Selfie della gleba, è questa la generazione degli egomostriLe reti sociali delle solitudini connesse nel web e disconnesse dalla realtà assumono esse stesse la funzione di specchio che riflette su scala planetaria l’immagine alienata e il profilo del consumatore solitario e cosmopolita, digitalizzato e fashion addicted.
È l’apoteosi dell’individuo ridotto realmente a scarto del sistema, a pedina eterodiretta, a mero strumento svalorizzato della valorizzazione del valore e, insieme, atto virtualmente a celebrare il culto narcisistico di sé mediante l’esposizione mediatica e digitale permanente con la batteria dei selfie, dei blog, delle esternazioni egocentrate nel mare infinito – e infinitamente dispersivo – del world wide web.
L’atomistica delle solitudini deeticizzate, connesse virtualmente col mondo intero e sconnesse realmente da ogni legame umano concreto, si presenta, così, come un’immensa aggregazione di solitudini intente a tenere vivo senza sosta un monologo di massa che sempre riconferma l’ordine esistente: quand’anche si illuda di contestarlo, mediante esternazioni massimamente ostili e dissenzienti, già ne metabolizza i moduli espressivi e il medium tecnico non neutro, nonché quell’isolamento programmatico in forza del quale l’irrilevanza delle proteste è garantita dalla loro strutturale impossibilità di socializzazione reale.