global project
23 / 1 / 2017
Il
4 dicembre, con la sconfitta di Renzi al referendum, è giunto al
termine un processo di mobilitazione importante, vincente, capace di
affermare le ragioni del NO con forza nel corpo sociale. Un percorso che
può rivendicare di aver contribuito alla grande espressione di sfiducia
e rifiuto verso un sistema di potere che sembrava monolitico.
Messo
Renzi in panchina, la continuità del governo precedente è garantita non
solamente sul piano politico, ma anche dal protagonismo di alcune
figure cardine, come Poletti, Padoan, Boschi e lo stesso Gentiloni. Sono
tutt’ora in vigore Piano Casa, Buona Scuola, Sblocca Italia e JobsAct, i
provvedimenti simbolo di un governo Renzi del quale vogliamo cancellare
l’eredità attraverso la mobilitazione sociale.
Siamo
di fronte a un governo che stanzia miliardi di euro per salvare le
banche mentre lascia al loro destino i giovani che vivono di voucher,
continua a finanziare le grandi opere senza prevedere il ripristino di
condizioni di vita minimamente accettabili per le popolazioni colpite
dai terremoti e dal maltempo, saccheggia e devasta i territori senza
invece metterli in sicurezza.
Siamo di fronte ad un
governo che, come dimostra la stessa figura di Gentiloni, è totalmente
prono alle politiche dell’Unione Europea. Politiche che prevedono
austerità, che promuovono nuovi inaccettabili Cie e promettono un futuro
devastante sia per chi vive all’interno dei suoi confini militarizzati
sia per chi quei confini cerca legittimamente di oltrepassarli, spesso a
costo della vita.
Il 25 Marzo la stessa Unione Europea
porterà le sue figure istituzionali più importanti a Roma per una
cerimonia commemorativa dei 60 anni dei Trattati Europei, in uno
scenario politico dove ai poteri forti della finanza continentale si
affiancano altrettanto insopportabili pulsioni sovraniste, reazionarie e
xenofobe.
Quella giornata, al di là del suo carattere
meramente evocativo sul piano storico, sarà la passerella per
istituzioni neoliberali europee che sono irriformabili nella forma e
nella sostanza.
Quel giorno vogliamo che quel pezzo di
“NO sociale”, espressosi al referendum, porti con determinazione la voce
delle tantissime persone che ogni giorno si vedono espropriare
ricchezze e potere decisionale dagli Stati e dalla governance europea.
Il
25 Marzo dovrà essere, allora, una giornata radicale di lotta e di
conflitto, un passaggio capace di potenziare quel legame sociale e quei
percorsi comuni di lotta che sono in grado di alimentarsi a vicenda in
una processualità aperta e inclusiva.
Dovrà esserlo a
partire dalle energie di un soggetto giovanile che ha espresso un forte
NO al governo, delle comunità territoriali in lotta che mettono in
condivisione percorsi di autonomia, delle migliaia di donne che si
mobilitano contro la violenza maschile a partire dalla messa in
discussione del proprio ruolo sociale, dei migranti che subiscono i
soprusi della Bossi-Fini e del business dell’accoglienza e che sono
costretti a vivere sulla propria pelle quel regime dei confini imposto
dall’Unione Europea.
Con lo stesso spirito raccogliamo
l’appello che punta a contestare il vertice G7 previsto a Taormina per
il 27 maggio prossimo; attraverseremo l’importante sciopero globale
delle donne dell’8 marzo, in Italia convocato dalla rete “Non una di
meno”, rilanciamo gli appuntamenti di mobilitazione dei lavoratori delle
campagne in lotta; così come vogliamo che il mese di mobilitazione
lanciato a marzo dalla rete Abitare Nella Crisi sia capace di riportare
all’ordine del giorno il tema della resistenza e dell’attacco ai
processi di impoverimento.
.. sin da ora ci mettiamo in movimento!
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