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help consumatoriAutore:
redazione
L’Italia
dei pendolari viaggia a diverse velocità. Ogni giorno quasi cinque
milioni e mezzo di persone prende il treno per studio o lavoro: è una
crescita molto piccola rispetto allo scorso anno (più 0,2%) ma nasconde
molte differenze territoriali. I pendolari viaggiano sui treni e
aumentano laddove il servizio c’è e funziona. E non dappertutto
funziona. Basti pensare che ogni giorno in tutto il Meridione circolano
meno treni regionali che nella sola Lombardia. Negli anni sono aumentate
le differenze fra le diverse aree del paese e fra le diverse regioni.
Tanto che una cartina geografica dell’Italia “riproporzionata” sui
servizi su ferro rappresenta il Sud in modo microscopico. Insomma: nel
Meridione i servizi sono pochi e sono diminuiti di oltre il 20% dal
2010.
La fotografia è del rapporto annuale di Legambiente
Pendolaria 2016, presentato ieri a Palermo. “Abbiamo scelto di
presentare Pendolaria a Palermo quest’anno – ha commentato Edoardo
Zanchini, Vicepresidente di Legambiente – proprio perché sono il Sud e
le città le emergenze dei trasporti nel nostro Paese. Cambiare e
migliorare la situazione che vivono ogni giorno milioni di pendolari
deve diventare una priorità, non solo per ridurre differenze e
recuperare ritardi, ma perché è un grande investimento sul futuro del
Paese”.
Ogni giorno i pendolari su treno italiani sono quasi 5,5
milioni. Fra questi, sono 2milioni e 832mila sono quelli che
usufruiscono del servizio ferroviario regionale (divisi tra 1,37 milioni
che utilizzano i convogli di Trenitalia e gli altri 20 concessionari) e
2milioni e 655mila quelli che prendono le metropolitane presenti a
Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Brescia e Catania. Nel 2016 il
numero dei pendolari del treno è aumentato di poco: +0,7% rispetto al
2015 per il trasporto ferroviario e +0,6% per quello metropolitano.
“La
crescita dei pendolari è però un dato con differenze macroscopiche –
spiega Legambiente – perché aumenta dove il servizio non è stato
tagliato e dove sono stati realizzati investimenti nell’acquisto di
nuovi treni, come in Lombardia dove sono arrivati a 712mila (con un
+1,3%), in Emilia-Romagna (+3%) e in Alto Adige (dove sulle linee
riqualificate con treni nuovi sono triplicati, da 11.000 nel 2011 a
quasi 32.000). Mentre continua a calare in Regioni dove dal 2010 a oggi
sono stati realizzati solo tagli ai servizi (in Calabria -26,4% treni in
circolazione e -31% passeggeri, in Campania -15,1% treni e -40,3%
passeggeri, in Piemonte –8,4% e -9,5%) e nelle città dove il servizio è
scadente, con sempre meno treni e sempre più vecchi come a Napoli sulla
Circumvesuviana (le corse sono state ridotte del 30% dal 2010) o sulla
Roma-Ostia Lido”.
In questi anni sono stati chiusi oltre 1.120
chilometri di linee ferroviarie, cui vanno aggiunti 412 km di rete
ordinaria che risulta “sospesa” per inagibilità dell’infrastruttura,
come per la Trapani-Palermo, la Gemona-Sacile, la Priverno-Terracina, la
Bosco Redole-Benevento e la Marzi-Soveria Mannelli in Calabria. In
Molise non esiste più un collegamento ferroviario con il mare: da
qualche mese sono scomparsi i treni che dal 1882 collegavano Campobasso
con l’Adriatico e con Termoli. In tutto sono 1.532 km di linee
ferroviarie su cui non esiste attualmente alcun servizio passeggeri.
Dal
rapporto emergono le disuguaglianze fra le diverse aree del paese. E le
diverse politiche seguite: in alcune realtà la situazione è migliorata,
in altre è decisamente peggiorata perché sono stati tagliati anche i
treni Intercity e a lunga percorrenza, mentre si investe molto sull’alta
velocità. Per l’associazione ambientalista “la sfida fondamentale del
trasporto ferroviario in Italia si gioca al Sud e nelle città”. Ed è
nelle città che il trasporto su ferro evidenzia il ritardo dell’Italia
rispetto al resto d’Europa. Basti ricordare che il totale di km di
metropolitane in Italia è di 234,2 km, paragonabile a quella di singole
città europee come Madrid (291,5) e Londra (464,2), Parigi (219,5 km) e
Berlino (147,5 km), che hanno inoltre progetti di sviluppo per aumentare
il numero di persone trasportate. E basti guardare il ritardo
accumulato dalla Capitale: Roma nel 2016 non ha visto realizzare alcun
tratto di metro o linee di tram, e al momento l’unico progetto
finanziato riguarda il prolungamento (3,6 chilometri) della metro C fino
a Colosseo. Se si considerano i cantieri in corso della metro, a Roma
si dovranno attendere 80 anni per recuperare la distanza dalle altre
città europee (in termini di metropolitane ogni 1.000 abitanti).
La
seconda emergenza, prosegue Legambiente, è il Sud, dove circolano meno
treni, più vecchi e più lenti. Ogni giorno in tutto il Meridione
circolano meno treni regionali che nella sola Lombardia e dal 2010
quelli regionali si sono ridotti del 21,9% e a questi tagli vanno
sommati quelli degli Intercity. Per fare un esempio, le corse quotidiane
dei treni regionali in tutta la Sicilia sono 429 contro le 2.300 della
Lombardia. Inoltre, i treni sono più lenti e l’età media dei convogli al
Sud è nettamente più alta: 20,3 anni rispetto ai 14,7 del Nord e ai
17,2 della media nazionale.
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mercoledì 25 gennaio 2017
"Al Sud meno treni che in tutta la Lombardia". I dati sconvolgenti sulla mobilità nel rapporto "Pendolaria" di Legambiente. Con la scusa della crisi tagliati più di 1.500 km di linee
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