato.
Chi viene pizzicato in possesso della più nota droga leggera commette una semplice violazione e dovrà pagare al massimo una multa di poche centinaia di dollari.
Le nuove norme produrranno anche un nuovo effetto: circa 25mila persone, condannate per il possesso che era classificato come ‘reato B’, vedranno di nuovo pulita la loro fedina penale.

giovedì 29 agosto 2019

Umberto Saba, l’antitaliano

http://temi.repubblica.it/micromega-online/


di Fausto Pellecchia

Nel 1945, all’indomani della guerra mondiale, il poeta triestino Umberto Saba pubblicava un aforisma che, con folgorante lucidità, fotografava un carattere saliente della nostra cultura politica: un tratto essenziale che il governo giallo-verde ha reso di sorprendente e disperante attualità:

«Vi siete mai chiesti – scriveva Saba – perché l’Italia non ha avuto, in tutta la sua storia - da Roma ad oggi - una sola vera rivoluzione? La risposta - chiave che apre molte porte - è forse la storia d’Italia in poche righe. Gli italiani non sono parricidi; sono fratricidi. Romolo e Remo, Ferruccio e Maramaldo, Mussolini e i socialisti, Badoglio e Graziani… “Combatteremo - fece stampare quest’ultimo in un suo manifesto - fratelli contro fratelli”. Favorito, non determinato, dalle circostanze, fu un grido del cuore, il grido di uno che - diventato chiaro a sé stesso - finalmente si sfoghi. Gli italiani sono l’unico popolo (credo) che abbiano, alla base della loro storia (o della loro leggenda), un fratricidio. Ed invece è solo col parricidio (uccisione del vecchio) che si inizia una rivoluzione. Gli italiani vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere gli altri fratelli.» (cfr. U. Saba, Scorciatoie e raccontini)

I pompieri di New York: le Torri Gemelle erano state minate

https://www.libreidee.org

Pompieri in azione sotto leTwin TowersIl 24 luglio scorso, 18 anni dopo la tragedia dell’11 Settembre a New York, nel silenzio totale dei grandi media americani (e italiani), cinque uomini non “qualunque” si sono riuniti nel distretto di Piazza Franklin e Munson, a un passo dal Queens di New York, per approvare, all’unanimità, una risoluzione. Il cui testo proclama l’«incontrovertibile evidenza» del dato che «esplosivi preventivamente collocati» all’interno delle «tre torri» del World Trade Center, «ne hanno provocato la distruzione». Chiunque abbia seguito un poco le polemiche che da 18 anni ruotano attorno alla spiegazione dell’11 settembre 2001, si renderà conto immediatamente che una tale dichiarazione cancella in un colpo solo l’intero impianto della inchiesta ufficiale, contenuta nel famigerato “9/11 Commission Report”. Dunque è importante sapere chi sono questi cinque uomini. Sono i membri della Commissione dei vigili del fuoco del distretto di piazza Franklin e Munson: un distaccamento di “volontari” (come lo sono i pompieri americani) che subì gravi perdite mentre portava aiuto nei primi momenti del dramma. I pompieri della contea di Nassau che morirono nelle torri furono 24, ai quali si aggiunsero quattro residenti nel quartiere.

“Scorie” di bugie nel deposito unico

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La mappa dei siti idonei ad ospitare le scorie nucleari italiane è ancora segreto di Stato
di Giorgio Santoriello
Passano i governi passano gli anni ma la CNAPI, la mappa dei siti idonei ad ospitare le scorie nucleari italiane sia native che adottive, è ancora segreto di stato: neanche l’attuale governo del cambiamento ha garantito il diritto all’informazione su questo studio pagato con soldi pubblici.
L’Italia non ha solo le scorie ufficiali, quelle sotto custodia Sogin ed Enea per esempio, ma ha anche decine di siti privati che custodiscono rifiuti a bassa e media attività e molti di questi impianti, numerosi di tipo metallurgico, sono concentrati nel Nord tra Lombardia e Veneto come ha illustrato Milena Gabanelli in Dataroom lo scorso aprile.

Il miraggio della pensione e la ricerca della felicita’

https://www.sovranitapopolare.org



Missione: estrapolare dalla storia del nostro sistema pensionistic la fenomenologia della felicità. Di quella del privato cittadino (prossima al collasso) e di quella dei signori della finanza (in irresistibile ascesa). Vi pare impossibile? Tedioso, ma necessario, promemoria per gli scettici: col decreto legislativo 503 del 1992 (riforma Amato) l’età pensionabile passa da sessanta a sessantacinque anni per gli uomini e da cinquantacinque a sessant’anni  per le donne e si incoraggiano forme di previdenza integrative;  con la legge 335 del 1995 (riforma Dini) il calcolo previdenziale vira dal criterio retributivo a quello contributivo e si avviano i fondi pensioni; con la legge 449 del 1997 (riforma Prodi) si inaspriscono i requisiti di anzianità; col decreto legislativo 252 del 2005 (riforma Maroni) si innalzano età anagrafica e contributiva; infine, col decreto ‘Salva Italia’ 201 del 2011 (riforma Fornero) si passa al sistema contributivo pro rata per tutti con età minima di pensionamento a sessantasei anni sia per gli uomini che per le donne.

Il governo M5s-Pd? Per me un mostriciattolo bicefalo nato dalla paura.

Paolo FarinellaL’ultima settimana di agosto 2019 resterà negli annali della Repubblica Parlamentare per la spavalderia di un bullo che, ubriaco di sé, pensava di modificare “materialmente” – ma anche giuridicamente – la Costituzione, imponendo una repubblichetta fondata sui sondaggi in spiaggia, compiuta fuori dal Parlamento.

Paolo Farinella Sacerdote
Senza fatica alcuna, Giuseppe Conte ha forato il pallone gonfiato, andando in Parlamento e chiamando per nome le responsabilità, costringendo il cane a cuccia senza la ciotola del ricatto. Il tronfio Matteo Salvini fu costretto a mendicare il ritorno al governicchio pur di non perdere la rendita cospicua della poltrona del Ministero degli Interni. Il peggior male per un individuo è auto-considerarsi indispensabile o, peggio, necessario.
Risultati immagini per conte salvini di maioForse entro l’8 settembre – ironia e satira della Storia! – avremo un governo M5S-Pd. L’8 settembre è data ambivalente: disfatta dell’Italia e smarrimento della sicurezza nazionale con un re in fuga e un esercito allo sbando; e, nel calendario cattolico, “Natività di Maria” che Salvini confonde con il 5 agosto, invocandone la protezione nel santuario della laicità dello Stato, facendo smorfie a beneficio di una religiosità da sub-cultura, non essendo capace di esprimere alcuna cultura di decenza e di dignità. Quando la Storia si vendica è inesorabile nella sua casualità.

Classe Operaia un po' sveglia. Acciaierie Riva, lavoratori tedeschi in sciopero da 12 settimane: chiedono agli ex proprietari dell’Ilva di applicare il contratto collettivo.

La ministra del lavoro del Land della Renania-Palatinato, Sabine Paetzing, ha scritto una lettera al numero uno Claudio Riva chiedendo di trovare una soluzione. 
L'accordo firmato a marzo dal potente sindacato dei metalmeccanici Ig Metall prevede un incremento salariale del 3,7% più 1000 euro convertibili in giornate di ferie.
È lo sciopero più lungo nella storia del Land della Renania-Palatinato. Circa 130 lavoratori delle fabbriche di Treviri e Horath del gruppo siderurgico italiano Riva incrociano le braccia da 12 settimane per chiedere ai vertici dell’azienda ex proprietaria dell’Ilva di Taranto di applicare il contratto collettivo di settore firmato a marzo.
Che prevede un incremento salariale del 3,7% più 1000 euro convertibili in giornate di ferie.
Oggi, lamenta il potente sindacato dei metalmeccanici Ig Metall, i loro salari sono dal 20 al 30% al di sotto del livello previsto da quell’accordo. I colleghi del Brandeburgo, che a fine luglio dopo tre scioperi di avvertimento hanno avuto la meglio e ottenuto quello che chiedevano, li sostengono e oggi hanno manifestato in loro favore a Berlino vicino alla centralissima Alexander Platz.
“Duri come l’acciaio per il contratto”, era uno degli slogan scritti su uno striscione della “manifestazione di solidarietà est-ovest” organizzata dal sindacato.
“Solidarietà internazionale”, hanno scandito i manifestanti che mostravano anche altri due striscioni rossi su cui la parola “solidarietà” era scritta in quattro lingue tra cui l’italiano. Accompagnati da una chitarra e una tuba, i manifestanti hanno intonato un vecchio inno sindacale dal titolo “Nessuno ci spinge via”.

“Occorre conquistare gli italiani altrimenti Salvini e tutto il centrodestra avranno davanti una prateria".

Cacciari sulla Stampa resta scettico sull'alleanza Pd-M5s. "Se Salvini vincesse in Emilia-Romagna, il giorno dopo il Pd si scioglierebbe come neve al sole”.

BOLOGNA, ITALY - JUNE 07: Italian philosopher and author Massimo Cacciari attends the RepIdee Festival...“Occorre conquistare gli italiani altrimenti Salvini e tutto il centrodestra avranno davanti una prateria. La loro propaganda sarà martellante. E c’è alle porte la sfida più importante: le Regionali in Toscana e in Emilia-Romagna. Se Salvini vincesse in Emilia-Romagna, il giorno dopo il Pd si scioglierebbe come neve al sole”. E’ preoccupato il professor Massimo Cacciari, filosofo e politico, ex sindaco di Venezia, per come è andato formandosi questo governo. Un anno fa faceva il tifo per un’alleanza tra M5S e Pd, ma oggi “questo governo non nasce dopo un serio lavoro preparatorio” analizza il professore in un’intervista a La Stampa.
“Occorre lavorare a fondo, con iniziative di base, per arrivare qui dove siamo arrivati” prosegue Cacciari, il quale ritiene che “ora la cosa peggiore sarebbe mostrare agli italiani che si tratta di un’operazione di pura sopravvivenza del ceto politico, sia di qua che di là”.
Quindi auspica che “nel governo entrino personalità di livello indiscutibile e che dia un segno di vita da subito. Penso al cuneo fiscale, al lavoro o alla scuola”.
Per poi aggiungere: “E’ indispensabile che i redditi da lavoro siano tassati un po’ meno; la gente deve trovare più soldi in busta paga”.

Droghe & farmaci. Big Pharma alla resa dei conti sulla strage da oppioidi. Purdue offre 12 miliardi per patteggiare

Dal '99 a oggi negli Usa sono morte oltre 400mila persone per overdose di antidolorifici, eroina e fentanyl. La condanna in Oklahoma a Johnson & Johnson è solo l'inizio.

...Purdue è accusata di avere scatenato l’epidemia di dipendenza da antidolorifici negli Stati Uniti con l’introduzione del farmaco OxyContin nel 1996, che è stato oggetto di un’aggressiva campagna di marketing per convincere i medici a prescriverlo nel modo più ampio e alle dosi più elevate possibili...

Big Pharma alla resa dei conti sulla strage da oppioidi. Purdue offre 12 miliardi perDecine di migliaia di morti dopo, sembra essere arrivato il tempo della resa dei conti per le aziende farmaceutiche produttrici di oppioidi, complici di aver alimentato un’epidemia costata la vita, solo nel 2017, a 47.600 persone.

Dalla fine degli anni ’90 ad oggi, si parla di oltre 400mila decessi per overdose di antidolorifici, eroina e fentanyl, un potente analgesico oppioide sintetico.
Una vera e propria strage, definita dallo stresso presidente Trump “un’emergenza nazionale”.
Dopo la maxi-multa imposta a Johnson & Johnson, condannata a pagare 572 milioni di dollari per aver abusato nell’uso di oppiacei nei medicinali, a correre ai ripari è Purdue Pharma, che secondo la stampa americana avrebbe offerto fino a 10-12 miliardi di dollari per patteggiare le azioni legali avviate contro la società per il suo ruolo nell’epidemia di oppioidi. 
Come parte dell’accordo, la società dichiarerebbe il proprio fallimento.