venerdì 29 dicembre 2017

Casaleggio Jr. O dell’obbedienza qualunquista.

aespositoIeri sera, mercoledì 27 dicembre, è stato ospite della trasmissione televisiva Otto e Mezzo Davide Casaleggio, assurto, per incontestabili ragioni genetiche che per ciò che attiene ad altre formazioni politiche vengono definite senza indugio nepotiste, ad un ruolo di rilievo in seno al Movimento Cinque Stelle.


 

ALESSANDRO ESPOSITO (pastore valdese)

Ora, al di là delle impressioni puramente epidermiche che il suo volto sfingeo ha risvegliato in chi scrive e che in alcun modo possono conferire sostanza ad una critica degna di nota, vorrei concentrare i miei rilievi su due aspetti di questa fugace apparizione televisiva che destano in me un sospetto più profondo e fondato.
In primis, la domanda che il sociologo Domenico De Masi ha rivolto all’enfant prodige, che provo a sintetizzare in questi termini: l’inclinazione socio-economica, prima ancora che politica, del Movimento, è di ispirazione social-democratica o neo-liberista?
Risposta (del tutto prevedibile, oltre che qualunquista ed elusiva): si tratta di categorie sorpassate.
Ah, davvero? Osservando anche in maniera superficiale le attuali involuzioni in atto nel settore sociale ed economico, non parrebbe.
Ma, anche supponendo la miopia di questa mia analisi, le perplessità persistono: un (sempre soltanto presunto) “nuovo” che liquidi tutto ciò che l’ha preceduto senza esprimere nel merito una valutazione circostanziata e suffragata da argomentazioni plausibili e, come tali, passibili di replica, mi induce il sospetto di maldestra improvvisazione e di sostanziale impreparazione. Schivare la domanda, specialità in cui eccellono da sempre coloro che sono privi di qualsivoglia argomento, è segno di profonda immaturità dialettica, nonché di opportunismo politico e di palese populismo. Il tutto per provare a celare un’inconsistenza che traspariva ad ogni reiterato tentativo di svicolare dall’argomento proposto.
Seconda e ancor più inquietante questione. La conduttrice Lilli Gruber, con estrema puntualità, ha posto l’accento su una palese contraddizione tra il tanto proclamato metodo della democrazia partecipativa e l’esclusione dalla candidatura a sindaco di Genova della professoressa Cassimatis, che aveva ottenuto la maggioranza delle preferenze telematiche, ma aveva dovuto scontrarsi con il veto di Grillo. In perfetto ossequio al monarca, i cui diktat non si discutono, Casaleggio junior ha evocato una fantomatica “prerogativa” di colui che egli ha chiamato “il garante” (ma che sarebbe più corretto definire “il padrone”) del Movimento, che avrebbe agito, udite udite, al solo, nobilissimo scopo di tutelare il Movimento stesso. Da che cosa, non è dato saperlo.
Quel che però, almeno noi, sappiamo, è che da tutori di questa risma vogliamo affrancarci, poiché non possiamo in alcun modo dare il nostro consenso a chi annulla con un colpo di mano quella stessa libertà d’espressione e di voto di cui mena gran vanto. Ero fortemente persuaso che quello dei Cinque Stelle fosse un movimento profondamente ed inconfessatamente monocratico, succube della figura pseudo-messianica che lo ha fondato e che non ammette alcun dissenso o contraddittorio rispetto a quanto egli afferma e decide, che viene immancabilmente salutato con un tacito, unanime, sospettosissimo accordo: ieri sera ne ho avuta l’infausta, sgradita conferma.
Alessandro Esposito (pastore valdese)
(28 dicembre 2017)

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