A livello globale, per la maggior parte del secolo scorso, il
consumo idrico è cresciuto più del doppio rispetto al tasso di crescita
della popolazione, e sempre più regioni stanno raggiungendo il limite
entro cui possono essere forniti servizi idrici affidabili. Oggi
l'agricoltura utilizza il 70% di tutti i prelievi di acqua dolce del
mondo e fino al 95% in diversi Paesi in via di sviluppo. Ovviamente,
parliamo delle grandi multinazionali della soia, del caffé e dei mangimi
per bovini e suini: tutte produzioni che hanno un altissimo consumo di
acqua.
La Fao, non a caso, ha da poco inaugurato un portale per accentrare i dati sull’andamento delle disponibilità idriche. L'obiettivo del nuovo portale dati - spiega la Fao - è quello di raccogliere e analizzare le informazioni satellitari che possono essere utilizzate per migliorare la produttività della terra e dell'acqua e aumentare la sostenibilità dei sistemi agricoli. Tutte le informazioni saranno a disposizione di tutti paesi e di tutti gli utenti che ne avranno bisogno.
La nuova banca dati sarà sviluppata su tre scale spaziali: a livello continentale su tutto il territorio dell'Africa e del Vicino Oriente, a livello di paese e di bacini fluviali e a livello di sistemi d'irrigazione. La Fao assisterà i paesi nel monitoraggio dei terreni e della produttività idrica, individuandone le lacune e proponendo soluzioni per ridurre queste lacune e contribuire a un aumento sostenibile della produzione agricola. Entro il 2025, saranno 1,8 miliardi le persone che vivranno in Paesi o regioni con scarsità d'acqua 'assoluta', e due terzi della popolazione mondiale potrebbero essere in condizioni di 'stress'. E di questi Paesi, avvertono i ricercatori, ben 14 si trovano nell'area mediorientale, con gravi rischi sull'instabilità dell'area. I ricercatori sottolineano come la scarsità di acqua abbia probabilmente contribuito alle rivolte scoppiate in Siria e sfociate poi nella guerra civile. Il calo delle risorse idriche, spiegano gli autori del rapporto, è stato tra i fattori che hanno costretto 1,5 milioni di persone, in maggioranza agricoltori e pastori, a lasciare le loro terre per trasferirsi nelle aree urbane aumentando così la destabilizzazione generale del Paese. L'acqua, scrivono ancora i ricercatori, ha inoltre giocato un ruolo importante nel lungo conflitto tra Israele e i Territori palestinesi.
Ma la scarsità di risorse idriche, sottolineano i ricercatori, si farà sentire anche in altre parti del mondo. Cile, Estonia, Namibia e Botswana potrebbero sperimentare un forte aumento dello stress idrico nei prossimi 35 anni, con ripercussioni su imprese, aziende agricole e intere comunità.
Anche le superpotenze globali come Usa, Cina e India non sono immuni dai rischi: il livello di stress idrico, pur rimanendo costante a livello nazionale, potrebbe aumentare tra il 40% e il 70% in alcune aree, come il sudovest degli Stati Uniti o la provincia cinese di Ningxia.
Nel documento sulla scarsità di risorse idriche in Siria, l'Unicef poco tempo fa sosteneva che la situazione è particolarmente drammatica nella città di Aleppo, nel nord del paese, dove quest'anno è stata tagliata l'acqua alla popolazione per 18 volte. "I rubinetti sono rimasti asciutti per oltre un mese in alcune zone della città", si afferma nel rapporto, nel quale si accusano le parti in conflitto di "usare l'acqua per ottenere vantaggi politici e militari".
La Fao, non a caso, ha da poco inaugurato un portale per accentrare i dati sull’andamento delle disponibilità idriche. L'obiettivo del nuovo portale dati - spiega la Fao - è quello di raccogliere e analizzare le informazioni satellitari che possono essere utilizzate per migliorare la produttività della terra e dell'acqua e aumentare la sostenibilità dei sistemi agricoli. Tutte le informazioni saranno a disposizione di tutti paesi e di tutti gli utenti che ne avranno bisogno.
La nuova banca dati sarà sviluppata su tre scale spaziali: a livello continentale su tutto il territorio dell'Africa e del Vicino Oriente, a livello di paese e di bacini fluviali e a livello di sistemi d'irrigazione. La Fao assisterà i paesi nel monitoraggio dei terreni e della produttività idrica, individuandone le lacune e proponendo soluzioni per ridurre queste lacune e contribuire a un aumento sostenibile della produzione agricola. Entro il 2025, saranno 1,8 miliardi le persone che vivranno in Paesi o regioni con scarsità d'acqua 'assoluta', e due terzi della popolazione mondiale potrebbero essere in condizioni di 'stress'. E di questi Paesi, avvertono i ricercatori, ben 14 si trovano nell'area mediorientale, con gravi rischi sull'instabilità dell'area. I ricercatori sottolineano come la scarsità di acqua abbia probabilmente contribuito alle rivolte scoppiate in Siria e sfociate poi nella guerra civile. Il calo delle risorse idriche, spiegano gli autori del rapporto, è stato tra i fattori che hanno costretto 1,5 milioni di persone, in maggioranza agricoltori e pastori, a lasciare le loro terre per trasferirsi nelle aree urbane aumentando così la destabilizzazione generale del Paese. L'acqua, scrivono ancora i ricercatori, ha inoltre giocato un ruolo importante nel lungo conflitto tra Israele e i Territori palestinesi.
Ma la scarsità di risorse idriche, sottolineano i ricercatori, si farà sentire anche in altre parti del mondo. Cile, Estonia, Namibia e Botswana potrebbero sperimentare un forte aumento dello stress idrico nei prossimi 35 anni, con ripercussioni su imprese, aziende agricole e intere comunità.
Anche le superpotenze globali come Usa, Cina e India non sono immuni dai rischi: il livello di stress idrico, pur rimanendo costante a livello nazionale, potrebbe aumentare tra il 40% e il 70% in alcune aree, come il sudovest degli Stati Uniti o la provincia cinese di Ningxia.
Nel documento sulla scarsità di risorse idriche in Siria, l'Unicef poco tempo fa sosteneva che la situazione è particolarmente drammatica nella città di Aleppo, nel nord del paese, dove quest'anno è stata tagliata l'acqua alla popolazione per 18 volte. "I rubinetti sono rimasti asciutti per oltre un mese in alcune zone della città", si afferma nel rapporto, nel quale si accusano le parti in conflitto di "usare l'acqua per ottenere vantaggi politici e militari".
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