martedì 31 gennaio 2017

Strage di Viareggio, 7 anni a Mauro Moretti, amministratore delegato di FS ai tempi della tragedia.

I pm avevano chiesto la condanna a 16 anni per l'ex ad non presente in aula alla lettura della sentenza. Condannato a sette e sei mesi anche Michele Mario Elia, ex numero uno di Rfi il 29 giugno del 2009, giorno dell'incidente. Il disastro ferroviario accadde alle 23.48 quando un treno merci con cisterne Gpl partito da Trecate, in Piemonte, e diretto in Campania, deraglio' poco dopo aver superato la stazione ferroviaria viareggina provocando una forte esplosione e fiamme provocando 32 vittime.
Secondo quanto spiegano i suoi avvocati, Moretti è stato assolto come amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, ma i giudici hanno disposto la sua condanna come ex amministratore delegato di Rfi.
Peggiora Piazza affari quando Leonardo perde il 3%. Dopo la condanna dell'attuale amministratore delegato dell'ex gruppo Finmeccanica con i titoli della società da lui guidata finiti in fondo al ftse mib, anche gli indici hanno avuto una accelerazione al ribasso.

Ambiente. In Olanda i treni elettrici sono alimentati al 100% da energia eolica: il Paese è il primo al mondo a raggiungere l'obiettivo.

La rete ferroviaria olandese aveva annunciato che la novità sarebbe stata operativa a partire dal primo gennaio 2018, invece l'obiettivo è stato raggiunto con un anno d'anticipo.
HOLLAND MILLIl progetto era nato nel 2015, grazie ad un accordo decennale siglato dalla società ferroviaria Nederlandse Spoorwege con Eneco, la società olandese che gestisce l’energia elettrica. L'obiettivo era fissato per il 2018, ma, di fatto, già nel 2016 era stato raggiunto il 75%. Grazie all'introduzione nel Paese di una decina di nuovi parchi eolici (in grado di fornire 1,4 miliardi di wattora alla rete ferroviaria), il 100% è stato presto raggiunto. Circa 600mila passeggeri al giorno, dunque, viaggeranno nel 2017 grazie al vento.

lunedì 30 gennaio 2017

U2 - Sunday Bloody Sunday

L’Amerika che non dimentica lo schiaffo iraniano

  http://enricocampofreda.blogspot.it/
Lo spirito razzista presente negli Stati Uniti è stato celato dietro pronunciamenti democratici e pretese di diritti umani”. “Menzionare l’Iran fra le nazioni che introducono azioni terroriste ha il sapore di uno scherzo” ha affermato il portavoce del parlamento iraniano Ali Larijani. 

Muri sbrecciati

http://contropiano.org

Se il "Messico" smette di inviare erba e coca negli USA, anche solo per 2 mesi, saranno gli statunitensi ad abbattere il muro, a mani nude !!!

stasera su RAI3 - ore 21.15


stasera su RAI1 - ore 21.25


INTROVABILE - il modello per richiedere il foglio matricolare via e-mail

grazie a Oscar Mazzarini!

La produttività italiana.


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In questo post abbiamo visto come la presenza dell’euro (cioè di un’accordo di cambio fisso) abbia impedito il graduale aggiustamento degli squilibri macroeconomici (commerciali e finanziari) tra i paesi dell’eurozona. In questo sistema totalmente rigido, le politiche tedesche di controllo dell’inflazione, per le quali il paese è storicamente famoso, hanno fatto esplodere il surplus commerciale della Germania nei confronti dei partner europei nel periodo 2000-2010 e portato il sistema sull’orlo del collasso. Gli squilibri commerciali, come le vostre buste paga conoscono meglio di voi, sono stati curati con l’austerità ovvero con la distruzione della domanda interna nei paesi del sud.
In questo post non mi dilungherò sulle politiche anti-inflattive  (cioè di compressione dei salari) della Germania, piuttosto mi concentrerò sulla crisi della produttività italiana.
Chiarendo questo punto potremo (forse) evitare le solite obiezioni dei commentatori da bar che individuano nella scarsa produttività del nostro paese il solo motivo della stagnazione economica in cui ci troviamo.

domenica 29 gennaio 2017

Lenny Bruce sub ita

PETER GABRIEL & GEOFFREY ORYEMA:"BIKO" [LIVE:1990]

Attuare la Costituzione, Un dovere inderogabile

paolo-maddalena10
  contropiano -
Dopo l’Assemblea generale dei Comitati per il No del 21 gennaio 2017, ed in linea di continuità con essa, si è svolta, a Roma, il 22 gennaio, l’Assemblea nazionale convocata dalla “Confederazione Sovranità Popolare” e da altre 30 organizzazioni. In tale occasione, oltre trecento persone, che si sono adoperate per la campagna del NO al referendum costituzionale e provenienti da diverse città d’Italia, hanno deciso unanimemente di convergere su un documento intitolato “Programma urgente per l’attuazione della Costituzione”.

The Jimi Hendrix Experience - Red House

consiglio per la sera

lo trovi su TNT

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lo sciacallo

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/29/lo-sciacallo/3348530/
Lo sciacallo

Lasciare un gruppo Whatsapp e bloccarlo per non essere più invitati

http://www.navigaweb.net/

evitare gruppo whatsappQuesto articolo, che dal titolo potrebbe sembrare davvero una guida banale e semplice, nasce da una domanda piuttosto frequente e ricercata.
La questione più intricata, infatti, non è tanto come uscire da un gruppo in Whatsapp, quanto piuttosto come fare in modo di non essere più aggiunto a quel gruppo, evitare quindi di tornarci e dover uscire ancora.
I gruppi Whatsapp sono diventati, ormai, una costante della vita e credo che tutti o quasi siano stati aggiunti a qualche gruppo di amici per condividere in privato (più meno) immagini per ridere o commenti vari su qualsiasi cosa.
Se è vero che possono essere divertenti ed un modo per stare con gli amici anche senza incontrarsi, è anche vero che alcune volte possono essere fastidiosi, soprattutto se si è stati inclusi in tanti gruppi dello stesso tipo ed il telefono continua sempre a ricevere messaggi ogni minuto.
In un altro articolo abbiamo già visto la guida alle opzioni dei gruppi Whatsapp.
In questo, invece, ci concentriamo su come uscire da questi gruppi, come abbandonarli per sempre, come bloccare un gruppo ed evitare di essere ancora aggiunti, sempre prendendo in riferimento l'app Whatsapp su iPhone, su Android oppure anche Whatsapp Web

pensierino della sera

Quale totalitarismo tradizionale sarebbe mai riuscito a inserire nelle tasche di tutti i suoi sudditi un telefono cellulare? 

Quale dittatura, rossa o nera, sarebbe mai stata in grado di schedare tutti i suoi sudditi, come oggi "liberamente" accade con i social networks?

D. Fusaro - Il futuro è nostro

La giovane talpa "populista", la de-globalizzazione della politica, la sovrana risorgenza del "mercantilismo".

TREMONTI

2. Berlino, 17 novembre: il Presidente Obama, parlando delle elezioni americane, ha saggiamente detto: "non è la fine del mondo". E' vero, ma se non è la fine del mondo, è però la fine od il principio della fine di "un" mondo.
3. Come è stata l'America che più o meno un quarto di secolo fa ha determinato l'avvio della "globalizzazzione", così è ancora dall'America che ricomincia la storia superando un pur recentissimo passato ed irradiando nel mondo un nuovo (o vecchissimo) modello politico: il "mercantilismo".
Ed è per questo che è insieme sbagliato e illusorio tentare di ridurre e demonizzare tutto quanto sta succedendo parlando solo di "protezionismo".
E ciò perché quella del "mercantilismo" è una realtà politica diversa e molto più complessa. Una formula che combina insieme sovranità nazionale e forza politica, Stato e mercato, e tutti questi elementi non isolati ma all'opposto proiettati dall'interno verso l'esterno.
La storia non si ripete mai per identità perfette, ma come per (fatale) alternanza tra fasi della storia è, quello che si sta profilando, un modello politico non diverso da quello che si è integrato qualche secolo fa in Europa, qui divenendo una delle basi costitutive della "modernità".
E chi scrive, sottoposto negli anni passati all'accusa di "colbertismo", crede oggi di avere titolo per parlarne, nella transizione tra un mondo che finisce ed un mondo che comincia.

Ambiente. "L'Irlanda sarà il primo Paese al mondo a mettere al bando i combustibili fossili": il Parlamento vota la legge.

IRLANDAL'Irlanda si appresta, dunque, a compiere un passo epocale: il Fossil Fuel Divestment Bill, proposto dal ministro Thomas Pringle, agirà sul fondo strategico del Paese, denominato Ireland Strategic Investment Fund (ISIF), che ammonta a circa 8 miliardi di euro, e che potrebbe non essere più disponibile per compagnie che si occupino di combustibili fossili.
"Lobby e politici che continuano a negare l'esistenza del cambiamento climatico e che continuano a manipolare i dati scientifici non sono più tollerabili - ha spiegato Pringle -. Non possiamo accettare le loro azioni nei confronti di milioni di povere persone che vivono in zone sottosviluppate del pianeta e che devono fronteggiare gli effetti negativi del cambiamento climatico, attraverso carestie, migrazioni di massa e disordini sociali".
Una volta reso esecutivo, il provvedimento indirizzerà gli investimenti dell'Ireland Strategic Investment Fund altrove, probabilmente verso compagnie che operino nel settore green.

sabato 28 gennaio 2017

Consigli (o sconsigli) per gli acquisti: La Terza guerra mondiale e il fondamentalismo islamico, di Domenico Moro


collettivo militant
Ormai da quasi un anno è disponibile in libreria l’ultima fatica di Domenico Moro, un autore (e compagno) che apprezziamo particolarmente per la semplicità con cui associa al rigore analitico marxista un’attitudine alla divulgazione fuori dalla norma. Prova ne è il capitolo che l’Autore dedica all’analisi materialistica dei fenomeni migratori, poche pagine che però andrebbero lette e imparate a memoria anche da quei (troppi) compagni che nell’affrontare la questione non riescono quasi mai ad emanciparsi da un approccio esclusivamente caritatevole.

I salari restano inchiodati al palo. Lavoratori in sofferenza

bassi salari
redazione contropiano
Ce ne eravamo già accorti ma la ratifica è arrivata anche dall'Istat. Nel 2016 la retribuzione contrattuale oraria è cresciuta solo dello 0,6% rispetto all'anno precedente. E' quanto rileva l'Istat, spiegando che si tratta dell'incremento più basso mai registrato dall'inizio delle serie storiche sull'andamento delle retribuzioni iniziato nel 1982. Rispetto al 2015, sottolinea l'Istituto di statistica, l'aumento si è praticamente quasi dimezzato, risultando poco più della metà di quanto si è registrato nel 2015. A dicembre l'indice delle retribuzioni orarie rimane invariato rispetto al mese precedente e aumenta dello 0,4% nei confronti di dicembre 2015.

Terremoto, quando lo Stato latita: ecco le brigate della solidarietà


Carlos Santana with John McLaughlin - Live in Switzerland 2016 [HD, Full Concert]

Ecuador, dieci anni di Rafael Correa.

Appena trascorsi i festeggiamenti per i dieci anni della “Rivoluzione di Cittadinanza”, un bilancio dei risultati raggiunti dalla presidenza Correa, tra i successi e le occasioni mancate.

sbilanciamoci.info Andrea Cori, Salvatore Monni

Appena trascorsi i festeggiamenti per la década della Revolución Ciudadana (Rivoluzione di Cittadinanza) è tempo di riavvolgere il nastro e tirare le somme sui risultati raggiunti dalla presidenza Correa, di analizzarne i successi e le occasioni mancate.
Risultati immagini per CorreaRafael Correa, una vita negli scout e un dottorato negli USA, non incarnava probabilmente nell’immaginario collettivo la figura del classico rivoluzionario, eppure dopo anni d’instabilità politica, gravi crisi sociali ed economiche è stato capace di intraprendere e guidare un processo di cambiamento del Paese senza precedenti. La pietra miliare del movimento fu la Costituzione di Montecristi (2008), tra le più moderne e inclusive dell’America Latina, in grado di recepire per la prima volta le istanze della popolazione indigena (il 7 % della popolazione dell’Ecuador) e di elevare la Natura a soggetto di diritto. La prima mossa fondamentale della presidenza Correa fu la riconquista di una maggiore indipendenza finanziaria attraverso la cancellazione di una parte del debito estero con un processo di rinegoziazione che fece scuola.

E’ un altro mondo, bellezza!

Roma, la Piattaforma Sociale Eurostop terrà la sua assemblea nazionale. I temi in discussione indicano la necessità e l'obiettivo di un passaggio politico importante, con di una tabella di marcia conseguente.
 
img-lamostraAlle spalle ci sono scelte e iniziative che in qualche modo hanno segnato “l'anno politico” appena concluso. Dalle due giornate nazionali contro la guerra e la Nato di gennaio e marzo, nel deserto totale di mobilitazioni su questo tema; al convegno di Napoli in maggio, che ha discusso la campagna sull'Italexit dall'Unione Europea e l'euro e lanciato le mobilitazioni di autunno sul referendum costituzionale, sfociate nella due giorni del No sociale del 21-22 ottobre e la sconfitta del governo Renzi. Un bilancio niente affatto negativo dunque.
Ma Eurostop ha deciso di misurarsi con sfide all'altezza dei tempi di ferro e di fuoco che ci è toccato di vivere. A cominciare dalla madre di tutte le contraddizioni: chi è il nemico da battere per ridare una prospettiva alle esigenze di cambiamento politico e sociale?
Su questo, nel campo della sinistra tradizionalmente intesa, le risposte sono diventate inevitabilmente divisive.
Da tempo le forze politiche, sindacali e sociali che hanno animato la Piattaforma Eurostop, hanno indicato i tre apparati del vincolo esterno – Unione Europea, Eurozona e Nato – come il nemico da battere e le strutture da dissolvere, lavorando per la fuoriuscita del nostro paese da queste tre organizzazioni. A sinistra invece si continua a confondere – spesso inspiegabilmente – l'idea di Europa con l'Unione Europea e i suoi trattati; una perdurante fesseria, erede di un europeismo asettico e assunto, senza alcuna analisi critica, come destino manifesto.

“Rompere l’Unione Europea. Un obiettivo politico e sindacale”.


 hnfjmfdgdtDomani c'è questa assemblea, a partire dalle ore 10, al centro sociale Intifada a Roma. Volevo prima di tutto domandarti quale è il contributo che Usb porta a questa assemblea.
 
Diciamo che la Usb è un sindacato impegnato nel sociale; impegnato, oltre che sindacalmente – cioè nel senso classico della parola – è impegnato ormai da tempo, da anni, nell'ambito del lavoro sui territori, nell'ambito del sociale, anche laddove il lavoro non è quello classico ma è riferito ad una platea, chiamiamola così, molto più ampia, che non riguarda solamente il lavoro ma anche il non lavoro. Quindi Eurostop è di fatto una coalizione, una piattaforma; non una forza politica vera e propria. E quindi ha al suo interno anche l'apporto forte, determinato, convinto dell'Unione Sindacale di base. Questo rapporto, chiaramente, si è evoluto nel tempo, nel senso che Eurostop è nato da più di un anno. Eurostop ha, nel suo dna, la critica e la proposta della rottura dell'Unione europea; quindi questo è l'elemento fondante che ha caratteristiche politiche, sociali e sindacali.
E' abbastanza evidente, e come Usb lo diciamo ormai da anni, che la gabbia dell'Unione europea deve essere rotta, deve essere spezzata, perché è quella che ormai costruisce le dinamiche, le leggi, le normative, gli approcci istituzionali, governativi e aziendali al mondo del lavoro. Non esiste più una legislazione nazionale che, in qualche modo, faccia da bilancino tra le indicazioni europee e il mondo del lavoro. Esiste solamente il Parlamento che, di volta in volta, accetta pedissequamente tramite il governo e su indicazione del governo, quelle che ormai sono imposizioni da parte della Unione europea che hanno riflessi nel mondo politico, nel mondo sociale, ma soprattutto hanno riflessi nella vita quotidiana di tutti e, chiaramente, anche dei lavoratori.

Lavorare meno, lavorare tutti!

http://www.controlacrisi.org


Negli ultimi decenni il mercato del lavoro italiano è stato al centro di numerosi interventi legislativi. Tuttavia la scelta di perseguire politiche di moderazione salariale attraverso interventi di riduzione del cuneo fiscale ha avuto un impatto minimo sulla ripresa dell’occupazione e sulla riduzione della disoccupazione. Non fa eccezione a questa tendenza di lungo periodo la […]

Negli ultimi decenni il mercato del lavoro italiano è stato al centro di numerosi interventi legislativi, che con tonalità diverse hanno individuato nell’eccesso di rigidità della regolamentazione dei rapporti di lavoro e del sistema di relazioni industriali il freno alla competitività dell’economia nazionale. Le riforme promosse negli ultimi 20 anni hanno condiviso l’esigenza di intervenire sul costo del lavoro, ritenuto eccessivo e causa dei bassi tassi di occupazione e della crescita della disoccupazione strutturale. Tuttavia, la scelta di perseguire politiche di moderazione salariale, attraverso interventi di riduzione del cuneo fiscale e di ampliamento dei margini di flessibilità per le imprese, ha avuto un impatto minimo sulla ripresa dell’occupazione e sulla riduzione della disoccupazione. Non fa eccezione a questa tendenza di lungo periodo la riforma promossa dal governo Renzi, nota come Jobs Act. Il contenimento del costo del lavoro, lungi dal favorire la dinamica della produttività e la competitività dell’economia nazionale, ha agito nella direzione di ridurre ulteriormente lo stimolo agli investimenti privati, accentuando il ricorso a forme di lavoro precario e a bassa qualificazione. L’esplosione dei voucher o “buoni lavoro” si inserisce in questo solco che ha visto i governi di centrodestra e centro-sinistra convergere su una politica di moderazione salariale, favorendo processi di sostituzione di lavoro stabile con forme di impiego precarie e prive di tutele.

L’assemblea nazionale di Eurostop. La diretta.

16402143_1595595363861355_1057492741_n Il testo della relazione introduttiva di Giorgio Cremaschi.
Foto di Patrizia Cortellessa
Il link alla diretta:
http://www.ustream.tv/channel/controvideo


 
16358830_1595602840527274_788601526_n1) La globalizzazione liberista in questi anni è sembrata diventare un dato della natura. Il mondo è così e non ci sono alternative. Anche la contestazione Noglobal di quindici venti anni fa pareva sconfitta. Così alla fine le élites hanno potuto diffondere la loro narrazione, che giustificava ogni distruzione di diritti sociali e del lavoro nel nome della competizione nella economia globale. E anche una parte di chi contestava le ingiustizie sociali e le devastazioni ambientali conseguenti finiva per accettare l'ineluttabilità della globalizzazione, per ammirarla persino in alcuni casi.
Invece la globalizzazione è entrata in crisi. Non come volevamo e speravamo, ma è comunque entrata in crisi e oggi i suoi apologeti appaiono improvvisamente vecchi nostalgici dell'ancièn regime..
La ragione economica della crisi della globalizzazione sta nell'incepparsi del suo stesso meccanismo di fondo: il corrispondere della crescita vorticosa della ricchezza finanziaria con alti ritmi di sviluppo trainati dalla Cina, dall'India e dai paesi emergenti. Si è così inceppato il meccanismo di compensazione sociale che la globalizzazione liberista aveva costruito nei paesi più ricchi. Gli avanzi della ricchezza accumulata dalle élites non sono più caduti dalla loro tavola,per poter essere nutrimento di tutti gli altri. Il ceto medio e la classe operaia dei paesi occidentali hanno subito una regressione gigantesca nelle condizioni di reddito e sociali, mentre la povertà di massa è dilagata. E alla fine si è disintegrato il consenso ed il sistema di potere economico politico e culturale si è trasformato in élites contestate e rifiutate dal popolo. La crisi della globalizzazione è al tempo stesso economica, sociale e di consenso politico. Se pensiamo che tutte le principali istituzioni e organizzazioni mondiali, e gran parte dei sistemi politici e eel,e lassi dirigenti sono stati plasmati dalla globalizzazione liberista, cominciamo ad intravvedere lo sconquasso che si prepara.

La storia di "Old man Trump", la canzone di Woody Guthrie contro il padre di Donald Trump.

WOODY GUTHRIE FRED TRUMPChi lo conosce, però, preferisce chiamarlo semplicemente Woody. Rimasto solo in giovane età, Woody, chitarra in spalla e armonica in tasca, lascia l'Oklahoma, sua terra di origine, e comincia a viaggiare in lungo e in largo per gli Stati Uniti. Sua sorella era morta in un incidente per colpa di una stufa esplosa in casa, la madre ricoverata per una grave malattia e il padre morto in circostanze mai chiarite.
Vive alla giornata, fa qualsiasi lavoro gli venga proposto. E comincia a scrivere canzoni. Protagoniste dei suoi testi sono le persone che incontra, perlopiù lavoratori, operai, gente che combatte per arrivare alla fine del mese, vittime di una società che li ha relegati in un angolino dove si è accumulata la ruggine delle acciaierie e delle fabbriche, luoghi che lui conosce molto bene. La musica che scrive lui la considera un'arma. I suoi proiettili sono le storie, storie di scioperi e di lotta sociale. La sopravvivenza dell'uomo qualunque.

venerdì 27 gennaio 2017

sono trascorsi ormai quasi 5 anni dalla scomparsa del dr. renato bentivegna. Lo ricordiamo con un post del 2013...

 domenica 27 gennaio 2013


CAMPAGNANO: IN RICORDO DI RENATO BENTIVEGNA

E’ trascorso circa un anno dalla morte di Renato, ha lasciato un gran vuoto. E’ stato un uomo giusto, speciale,  di grande generosità ed umanità, con grande curiosità nei confronti della vita ed incline a superare i pregiudizi. Per me un amico.

IMPERDIBILE il momento in cui Diego Fusaro distrugge il Massone Monti!

Ricerca, i veri problemi? Procurarsi un hard disk da 52 euro

da il fattoquotidiano.it

Ecco un esempio di quali siano le difficoltà di “fare ricerca” oggi in Italia.
Recentemente, dovevo eseguire con la mia collega Laura l’analisi di un campione di sangue tramite uno strumento molto sofisticato,l’Nmr (Risonanza Magnetica Nucleare). Questa tecnica si può impiegare in numerose applicazioni, per esempio: determinare la struttura dei composti chimici di sintesi o isolati dalle sostanze naturali come potenziali farmaci; monitorare i metaboliti nelle urine dei pazienti che hanno assunto una determinata medicina; capire il funzionamento delle “macchine molecolari”, l’area di ricerca nella quale è stato assegnato il Nobel 2016 per la Chimica. In totale, uno strumento Nmr (400 MHz) costa circa 400.000 euro ed è usato costantemente non da uno solo, ma da numerosi ricercatori.
Per mantenere il campo magnetico ogni sei mesi devono essere ricaricati circa 60 litri di elio liquido (del costo di circa 1000 euro) e ogni settimana circa 60 litri di azoto liquido (circa 100 euro), indipendentemente se si utilizzi o meno lo spettrometro, altrimenti questo si “spegne” e per riattivarlo occorrono decine di migliaia di euro. Una parte del tempo macchina è dedicato a contratti esterni, che possono fruttare all’università pubblica qualcosa come 100.000 euro l’anno.
La mia collega Laura aveva particolarmente fretta di eseguire l’analisi e si è tolta il suo sangue. Arrivati allo strumento, si è bloccato tutto. Dopo una veloce diagnosi, il problema è stato individuato nell’hard disk del pc che controlla tutto lo spettrometro. L’hard disk si può sostituire facilmente al costo di 52 euro. Come ottenerlo? Una volta, esisteva un piccolo fondo cassa che permetteva di rimborsare alcune spese urgenti tipo questa.
Adesso, la procedura è la seguente:

un pò di pazienza

Un po’ di pazienza

Più crisi, meno democrazia: l’élite “deve” sottometterci

http://www.libreidee.org

Carlo FormentiNon era il caso di illudersi: la vittoria del No nel referendum che ha bocciato la “riforme” renziane «non rallenterà gli sforzi delle élites per de-democratizzare il sistema politico», dal quale «decenni di controrivoluzione liberal-liberista hanno già espunto molti elementi di democrazia». Al contrario, sostiene Carlo Formenti, gli sforzi in questa direzione si moltiplicheranno «perché per le caste politiche, economiche, accademiche, e per il sistema dei media che le sostiene, la distruzione di quanto resta della democrazia è questione di sopravvivenza». Già dopo il referendum, nel giro di qualche giorno, «questa fin troppo facile previsione ha ottenuto numerose conferme». Per Formenti, la tesi che i “nemici dellademocrazia” difendono sempre più apertamente, e senza troppi giri di parole, è la seguente: «Visto che le condizioni socioeconomiche che hanno favorito l’ascesa dei “populismi”sono destinate a durare, non resta che modificare le regole del sistema politico in modo tale da poterlo governare a prescindere dal fatto che esso ottenga il consenso – e un riconoscimento di legittimità – da parte della maggioranza dei cittadini».
L’ipotesi di combattere le cause dell’impoverimento di massa e della disuguaglianza, scrive Formenti su “Micromega”, non viene nemmeno presa in considerazione, «quasi si trattasse di fenomeni “naturali”». Meglio dunque ricorrere al comodofantasma del “populismo”, «termine che continua a essere usato in modo propagandistico, senza alcuno sforzo di analisi politologica e senza compiere distinzioni ideologiche, mischiando nello stesso calderone Trump e Sanders, Maduro e Marine Le Pen, Podemos e la Lega, l’M5S e i neonazi tedeschi». Se tale è lo scenario, tanto vale ridurre ulteriormente gli spazi di democrazia, cambiando le regole, in modo da rendere superflua l’approvazione popolare. Un esempio, dice Formenti, viene dal “New York Times”, dove Eduardo Porter auspica leggi speciali e riforme che diano più potere al governo, «dopo essersi chiesto se globalizzazione, mutamenti demografici e rivoluzione culturale abbiano eroso il consenso del popolo americano nei confronti della “democrazia del libero mercato”, al punto da indurlo a votare per un uomo come Trump (Sanders non è nemmeno citato!), che ha fatto campagna sostenendo che il sistema serve gli interessi di un’élite cosmopolita contro quelli della gente comune».