L’articolo seguente non
è un comunicato ufficiale del Partito Pirata, ma un libero contributo
di uno o più Pirati. Pertanto il suo contenuto non è attribuibile al
Partito Pirata né è necessariamente condiviso da esso.
Lo scorso
28 ottobre il filosofo ed economista Philippe Van Parijs è intervenuto a
Bologna per l’annuale lettura del Mulino, con una Lectio Magistralis
sul Reddito di base incondizionato (a cui è dedicato anche il suo ultimo libro).
Il resto
del mondo del giornalismo italico, nel frattempo, ha scoperto una nuova
strategia per demonizzare il Basic Income: paragonarlo ad alcuni
obbrobri assistenzial-demagogici partoriti nella Prima Repubblica dai
governi democristiani.
Gli antecedenti del reddito di base sono stati identificati ora con le baby pensioni (Elisa Serafini, ora con i leggendari forestali di Sicilia (Marcotti su Infosannio e Cancellato su Linkiesta).
Vale dunque la pena spendere qualche parola per chiarire perché questi paragoni siano infondati e fuorvianti.Gli antecedenti del reddito di base sono stati identificati ora con le baby pensioni (Elisa Serafini, ora con i leggendari forestali di Sicilia (Marcotti su Infosannio e Cancellato su Linkiesta).
In primo
luogo, il Reddito di Base è -come dice il nome stesso- una cifra
sufficiente a coprire la soglia di povertà del beneficiario (il già
citato Van Parijis ha calcolato che per l’Italia si aggirerebbe tra i
270 e i 500€ mensili a persona). Chi lo percepisce difficilmente si
accontenterà di campare solo con questo reddito (ammesso che sia
possibile farlo); cercherà più probabilmente un impiego, e in questo
contesto anche un part-time potrebbe risultare sufficiente a vivere in
tranquillità.
Lo stipendio da forestale o le baby-pensioni, al contrario, sono redditi completi,
in grado di permettere al ricevente di campare di rendita per il resto
dei suoi giorni, e senza che lo Stato pretenda alcunché in cambio.
Le maggiori differenze, ad ogni modo, riguardano l’arbitrarietà e la tendenza alla discriminazione di questi fenomeni.
La strada
che portava a diventare baby-pensionati o pseudo-forestali era (ed è
tuttora) lastricata di clientelismo, corruzione e familismo amorale;
il leggendario “posto fisso nel pubblico”, ben retribuito e tutelato
dal punto di vista previdenziale, ha rappresentato per decenni l’unica
prospettiva per potersi costruire un futuro, soprattutto al confronto
con l’iniziativa imprenditoriale privata, funestata apparati burocratici
parassitari, corporativismi e pizzi da pagare al malavitoso di zona.
E che ha permesso a generazioni di Cetto La Qualunque di garantirsi elezioni e ri-elezioni, grazie al collaudatissimo baratto tra voti e assunzioni nel pubblico.
E che ha permesso a generazioni di Cetto La Qualunque di garantirsi elezioni e ri-elezioni, grazie al collaudatissimo baratto tra voti e assunzioni nel pubblico.
Il fatto
che oggi ci siano generazioni che arrivano a fine mese solo grazie alla
leggendaria paghetta di mamma e papà o alla pensione del nonno, altro
non è che una conseguenza fisiologica di questa situazione. Il nostro
sistema di protezione sociale è stato giustamente definito dalla
redazione di Linkiesta commentando il Global Gender Gap Report di quest’anno)
costruito attorno alla figura del “capofamiglia” maschio, adulto, meno istruito, soggetto sociale attorno alle cui paure e al cui bisogno di protezione lo Stato italiano, i partiti, i sindacati tutti continuano a costruire le loro proposte politiche
Le
generazioni che più hanno avuto nei decenni passati stanno adesso
mantenendo quelle a cui oggi non si può dar più nulla, perché i
non-rimedi fino a poco fa usati (svalutare continuamente la moneta e
fare debito all’infinito) non si possono più usare.
Se nella
Prima Repubblica si fosse istituito un vero Reddito di Base, al posto di
questa selettiva e clientelare distribuzione di privilegi (ci sono
ancora circa mezzo milione di baby-pensionati.
Oltre 12 milioni di persone ricevono ancora l’assegno previdenziale
calcolato sulla base del vecchio sistema retributivo, e la spesa a
carico della fiscalità generale per coprire queste somme non versate ammonta a quasi 20 miliardi di euro), forse oggi l’Italia sarebbe un Paese con una ricchezza distribuita un po’meglio.
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