Domani c'è questa assemblea, a partire
dalle ore 10, al centro sociale Intifada a Roma. Volevo prima di tutto
domandarti quale è il contributo che Usb porta a questa assemblea.
Diciamo che la Usb è un sindacato
impegnato nel sociale; impegnato, oltre che sindacalmente – cioè nel
senso classico della parola – è impegnato ormai da tempo, da anni,
nell'ambito del lavoro sui territori, nell'ambito del sociale, anche
laddove il lavoro non è quello classico ma è riferito ad una platea,
chiamiamola così, molto più ampia, che non riguarda solamente il lavoro
ma anche il non lavoro. Quindi Eurostop è di fatto una coalizione, una
piattaforma; non una forza politica vera e propria. E quindi ha al suo
interno anche l'apporto forte, determinato, convinto dell'Unione
Sindacale di base. Questo rapporto, chiaramente, si è evoluto nel tempo,
nel senso che Eurostop è nato da più di un anno. Eurostop ha, nel suo
dna, la critica e la proposta della rottura dell'Unione europea; quindi
questo è l'elemento fondante che ha caratteristiche politiche, sociali e
sindacali.
E' abbastanza evidente, e come Usb lo diciamo ormai da anni,
che la gabbia dell'Unione europea deve essere rotta, deve essere
spezzata, perché è quella che ormai costruisce le dinamiche, le leggi,
le normative, gli approcci istituzionali, governativi e aziendali al
mondo del lavoro. Non esiste
più una legislazione nazionale che, in qualche modo, faccia da
bilancino tra le indicazioni europee e il mondo del lavoro. Esiste
solamente il Parlamento che, di volta in volta, accetta pedissequamente
tramite il governo e su indicazione del governo, quelle che ormai sono
imposizioni da parte della Unione europea che hanno riflessi nel mondo
politico, nel mondo sociale, ma soprattutto hanno riflessi nella vita
quotidiana di tutti e, chiaramente, anche dei lavoratori.
Questo è il
perché della nostra forte determinazione a portare avanti i progetto di
Eurostop. D'altra parte, cito solo le ultime due esperienze fatte con
Eurostop: la grande manifestazione del 22 ottobre, che seguiva – appunto
– lo sciopero generale che avevamo indetto come Usb, quindi la doppia
giornata del 21 e 22 ottobre e poi l'apporto che abbiamo dato, forte –
anche se poi è stato offuscato dai media – con il “No sociale” al
referendum. Due momenti che hanno dato una spinta ancora maggiore al
progetto di Eurostop. Forse uno o due anni fa, le nostre posizioni
sull'Europa erano considerate quasi avveniristiche, quasi da pazzi, oggi
ci sembra che invece queste posizioni siano maggioranza, o quasi
maggioranza, nel paese reale, quindi nella gente. E ormai anche
l'esperienza della Gran Bretagna, nonostante sia andata in maniera
diversa, e tutta l'esperienza del No al famoso referendum in Grecia,
dimostrano che la gente non ne può più di questa Europa basata
esclusivamente sulle banche, sulla finanza, sui grandi gruppi
industriali. Questo è di fatto il nostro No, il nostro convinto apporto
ad Eurostop.
Dopo aver incassato un risultato
ottimo come quello del referendum del 4 dicembre, il progetto dunque
riparte con la giornata di domani (28/1, ndr)… Ma c'è già anche un
appuntamento per il 25 marzo sempre qui a Roma, giusto?
Sì, già abbiamo fissato l'appuntamento
del 25, in occasione dell'anniversario dei Trattati di Roma. Noi
speriamo che la manifestazione sia la più ampia possibile. Non abbiamo
problemi né come Eurostop, ma anche come Usb, a confrontarci anche con
altri soggetti che intendono costruire quella giornata. E' evidente che
il nostro obiettivo – l'uscita dall'Unione europea – non può, se non
strumentalmente, essere accostato ad altri obiettivi di cambiamento
parziale o ad accorgimenti per tentare di modificare l'Unione europea.
Noi crediamo che ormai sia irriformabile. Noi, come Usb, probabilmente
nella giornata precedente, il 24, terremo un confronto a livello europeo
con altri sindacati che fanno parte, come noi, della Federazione
Sindacale Mondiale (Fsm); allargandola però anche ad altri soggetti
sindacali europei. Proprio per costruire anche dal punto vista sindacale
– non solo da quello politico generale – un approccio comune con questi
paesi e quindi con questi sindacati fratelli.
Chiarissimo. Ci risentiremo sicuramente per parlarne, intanto ti ringrazio per essere stato con noi.
Grazie a voi.
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