sabato 29 agosto 2015

Confindustria, a picconate contro il sindacato: "Fattore di ritardo".

"Il sindacato in Italia mediamente è stato un fattore di ritardo: ha fatto ritardare tanto l'efficienza e la competitività complessiva del Paese". Giorgio Squinzi nella sua prima 'uscita' dopo le ferie estive dà evidenti segni di “renzite”.
controlacrisi.org fabio sebastiani
Sarà perché sta sgomitando per assicurarsi una bella fetta di riduzione di tasse; oppure sarà perché sulla legge sulla rappresentanza vuole portare insieme al Governo un affondo senza precedenti. Fatto sta che sembra essere tramontata quella luna di miele che aveva caratterizzato i rapporti con le organizzazioni dei lavoratori fin dalla sua elezioni a capo degli imprenditori. La realtà è che si sta aprendo la stagione dei rinnovi contrattuali e il presidente di Confindustria evidentemente intende tenere il punto e lo fa con lo stile un po’ villano e un po’ guasconesco proprio dell’ex sindaco di Firenze.

L'affondo avviene durante un dibattito alla Festa dell'Unità di Milano con il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, uno che sta facendo carte false pur di azzerare il diritito di sciopero, e parte da una domanda sulla richiesta di lavoro a Ferragosto all'Electrolux. "Un sindacato moderno dovrebbe avere la capacità di rispondere in tempi utili perché‚ non si perdano opportunità di lavoro", dice Squinzi. E poco dopo spiega che sui rinnovi contrattuali "stiamo riflettendo, poi vedremo i rappresentanti dei lavoratori: comunque l'obiettivo di Confindustria non è quello della signora Camusso di prorogare senza rinnovi". Vogliamo "rinnovi contrattuali forti che favoriscano le assunzioni a tempo indeterminato: i contratti collettivi sono irrinunciabili per giuste relazioni industriali", conclude il presidente di Confindustria. Il senso è chiaro: Marchionne docet. La Confindustria vuole distribuire le carte di un mazzo truccato in una partita senza regole. Ma non è finita qui, perché il "mansueto" patron della Mapei ha detto a Delrio, nel corso di un siparietto studiato ad hoc, di volersi iscrivere al Pd.

Squinzi, ha replicato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso "continua a usare luoghi comuni che sono quelli di stare nel coro di un dibattito che ha caratterizzato anche il governo, che non riuscendo ad affrontare i problemi del Paese trova su chi scaricarli, e cioè sul lavoro, e gode di una condizione che è quella per cui si dà per scontato che il mondo delle imprese abbia fatto sempre tutto bene e che le colpe stiano altrove". Di fronte al "crollo" degli investimenti, la mancanza di innovazione e l'assenza di rischio delle imprese Squinzi dovrebbe chiedersi se "non siano anzi questi gli elementi che stanno facendo arretrare il Paese". Insomma, una reazione “d’ufficio” che non allude nemmeno un po’ a una reazione che in qualche modo faccia capire la gravità della situazione. "Purtroppo Squinzi fa così, ogni tanto si risveglia, vede la Tv e crede che il sindacato sia la Fiom, dimenticandosi della necessità di riforma del sistema confindustriale che come la Fiom è fermo a trenta anni fa", ribatte sullo stesso tono della Cgil il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli. "Riduciamo contratti e categorie subito, altrimenti queste uscite sono fastidiose chiacchiere estive: la modernità si chiede agli altri dopo aver dimostrato la propria", aggiunge Bentivogli.

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