La dipendente di un discount,
il cui contratto prevede i festivi solo su base volontaria, non ha
accettato il trasloco temporaneo: "Ora vivo nell'angoscia". Per ora
dall'azienda nessun commento.
repubblica.it FABIO TANZILLI
Non vuoi lavorare la domenica di San Silvestro al supermercato? Allora vieni trasferito in un'altra sede a 100 chilometri di distanza. E' successo al discount Eurospin di Susa, in provincia di Torino. Protagonista della vicenda è Laura - il nome è di fantasia - dipendente del reparto ortofrutta da circa 12 anni, residente a Susa.
Ha 40 anni e due figli piccoli, il marito è disoccupato perché l'azienda per cui lavorava è fallita.
Lei è una delle poche ad avere ancora il vecchio contratto, che prevede il riposo domenicale e l'orario lavorativo dal lunedì al sabato.
Può quindi lavorare la domenica solo su scelta volontaria, senza che l'azienda possa obbligarla.
Dieci giorni prima di Natale, il 14 dicembre, la responsabile del punto vendita le chiede di lavorare domenica 31 dicembre, visto che alla vigilia di Capodanno c'è anche da fare l'inventario. Laura dice no: una scelta precisa e condivisa con le altre uniche tre colleghe di Susa (sui 10 totali) iscritte al sindacato Cisl, assunte ancora con il vecchio contratto a tempo indeterminato che tutela il diritto al riposo nel giorno festivo. La responsabile non fa una piega, avvertendo Laura che avrebbe informato l'ispettore di zona. Il giorno dopo, venerdì 15, l'Eurospin comunica a Laura che da lunedì 18 sarebbe dovuta andare a lavorare a Cuorgnè per una settimana, a 98 chilometri di distanza da Susa. "L'ispettore ha detto che c'era improvvisamente bisogno di un altro lavoratore a Cuorgnè - racconta la donna - è strano che fra tutti abbiano scelto proprio me, così all'improvviso, dopo che ho rifiutato di lavorare di domenica. Ho subito risposto che non avrei accettato un simile provvedimento. Mi hanno anche mandato la comunicazione scritta. Gli orari che dovevo svolgere erano strani, ad esempio sarei dovuta andare dalle 16,30 alle 20,30, così da tornare a casa più tardi ancora".
Questa mattina Laura è tornata a Susa a lavorare: nessuno le ha più comunicato nulla. "Sembra tutto come prima, ma vivo con l'angoscia che possa capitare di nuovo e che ci siano altre ritorsioni" aggiunge. Non a caso della vicenda si sta occupando il sindacato: "L'Eurospin ha compiuto un atto scorretto e di prepotenza contro una donna - accusa Sabatino Basile, responsabile torinese di Fisascat Cisl - questa storia è già in mano al nostro avvocato e non finisce qui. Da tempo questo marchio importante della grande distribuzione ha atteggiamenti ostili verso i lavoratori che si rifiutano di lavorare la domenica, anche se per legge è una scelta volontaria: non si tratta del primo caso".
Oltre a questo, sostiene il sindacato, "Eurospin obbliga i dipendenti di tutte le parti d'Italia a fare i corsi di formazione e le visite mediche a Verona, anche chi lavora in Sardegna, al posto di mandare il medico in sede come fanno gli altri supermercati. In un sol giorno, o massimo due se lo prevedono loro, un lavoratore deve partire e fare centinaia di chilometri per farsi visitare mezz'ora dal medico e poi tornare indietro. Abbiamo cercato da tempo il dialogo con la dirigenza, senza risultato. Sulla domenica devono rispettare le regole o fare proposte alternative a livello contrattuale". Del caso è stata informata anche l'assessora regionale alle Pari opportunità Monica Cerutti, "che ha promesso di intervenire", dice la Cisl. Venerdì scorso, durante lo sciopero nazionale di categoria, i lavoratori hanno organizzato un presidio proprio davanti al supermercato di Susa, in solidarietà alla donna.
Dalla direzione di Eurospin, contattata e invitata a dire la sua sulla vicenda, non arriva per ora alcun commento.
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