La hacker 29enne kazaka con origini armene, asiatiche e russe, ha aperto il sito «Sci-Hub» da dove è possibile scaricare gratuitamente milioni di pagine scientifiche
Alexandra Elbakyan
Buona
parte delle grandi case editrici mondiali richiede che i lettori
paghino per poter leggere gli articoli. Magari dopo un certo numero di
accessi e, comunque, con un costo che raramente supera un euro. Per
poter invece guardare anche una sola volta un testo scientifico, gli
editori specializzati impongono pagamenti che spesso si avvicinano ai 25
euro. È partita da qui la rivolta della più famosa «pirata scientifica»
del mondo, una ragazza di origini armene, asiatiche e russe che ha
aperto un sito da dove è possibile scaricare gratuitamente milioni di
pagine scientifiche.
«Sci-Hub»
Un
sito in guerra con i grandi editori e che ultimamente è stato anche
colpito da una sentenza di un tribunale americano che ha imposto alla
sua proprietaria una multa di 15 milioni di dollari. Ma lei, la
ventinovenne Alexandra Elbakyan, fondatrice di Sci-Hub,
continua per la sua strada, sostenuta da milioni di ricercatori in
tutto il mondo, dall’Iran (il Paese che scarica più documenti dal suo
sito) alla Cina, agli stessi Stati Uniti: «La scienza — dice — dovrebbe
appartenere agli scienziati e non agli editori».I problemi con la
giustizia americana per ora non la toccano, anche perché dopo una laurea
in Kazakistan in Neurofisiologia (poi avrebbe sviluppato per conto suo
capacità da grande hacker), Alexandra vive in una località russa
imprecisata. E il governo di Vladimir Putin sembra non avere problemi
con la sua lotta contro i grandi padroni occidentali della cultura
scientifica.
L’editore olandese
Il
nemico numero uno della «pirata» è il gigante scientifico olandese
Elsevier che registra entrate annue superiori ai 2 miliardi di euro. I
suoi margini di profitto sono attorno al 35% del fatturato, con punte
del 40% raggiunte nel 2012 e nel 2013. Percentuali che anche colossi
come Apple, Google o Amazon si sognano.A differenza degli editori
normali che devono pagare gli scrittori e poi compensare i revisori
tecnici o scientifici delle opere pubblicate, le case specializzate
ottengono quasi tutto gratuitamente. Uno studio della Deutsche Bank ha
definito il sistema «triplo pagamento». In un Paese qualunque, lo Stato
finanzia la ricerca alla base del lavoro da pubblicare. Paga gli
stipendi di coloro che vengono chiamati a rivedere scientificamente i
lavori e alla fine paga nuovamente, magari tramite le università, per
far ottenere ai suoi scienziati l’accesso a quei saggi.
L’archivio
Diversi
siti pirata hanno iniziato a rompere questo incantesimo che ha
consentito a editori come Elsevier di accumulare profitti enormi. Il più
popolare di tutti è proprio quello della ricercatrice kazaka dal quale
ogni giorno vengono scaricati migliaia di documenti. L’archivio di Sci-Hub
contiene almeno 60 milioni di ricerche. Uno studio ha verificato che in
sei mesi gli utenti hanno scaricato 28 milioni di testi, anche in
questo caso soprattutto da Iran, India e Cina. Ma anche grandi
università americane, come Harvard, dicono di essere in difficoltà a
pagare i crescenti prezzi richiesti dagli editori scientifici.
Così Alexandra va avanti,
nonostante la guerra contro il suo hub. Evita di viaggiare all’estero e
ai suoi sostenitori chiede di essere pagata in Bitcoin, la moneta
virtuale elettronica. A chi la accusa di essere uno strumento dei
servizi segreti russi, risponde: «Sono completamente indipendente».
Comunque, dice cose che certamente a Putin non dispiacciono: «Sono per
uno Stato forte che possa contrastare l’Occidente e scegliere la propria
via di sviluppo».
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