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Ad affermarlo, stavolta, non è un sito di controinformazione, né una agenzia specializzata in fake-news.
Ignazio
Visco, Governatore della Banca d’Italia, ha confermato di fronte alla
Commissione parlamentare di inchiesta sulle crisi bancarie, quanto vi
diciamo da anni: “il forte deterioramento degli attivi delle banche e le
crisi degli ultimi anni sono in primo luogo l’inevitabile conseguenza
della duplice, profonda recessione che ha colpito l’economia italiana”.
Per
capire che cosa sia successo in questi anni, Visco ha fornito pochi
dati, agghiaccianti, che ci confermano una drammatica verità: “tra il
2007 e il 2013 il PIL è diminuito del 9 per cento; la produzione
industriale di quasi un quarto; gli investimenti di poco meno del 30 per
cento; quelli in costruzioni, fino al 2015, di quasi il 40. Ancora oggi
il prodotto è inferiore del 6 per cento rispetto al livello dell’inizio
del 2008”. Ed invece, nel resto dell’area dell’euro, il PIL attuale
supera del 7 per cento quello di allora.
Il
tracollo del sistema bancario non è dovuto alle nefandezze dei manager,
ed ai maneggi della politica che si è intromessa nella gestione delle
banche: sono porcherie che ci sono sempre state. Non è che tutti siano
diventati ladri o incoscienti da un momento all’altro. Ed infatti,
sempre il Governatore ha affermato che “tra il 2007 e il 2015
l’incidenza delle sofferenze dell’intero sistema bancario sul totale dei
prestiti è più che triplicata; vi hanno contribuito i tempi di recupero
dei crediti”.
Non
basta, perché qui arriviamo al sodo: gli studi effettuati dalla Banca
d’Italia dimostrano che “il 90 per cento del flusso di crediti
deteriorati registrati in questo periodo è dovuto alla crisi economica.
Numerose imprese e famiglie non sono più riuscite a ripagare i
finanziamenti ricevuti e ciò si è inevitabilmente ripercosso sulle
banche. Queste, pur affrontando perdite ingenti, sono state per lo più
in grado di superare la difficoltà, anche grazie a consistenti
rafforzamenti patrimoniali realizzati nel pieno della crisi. Alcune
hanno invece ceduto, anche per comportamenti incauti e irregolari”.
Sì,
è vero, secondo Visco ci sono stati “anche” comportamenti incauti e
irregolari. Ma forse, non sono stati solo quelli dei manager, perché di
comportamenti incauti ci sono stati da parte di tutti, anche del Tesoro,
che si è fatto restituire senza battere ciglio da Banca Etruria ben 300
milioni di euro, che le erano stati erogati attraverso i Monti bond per
superare le difficoltà in cui si trovava, e circa 3 miliardi di euro
dal Monte dei Pachi di Siena. La verità è una sola: i Tremonti ed i
Monti bond erano cari, bisognava pagare allo Stato interessi elevati, e
così si è preferito ricorrere al mercato, ai correntisti ed agli
azionisti.
Ma
su questo, si è arrivati al paradosso, visto che il Ministro Pier Carlo
Padoan, sempre di fronte alla Commissione, ha affermato che per lo
Stato, l’intervento in Monte dei Paschi si potrebbe rivelare un buon
affare: ha probabilmente ragione, visto che sono stati lasciati bruciare
ben tre aumenti di capitale. Un po’ tutti, in questi giorni, hanno
ironizzato, ricordando quando l’allora Presidente del Consiglio Matteo
Renzi esclamava fiducioso che finalmente la banca senese era stata
rimessa in forma.
L’Unione
europea è solo un paravento: la vera colpa è della Germania, del suo
governo e delle sue banche. Prima si è sistemata i conti, e poi li ha
fatti pagare al resto dell’Europa, portando l’Italia nel baratro. La
Unione europea ha deciso di cambiare le regole bancarie quando alla
Germania ed alla Francia non faceva più comodo che si erogassero aiuti
di Stato. Il Governatore Visco, infatti, afferma: “Numerose scelte
tecniche assunte in sede europea sono state condizionate
dall’orientamento di paesi che erano intervenuti massicciamente con
fondi pubblici per sostenere sistemi bancari duramente colpiti dalla
crisi finanziaria globale. In un contesto macroeconomico particolarmente
sfavorevole, queste scelte non hanno giovato alla rapidità e
all’efficacia della gestione delle crisi bancarie nel nostro paese”. Il
Governatore ha poi riepilogato puntigliosamente tutti gli allarmi
lanciati, di anno in anno, nelle varie occasioni. Insomma, non si può
affermare che Banca d’Italia abbia mai detto che andava tutto bene.
C’è
una sola considerazione da fare, a questo punto: dalle audizioni della
Commissione parlamentare emerge un sistema dei poteri pubblici che ha
accettato la disfatta: tutto era sempre inevitabile, dalla crisi dei
debiti sovrani, alla seconda recessione causata da misure fiscali
assurdamente penalizzanti per l’economia italiana, al cambio di
orientamento della Commissione europea nell’agosto del 2013 in materia
di aiuti di Stato alle banche, alla introduzione della normativa del
bail-in senza prevedere una procedura di transizione e la non
retroattività delle nuove disposizioni sulle risoluzioni bancarie.
Vengono
in mente i generali che discutevano a lungo sulle ragioni delle
sconfitte, sempre esonerandosi da ogni colpa: allora morivano i fanti,
mandati allo sbaraglio contro un nemico enormemente superiore per forze
dispiegate. Stavolta, facciamo la conta dei milioni di disoccupati,
delle decine di migliaia di fallimenti. E le banche, alla fine si sono
ritrovate con un centinaio di miliardi di crediti in sofferenza.
In
Italia, il Governo, il Parlamento, le Autorità indipendenti, tutti si
sono dimostrati incapaci di reagire con forza alla situazione che si
andava determinando: hanno accettato le imposizioni di chiunque si
presentasse con il ditino alzato, imponendoci le regole: dalla stampa di
regime agli speculatori finanziari, dalla Commissione europea che
prendeva ordini dall’asse franco-tedesco alla BCE che proclamava la
necessità della exit strategy dalle politiche monetarie accomodanti già
nei primi mesi del 2011. E’ stato un delirio.
La nostra classe dirigente, senza eccezioni, ha accettato di fare i compiti a casa.
E ha portato l’Italia alla disfatta.
-
editorialista economico di Italia Oggi e dell’agenzia Teleborsa (da Teleborsa del 21 dicembre)
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