borsacina675In un articolo del Financial Times, pur ammettendo che il panico che il crollo degli indici di borsa cinesi ha prodotto nel mondo era infondato, si accusa il governo di essere incompetente in materia finanziaria. Se è vero che in finanza ciò che conta sono i risultati, un motto che dal crollo della Lehman Brothers è diventato il mantra delle banche centrali e dei governi occidentali, allora il semplice fatto che venerdì Piazza affari cinese ha chiuso in attivo guadagnando più della metà di quanto è stato perso lunedì (- 8,5 per cento), basta per affermare che, almeno nel brevissimo periodo, il peggio è stato evitato.
Il problema di fondo è che la politica monetaria e finanziaria cinese sono imprevedibili. Naturalmente anche quella occidentale è poco chiara rispetto al passato, sappiamo se la Riserva Federale alzerà i tassi d’interesse o meno nelle prossime settimane? Assolutamente no. L’economia globalizzata condiziona le politiche delle singole nazioni a quelle delle altre, quindi un crollo degli indici cinesi della portata di quello di lunedì scorso può costringere la Riserva Federale americana a posporre l’aumento dei tassi, perché ha indebolito i mercati finanziari mondiali trascinando in rosso tutte le piazze affari, inclusa quella di Wall Street.