Il governo si mobilita nella lotta al caporalato, dopo i quattro braccianti morti nelle ultime settimane nelle campagne pugliesi mentre lavoravano in nero. Di buon mattino si sono radunati oggi al ministero delle politiche agricole tutti i principali protagonisti della filiera agroalimentare per partecipare al vertice indetto dal ministro Maurizio Martina, alla presenza del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, nell'ottica dell'impegno preso dal ministero, per la prima volta a guidare un tavolo istituzionale di contrasto.
Tra le proposte emerse al vertice sul caporalato, secondo quanto si apprende dai partecipanti, la possibilità di introdurre la responsabilità in solido per chi sfrutta il lavoro nero. Inoltre si pensa all'obbligo di comunicazione preventiva degli operai agricoli a tempo determinato, ai modi per evitare un uso distorto dei voucher e ad un'ipotesi di lavoro sul trasporto pubblico dei braccianti, coinvolgendo anche le Regioni.
Il piano che definirà la cabina di regia intende dare "una risposta strutturale al fenomeno - osserva il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - tenendo conto non solo del danno alle persone ma anche del danno al sistema imprenditoriale". "Bisogna produrre un'azione larga - aggiunge Poletti -, vogliamo costruire una strumentazione di rendicontazione di tutto quello che facciamo, per evitare che quando ci si allontana dalla cronaca l'attenzione tenda a scemare".
"Benvenute tutte le norme per sconfiggere il caporalato ma il ragionamento dei prezzi, costi di produzione e ciò che si deve riconoscere ai produttori, è parallelo per sconfiggere il caporalato" - afferma il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare come "La vicenda dei pomodori sottopagati a 8 centesimi al chilo faccia il pari con quella delle arance a Rosarno".
Il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, in materia di vigilanza auspica soprattutto "una migliore attività di intelligence da parte degli Organi di vigilanza nella selezione delle aziende da ispezionare e una maggiore attenzione alle violazioni più gravi, rispetto alle irregolarità formali". E il numero uno della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, osserva che "la Rete non può, da sola, arginare l'odioso fenomeno del caporalato che va combattuto, in ogni caso, attraverso l'applicazione effettiva delle leggi già esistenti in termini di sanzioni, nonché attraverso la realizzazione di un sistema ispettivo efficace, razionale e di qualità"
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