sabato 30 aprile 2016

La pensione anticipata sostituisce la pensione di anzianità


http://www.pensionioggi.it/dizionario/pensione-anticipata

La pensione anticipata è il trattamento previdenziale che può essere conseguito a prescindere dall'età anagrafica dai lavoratori iscritti alla previdenza pubblica. Per il triennio 2016-2018 è necessaria un'anzianità contributiva di 41 anni e 10 mesi per le donne e di 42 anni e 10 mesi per gli uomini.

La Pensione Anticipata

Il dizionario di Pensioni Oggi
La Pensione Anticipata è il trattamento pensionistico erogato dall'AGO, dalla gestione separata e dai fondi sostitutivi ed esclusivi che può essere raggiunto al perfezionamento del solo requisito contributivo indipendentemente dall'età anagrafica del beneficiario. Sostituisce, dal 2012, la pensione di anzianità.
L'istituto ha eliminato il requisito dell'età minima introdotto dalla legge 243/2004 ed ha previsto un sistema di disincentivazione che si realizza attraverso una riduzione del rateo in relazione al tempo mancante per il raggiungimento di un limite minimo di età fissato in 62 anni dalla legge 201/2011.

Parma, Pizzarotti è il primo sindaco antiproibizionista d’Italia: firma la legge per la legalizzazione della cannabis

http://www.ilfattoquotidiano.it

Non sarà di certo l’unico a farlo, ma per ora il primato è suo:Federico Pizzarotti è il primo sindaco italiano a mettere la faccia per la legalizzazione della cannabis.
Il 29 aprile, a una settimana dall’apertura della campagna promossa dal comitato “Legalizziamo.it”, il primo cittadino di Parma ha sottoscritto la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per regolamentare la produzione, il consumo e la commercializzazione della cannabis e dei suoi derivati. “Non ho mai fatto uso di marjuana, ma i tempi del proibizionismo sono passati”, ha detto il sindaco 5 stelle prima di firmare, a margine del consiglio comunale, il documento di fronte al capogruppo Marco Bosi e a Luca Marola, portavoce del coordinamento growshop nazionali che da anni si occupa di queste tematiche.
Per Pizzarotti si tratta di una “battaglia di civiltà e legalità: civiltà perché non è più un tema da giovani sballati nel momento in cui paesi come Svizzera, Austria e Stati Uniti hanno legalizzato vendita e uso – ha spiegato – Legalità perché si sottrae denaro allacriminalità organizzata e si tolgono carcerazioni e pene inutili. La politica in Italia è sempre stata indietro rispetto alla società civile, noi vorremmo dare l’esempio del fatto che si può fare 

Stiglitz: inglesi, scappate dall’Ue e non firmate il tossico Ttip

http://www.libreidee.org

Joseph StiglitzPer la Gran Bretagna sarebbe meglio lasciare l’Unione Europea, se il Trattato Transatlantico sul commercio e gli investimenti entrerà in vigore: lo ha dichiarato l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz. Lo riferisce il sito di “Russia Today”, citando l’intervento di Stiglitz a un recente seminario organizzato a Londra da John McDonnell, “cancelliere-ombra” del Labour Party. «Penso che le restrizioni imposte dal Ttip sarebbero talmente di ostacolo all’attività del governo, che questo mi farebbe riflettere nuovamente se davvero l’adesione all’Ue sia stata una buona idea», ha detto Stiglitz, secondo cui il Trattato Transatlantico rappresenta «una generale riscrittura delle regole in assenza di discussione pubblica», per cui «i pericoli per la nostra società sono molto significativi». Il Ttip creerà la più grande zona di libero scambio al mondo, abbattendo tariffe doganali: mentre chi lo propone sostiene che l’accordo incoraggerà gli investimenti e creerà posti di lavoro, i suoi critici mettono in guardia sul fatto che consentirà alle aziende di fare causa ai governi stranieri che minacciano i loro profitti.
Punto centrale dell’accordo commerciale Usa-Ue, scrive “Voci dall’Estero”, è infatti la “Clausola di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato” (Isds), che darebbe alle aziende il potere di citare in giudizio i governi quando i politici introducono norme che potrebbero far diminuire i loro profitti. «I dettagli di queste clausole sono spesso avvolti nel segreto, e messi a punto in sessioni clandestine». Zero trasparenza: il Ttip interferisce con il diritto dei governi sovrani di governare nell’interesse pubblico, e potrebbe legare le mani a chi deve stabilire le regole. Dati delle Nazioni Unite rivelano che le imprese statunitensi hanno già rastrellato miliardi di dollari facendo causa ai governi nazionali, fino ad oggi: «Solo a partire dal 2000, le aziende americane hanno fatto causa agli Stati in base ad accordi di libero scambio in 130 distinte occasioni». La Philip Morris ha citato in giudizio l’Australia e l’Uruguay perché avevano fatto inserire avvertenze sui rischi per la salute sui pacchetti di sigarette. «Ogni volta che fate approvare un regolamento contro l’amianto o qualsiasi altra cosa, potete essere citati in giudizio», avverte Stiglitz.

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Giulio Regeni: cosa racconta il corpo del ricercatore ucciso al Cairo nella perizia del medico italiano.

Il regime di al-Sisi sulla verità tace. Ma il corpo di Giulio Regeni ha parlato, e ciò che ha detto è un atto d’accusa oggettivo che nessun tentativo di insabbiamento o di mediazione potrà affievolire o smentire.



Duecentocinquanta pagine di dati contro una dozzina di cartelle di constatazioni generiche nemmeno tradotte in inglese o italiano, tanto pesa la perizia medico legale svolta a Roma dal professor Vittorio Fineschi rispetto a quella fatta al Cairo. Con la conferma che Giulio è stato torturato “professionalmente” per cinque o sei giorni, contro una relazione che non trae alcuna conclusione e non nomina mai la parola “tortura” per lasciare volutamente aperto un ventaglio di ipotesi: esattamente quelle su cui si è via via esercitato il regime egiziano nel tentativo maldestro di sottrarsi alle proprie responsabilità, dall’incidente stradale fino al pestaggio.

Globalizzazione: la vendetta degli sconfitti.

44960La globalizzazione nei paesi avanzati sta fallendo: chi la sostiene dovrebbe ammettere che ha fatto vittime. Wolfgang Münchau pubblica sul Financial Times la spiegazione alternativa a quella mainstream: la causa della crisi non sono gli Stati che non hanno fatto le “riforme” necessarie a renderli più competitivi. Nessun dato avvalla questa tesi. La realtà è che le inevitabili crisi legate alla globalizzazione non sono state governate dagli Stati, nell’idea che la globalizzazione e l’integrazione europea avrebbero fatto del bene a tutti. Non siamo nel momento migliore per stringere un accordo come il TTIP o fare ulteriori liberalizzazioni, ammonisce Münchau. La globalizzazione e l’appartenenza all’Eurozona hanno danneggiato non soltanto alcuni gruppi sociali, ma intere nazioni. Se i politici non si muoveranno di conseguenza, sicuramente lo faranno (lo stanno già facendo) gli elettori. 


La globalizzazione sta fallendo nei paesi occidentali avanzati, dove questo processo, già osannato con l’idea che avrebbe fatto del bene a tutti, ora affronta un contraccolpo politico.
Perché? Il punto di vista dell’establishment, perlomeno in Europa, è che gli Stati abbiano trascurato di mettere in atto le riforme economiche necessarie per renderci più competitivi a livello globale.
Vorrei proporre una lettura alternativa. Il fallimento della globalizzazione in Occidente in realtà dipende dall’incapacità delle democrazie di governare gli shock economici che inevitabilmente derivano dalla globalizzazione — come la stagnazione dei salari reali medi per due decenni. Un altro shock è stata la crisi finanziaria globale — una conseguenza della globalizzazione — e il suo impatto permanente sulla crescita economica a lungo termine.

Primo maggio contro.

Due anime percorrono questo Primo Maggio. Una è quella di regime. Essa è ben simboleggiata dalla orribile pubblicità di Cortina, che usa Pelizza da Volpedo per chiamare alle ultime discese sui suoi costosi impianti di sci. È l’assorbimento consumistico della festa dei lavoratori, come purtroppo è già in gran parte avvenuto per l’8 marzo.

IMG_1655Contribuiscono sicuramente a questa distruzione del senso della giornata appuntamenti come il Concertone di Roma. Questo spettacolo promosso da CGIL CISL UIL e concordato censura per censura con le autorità della Rai, ha il compito rappresentare un momento di svago che non confligge con nessuno, men che meno con chi il lavoro lo sfrutta.
E che la parola sfruttamento sia invece quella più necessaria oggi ce lo dicono da ultimi i dati dell’INAIL, che proprio alla vigilia della festa dei lavoratori ci informano che coloro che sono rimasti uccisi sono il 16% in più rispetto all’anno scorso. 1200 sono le vittime degli omicidi per il mercato, la competitività, la precarietà, lo sfruttamento.
Chi lavora, chi riesce ad uscire dalle sabbie mobili della disoccupazione di massa dove affondano tutti i principi della democrazia, è sottomesso allo sfruttamento perché subisce il più brutale dei ricatti. O mangi sta minestra o salti dalla finestra, questa è la antichissima e brutale filosofia che regola oggi i rapporti di lavoro.

Sanità: tagli, mazzette e cure a caro prezzo. E l’aspettativa di vita cala.

Profilo bloggerPurtroppo, ma era prevedibile, è arrivata la prova del nove: la speranza di vita in Italia nell’ultimo anno è calata e tutto sembra indicare che questa tendenza sia destinata a proseguire nel tempo.



Medico, professore presso l'Università degli Studi di Milano
ospedale 675Dopo i dati dell’Istat che certificava nel 2015 ben 54.000 decessi in più del 2014, dopo i dati Ocse che mostravano un grave e veloce calo della qualità della vita degli ultra 65enni dovuto al peggioramento delle condizioni di salute, dopo l’allarme di Altroconsumo che documentava come nell’ultimo anno circa il 40% delle famiglie italiane ha rinunciato ad almeno una delle cure necessarie per tutelare la salute dei propri componenti, è arrivata oggi la pubblicazione dei risultati di una ricerca “Osservasalute” condotto dall’osservatorio sulla Salute delle regioni. Lo studio, coordinato da Walter Ricciardi, certamente non sospetto di essere un pericoloso estremista, né per essersi mai distinto nella critica all’attuale governo, conferma per il 2015 sul 2014, un calo della speranza di vita per gli uomini da 80,3 a 80,1 anni e per le donne da 85,0 a 84,7.
Le ragioni di tale situazione non sono particolarmente difficili da identificare.

Innanzitutto i tagli delle risorse destinate alla sanità che sono diminuite dell’1% all’anno negli ultimi tre anni: ad esempio tra il personale, a causa del blocco del turnover, nel 2013 ogni 100 dipendenti andati in pensione i nuovi assunti sono stati 85,6 e nel 2012 il numero era ancora più basso raggiungendo solo il 68,9%. Inoltre la disponibilità di posti letto nel 2014 era per gli acuti del 3,04 per 1000 abitanti e dello 0,58 per mille per lungodegenze e riabilitazione, numeri decisamente inferiori a quelli previsti dalla legge.
Ma il vero scandalo che ci colloca negli ultimi posti tra i Paesi Ocse è quel 4,1% (dato del 2013) della spesa sanitaria destinata alla prevenzione.

Garanzia Giovani, dossier di Adapt a due anni dal lancio: “Flop annunciato, 600mila persone rimaste a mani vuote”.

Compleanno amaro per il piano europeo avviato nel 2014. Per il quale l’Italia ha ricevuto 1,5 miliardi da Bruxelles. A dirlo è il nuovo report del centro studi sul lavoro fondato da Marco Biagi.

Garanzia Giovani, dossier di Adapt a due anni dal lancio: “Flop annunciato, 600mila persone rimaste a mani vuote”

 “Infranti i sogni di quei ragazzi che hanno creduto al governo”, dice il direttore scientifico Michele Tiraboschi. Fra improbabili annunci pubblicati sul portale del ministero guidato da Giuliano Poletti, pagamenti in ritardo e la scarsa trasparenza delle Regioni. A fronte di 897mila iscritti ci sono solo 300mila proposte di tirocini e stage.
Speranze tradite. Annunci improbabili. Pagamenti in ritardo. E nessuna prospettiva per il futuro. Quello di Garanzia Giovani sarà un compleanno amaro. Domenica il piano europeo di contrasto alla disoccupazione giovanile, per il quale l’Italia ha ricevuto 1,5 miliardi di euro da Bruxelles (un quarto dell’intera somma stanziata per gli Stati con un tasso di giovani fra i 15 e i 24 anni che non studiano né lavorano superiore al 25%), compirà infatti due anni. Lanciata simbolicamente il 1° maggio 2014, giorno della festa del lavoro, nel nostro Paese la Youth Guarantee si è però rivelata un fallimento. Anzi, “un flop annunciato da rimettere il prima possibile nel cassetto”, come la definisce Michele Tiraboschi, docente di Economia all’università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore scientifico di Adapt, che in un nuovo report ha analizzato lo stato dell’arte del piano. Con giudizi tutt’altro che positivi.
PORTE CHIUSE – Perché “resta difficile riporre ora in un cassetto, assieme ai sogni di gloria di una rinnovata festa del lavoro aperta a quanti ne sono sempre stati esclusi, anche quella massa di giovani italiani che ha creduto alla parola del governo scrive il numero uno del centro studi sul lavoro fondato da Marco Biagi –. Un vero e proprio esercito di giovani di belle speranze che hanno preso sul serio la promessa di una ‘garanzia’ iscrivendosi al programma e mettendosi pazientemente in coda a una porta che, però, per la maggioranza di loro, è rimasta chiusa alimentando rabbia e delusione”. Perché “i numeri parlano chiaro ed è davvero difficile trovarne una interpretazione positiva – aggiunge –. Se si guarda l’evoluzione dei tassi di occupazione e disoccupazione giovanile e del numero di Neet (cioè i giovani che non studiano né lavorano, ndr) emerge chiaramente come non vi sia stata nessuna significativa inversione di tendenza a partire dal 1° maggio 2014”.

A Pisa la Panzer-Division di Renzi spranga tutto ciò che trova a portata: ferito un videoreporter. E' l'Internet Day!!!

Mattinata ad alta tensione a Pisa fuori dal Cnr, dove si è celebrato l'Italian Internet Day, ovvero 30 anni dalla prima connessione italiana con la rete.
Renzi alla fine ha preferito fare il collegamento virtuale, mentre la ministra Giannini è sbarcata in città ripetendo le solite favolette sull’importanza della ricerca italiana, prevalentemente affidata ai precari.
Il bilancio finale degli scontri è di alcuni contusi: due sono manifestanti, appartenenti all'area antagonista, un altro è un agente colpito a una gamba. Tra i contusi anche il videomaker di Repubblica.it, Andrea Lattanzi che, al telefono, spiega di aver ricevuto un colpo al volto, "forse con un manganello, e uno alla schiena", mentre stava riprendendo i momenti di tensione. Insomma, “manganelli sudamericani” a quanto pare che travolgono pure gli addetti del mass media system. Circa mille persone persone, collettivi studenteschi, centri sociali, movimenti per la casa, 'No Tav', 'Usb' e 'Cobas', hanno voluto esprimere il proprio proprio dissenso nei confronti di Matteo Renzi e del Governo dietro lo slogan 'Contestiamo Renzi'. "Renzi ha paura- ha detto una manifestante a Rainews- Avrebbe dovuto essere qui in un evento che celebrava la rete, quando la rete e' proprio il nemico giurato di Renzi, che scappa. Il 'Ciaone' degli esponenti del Pd lo rispediamo al mittente. Ciaone Renzi, che ormai non si presenta a interventi pubblici". Un altro manfiestante, leggermente ferito alla testa durante gli scontri, sempre a Rainews ha detto: "Tutto questo e' successo per difendere il teatrino che celebra il Governo Renzi- ha detto- La Polizia ha caricato piu' volte e a freddo. Qui ci sono persone differenti, da vittime del 'salvabanche' a studenti, ai lavoratori. Questo Governo non ha piu' nessuna legittimita', si e' ricoperto di scandali e corruzione". La Polizia, ha ribadito, "ci ha caricato per impedirci anche solo di avvicinarci al Cnr. Continueremo a stare qui, cercheremo di raggiungere il nostro obiettivo e far sentire la nostra voce".

giovedì 28 aprile 2016

Nazim Hikmet

Io sono comunista

Io sono comunista
Perché non vedo una economia migliore nel mondo che il comunismo.
Io sono comunista
Perché soffro nel vedere le persone soffrire.
Io sono comunista
Perché credo fermamente nell'utopia d'una società giusta.
Io sono comunista
Perché ognuno deve avere ciò di cui ha bisogno e dare ciò che può.
Io sono comunista
Perché credo fermamente che la felicità dell'uomo sia nella solidarietà.
Io sono comunista
Perché credo che tutte le persone abbiano diritto a una casa, alla salute, all'istruzione, ad un lavoro dignitoso, alla pensione.
Io sono comunista
Perché non credo in nessun dio.
Io sono comunista
Perché nessuno ha ancora trovato un'idea migliore.
Io sono comunista
Perché credo negli esseri umani.
Io sono comunista
Perché spero che un giorno tutta l'umanità sia comunista.
Io sono comunista
Perché molte delle persone migliori del mondo erano e sono comuniste.
Io sono comunista
Perché detesto l'ipocrisia e amo la verità.
Io sono comunista
Perché non c'è nessuna distinzione tra me e gli altri.
Io sono comunista
Perché sono contro il libero mercato.
Io sono comunista
Perché desidero lottare tutta la vita per il bene dell'umanità.
Io sono comunista
Perché il popolo unito non sarà mai vinto.
Io sono comunista
Perché si può sbagliare, ma non fino al punto di essere capitalista.
Io sono comunista
Perché amo la vita e lotto al suo fianco.
Io sono comunista
Perché troppe poche persone sono comuniste.
Io sono comunista
Perché c'è chi dice di essere comunista e non lo è.
Io sono comunista
Perché lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo esiste perché non c'è il comunismo.
Io sono comunista
Perché la mia mente e il mio cuore sono comunisti.
Io sono comunista
Perché mi critico tutti i giorni.
Io sono comunista
Perché la cooperazione tra i popoli è l'unica via di pace tra gli uomini.
Io sono comunista
Perché la responsabilità di tanta miseria nell'umanità è di tutti coloro che non sono comunisti.
Io sono comunista
Perché non voglio potere personale, voglio il potere del popolo.
Io sono comunista
Perché nessuno è mai riuscito a convincermi di non esserlo.
Nazim Hikmet
Composta venerdì 6 aprile 2012
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-150737?f=a:677>

Nuovi Referendum. Voglia di decidere. Una stagione di referendum per rivendicare democrazia politica ed economica.

L’arroganza a cui ci ha abituato Renzi ha contribuito a far esplodere la voglia di democrazia diretta: dal voto di ottobre sulla riforma costituzionale alle raccolte firme su legge elettorale, scuola, lavoro e ambiente. Una stagione di referendum e leggi di iniziativa popolare per rivendicare democrazia politica ed economica.



micromega di Alessandro Somma
Il referendum trivelle è fallito, boicottato e colpito a morte da un esecutivo che ha fatto di tutto per impedire il raggiungimento del quorum. Ha iniziato rifiutando l’accorpamento con le elezioni amministrative di giugno, che avrebbe oltretutto fatto risparmiare trecento milioni di Euro. Ha proseguito con una campagna di vera e propria disinformazione e mistificazione sulla portata del quesito, propagandando falsità come la sicura perdita di migliaia di posti di lavoro. E ha concluso in bellezza invitando all’astensione: opzione fuori dalla Costituzione, dove si prevede il quorum per misurare il reale interesse dei cittadini sul quesito referendario, e non anche per trasformare la diserzione delle urne in un’arma politica.

Renzi ha festeggiato a modo suo il macabro successo: ha gettato benzina sul fuoco, dichiarando che il referendum è fallito perché la demagogia non paga, e accusando i media di averla alimenta. È stata una reazione arrogante, tanto da suonare se possibile più odiosa e urticante della sconfitta referendaria. Tutto questo mentre si è appena aperta una stagione di iniziative referendarie che comprendono il voto di ottobre sulla riforma costituzionale, ma anche la raccolta di firme per i questi sulla legge elettorale, la scuola, il lavoro e l’ambiente, oltre che per alcune leggi di iniziativa popolare in materia di lavoro e di diritto allo studio.

Tortura, Ilaria Cucchi lancia la petizione on line per far approvare la legge entro quest'anno.

"Per Stefano, per Giuseppe, per Marcello, per Giulio, per Riccardo e per tutti gli altri: approviamo il reato di tortura in Italia entro il 2016!". E' la petizione lanciata da Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, l'uomo morto sette anni fa mentre era nelle mani delle forze dell'ordine a pochi giorni dal suo arresto per questioni legate a sostanze stupefacenti. 

controlacrisi.org fabio sebastiani
"Mi chiamo Ilaria, ho 42 anni e 2 figli. Mio malgrado, sono molte le persone che mi conoscono in questo Paese - scrive Ilaria nella petizione -. Sanno - perché da sette anni ormai non mi stanco di ripeterlo - che sono in ottima forma fisica e che sono viva. Al contrario di mio fratello, che pesava quanto me ma che vivo non è più. Mio fratello Stefano, quello "famoso". Perché morto tra sofferenze disumane quando era nelle mani dello Stato e, soprattutto, per mano dello Stato".
"Nell'ottobre del 2009 non mi hanno pestato, non mi hanno rotto a calci la schiena, non ho avuto per questo bisogno di cure mediche. Non mi hanno torturato. Sono viva. Sono viva e combatto con una giustizia che ha dimenticato i diritti umani", continua Ilaria.

Denis Verdini al Nazareno: venerdì l'incontro con i vertici del Pd per siglare un nuovo patto.

VERDINI RENZIL'incontro è fissato per domani in tarda mattinata. Previsto in un primo tempo al Nazareno, è stato spostato alla Camera, dopo che la notizia è circolata e ha alimentato già le prime polemiche: "E' previsto un normale incontro alla Camera con Ala a livello parlamentare - dice il vicesegretario dem Lorenzo Guerini - per un confronto sull'agenda dei prossimi appuntamenti parlamentari". Definita anche la composizione delle delegazioni. Ad accogliere l’ex plenipotenziario di Berlusconi ci dovrebbero essere il sottosegretario Luca Lotti, con cui Verdini ha una consuetudine, e il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. Almeno per ora lo schema è questo. Un nuovo Nazareno, insomma. Perché ormai è chiaro che Ala è stabilmente in maggioranza. E i suoi numeri, al Senato, sono destinati a crescere nelle previsioni di Verdini, considerata la crisi irreversibile di Forza Italia. Nei Palazzi ormai deputati e senatori hanno pure perso la voglia di scherzare: “Ormai, siamo dei morti. Qua non rientra più nessuno”.

TTIP, il marketing dei sostenitori.

STOP TTIPNon esce dalla retorica consueta pro-mercato, l'articolo di Andrea Montanino su La Stampa del 26 aprile: "Perché serve l'accordo sul commercio". In un momento in cui ci sarebbe bisogno di un confronto reale, concreto su opportunità e rischi del partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP), l'accordo di liberalizzazione negoziato tra Ue e Stati Uniti, la comunicazione dei sostenitori diventa quasi marketing, dipingendo come una panacea un trattato che, come ogni liberalizzazione che si rispetti, avrà vincitori e vinti.

campagna stop TTIP
L'opposizione che sta crescendo è innanzitutto transatlantica. Non c'è alcun rischio di antiamericanismo nascosto, come dimostrano le molte realtà della società civile statunitense, così come del mondo politico americano a partire da Sharon Treat recentemente venuta in Italia per descrivere i rischi del TTIP, ma molte voci che sempre più chiedono trasparenza e soprattutto approfondimento serio sui temi in campo.
Montanino parla di aumento del Pil, ma purtroppo omette molto, nel suo tentativo di rendere accettabile l'indigeribile. L'aumento dello 0,48% di prodotto interno lordo (medio, quindi con un contributo molto variabile dai vari comparti economici) nei più accreditati studi è previsto al 2027, dopo un'implementazione di 10 anni, considerando la conclusione dei negoziati e la ratifica del trattato al 2017, e solo nelle condizioni ottimali (100% di tariffe tagliate e 25% delle barriere non tariffarie eliminate). I dati medi, come ogni cittadino di media cultura sa, nascondono molte informazioni e non dicono che a fronte della crescita di alcuni settori vi sarà una contrazione di altri.

Ttip: importeremo carne americana, trattata con gli ormoni. E addio made in Italy.

Profilo bloggerSe c’era ancora qualche dubbio che il Ttip potesse portare qualche beneficio al settore agroalimentare italiano che pure oggi, in assenza del trattato, è molto apprezzato e presente nel mercato Usa, oggi è il giorno della verità.

Campagna Stop TTIP Italia di Monica Di Sisto 
Germania, proteste per la visita di Obama ad Hanover
Un nuovo rapporto europeo, pubblicato in contemporanea in 17 Paesi europei e negli Usa dall’ong internazionale Friends of the Earth Europe, con il supporto di Fairwatch per l’Italia, mette in fila tutti gli studi econometrici ufficiali d’impatto più recenti del Ttip sul settore agroalimentare europeo, e le somme che tira sono tutt’altro che rassicuranti.

Il rapporto “Contadini europei in svendita – I rischi del Ttip per l’agricoltura europea rivela come il Ttip possa rappresentare per esso una vera e propria minaccia. Il Ttip aumenterà le importazioni dagli Stati Uniti, con un vantaggio per le grandi imprese Usa fino a 4 miliardi di euro, mentre avrà pochi benefici e e per pochissimi grandi produttori europei, la maggior parte del settore industriale. il contributo dell’agricoltura al Pil europeo potrebbe diminuire dello 0,8%, con conseguente perdita di posti di lavoro, quello statunitense aumenterebbe dell’1,9%. Una vera e propria ristrutturazione del mercato che avrebbe effetti anche sulla gestione del territorio e sulle caratteristiche del tessuto produttivo agricolo europeo e italiano.
Ma vediamo alcuni effetti previsti, settore per settore. Tutti gli studi analizzati prevedono che, se le tariffe dell’Ue saranno eliminate come previsto, ci saranno aumenti significativi delle importazioni di carne bovina statunitense verso l’Europa, che varranno fino a $ 3,20 miliardi. Gli allevamenti di manzo europei che producono carne di alta qualità, sono considerati particolarmente a rischio. Nel settore del latte e dei latticini, già particolarmente colpito a livello nazionale, si prevede che le esportazioni Usa aumentino fino a 5,4 miliardi di dollari in più, mentre quelle europee al massimo di 3,7 miliardi di dollari. Per tutti i produttori di latte europei di verificherà, al tempo stesso, una ulteriore caduta dei prezzi interni già oggi decisamente stracciati. 

Lauriano Po: la sindaca sotto processo per aver tutelato il suo territorio.

Profilo bloggerUno dei sogni di un ambientalista è che un terreno da edificabile ritorni agricolo. Ed i sogni talvolta si realizzano. Di rado, ma può capitare. Anzi, è capitato. Dove? A Lauriano Po, un piccolo comune del torinese adagiato fra la pianura del Po e le colline del basso Monferrato.

Ambientalista e avvocato
Peccato che, a seguito dell’adozione del provvedimento, il sindaco oggi abbia un processo penale in corso. Mosso dalla curiosità e dalla singolarità del caso, di cui alcuni quotidiani hanno anche dato notizia, sono andato a trovare il sindaco di questo piccolo comune, Matilde Casa. Ne valeva la pena. Leggete qui.
Lauriano-PoLa giunta da lei guidata (formate da sole donna, caso unico in Italia) è al secondo mandato. Nel programma elettorale un punto di forza è stato la tutela del territorio, in un comune che non avverte certo il bisogno di avere nuove edificazioni: la popolazione è in decremento e su 750 immobili esistenti ben circa 200 sono vuoti. Tanto era convinta la giunta di tale decisione che essa ha rinunciato ad un finanziamento regionale di 400.000 euro per la costruzione ex novo di una scuola, ed ha invece preferito ristrutturare un immobile già esistente. Ma, soprattutto, essa ha deciso di convertire delle aree dichiarate edificabili dal vecchio piano regolatore in aree agricole. Una in particolare, subito fuori dal centro abitato: un’area di un po’ più di due ettari, dove “dovevano” essere realizzate qualcosa come quaranta villette. Meglio, l’architetto, già marito di una signora proprietaria di parte dei terreni, auspicava di realizzarci quaranta villette. Non è avvenuto, ed egli (anziché ricorrere al Tar contro il provvedimento) ha invece denunciato il sindaco, il tecnico comunale ed il segretario comunale, sostanzialmente con l’accusa di avere  volontariamente arrecato un danno allo stesso ed alla sua ex moglie, ambedue costituitisi parte civile. Il reato di cui all’accusa è perciò labuso d’ufficio, previsto dall’art. 323 del codice penale. Pena da comminarsi: da uno a quattro anni di reclusione.

Benessere: questa società si regge sui nostri vizi. E lo chiamano progresso.

Profilo bloggerHo 86 anni, mi perdonerete ma non riesco più a capacitarmi di quello che vedo. Sembriamo diventati tutti dei prodotti, dei numeri, delle variabili di bilancio. Tutti sommersi da immagini insignificanti. La dimensione interiore sembra come evaporata. Io vorrei che qualche grande filosofo mi rispondesse: può esistere una società senza etica? Davvero è questa la dimensione futura? Questa indifferenza generale la chiameremo benessere?

Imprenditore del tessile

za1Io credo che non ci possa essere benessere per una società che fa leva sui peggiori istinti, ma il sistema ormai per reggere ha bisogno dei nostri vizi. Quanta pubblicità si vende sul corpo di un bambino vittima di un delitto efferato? A questo siamo arrivati. Ma è intollerabile per chi ha ancora un residuo di umanità! E’ intollerabile che milioni di bambini muoiano di fame e noi li vogliamo andare a produrre in laboratorio a Los Angeles. O che si spremano di tasse i cittadini, persino i più disagiati, mentre le élite trasferiscono miliardi a Panama. E’ intollerabile che coloro che hanno provocato, con le loro bombe, il fenomeno dei migranti ora li facciano morire in mare o sversare a milioni in paesi europei che non li potranno mai accogliere tutti. Stati che pretendono di esportare la democrazia e praticano la pena di morte e assegnano una pistola a ogni cittadino maggiorenne.

Università del contadino, a scuola da chi ha inventato un mestiere (che esiste da sempre).

Profilo bloggerNel prossimo futuro, dobbiamo immaginare nuove sfide e nuovi orizzonti. Il pianeta su cui viviamo è sempre più affollato e bisogna ripensare a come reinventare le conoscenze della tradizione insieme alle più innovative scoperte recenti, per rispondere meglio alle nuove sfide globali. Possiamo e dobbiamo alleggerire il nostro impatto sul pianeta. Lo sforzo deve essere quello di trovare soluzioni compatibili con i bisogni del nostro pianeta.

Ricercatore in Microbiologia ambientale e autore
Germania, proteste per la visita di Obama ad HanoverIn questi ultimi anni ho avuto la fortuna di conoscere persone che hanno saputo reinventare le conoscenze agricole esplorando nuovi campi del sapere umano, unendo scienza e un ottimo mix di senso pratico e creatività.
Li definisco i “nuovi contadini” persone che hanno inventato un mestiere partendo dalle conoscenze della tradizione per innovarle e creare un futuro sostenibile in cui nuove soluzioni aiuteranno l’uomo a ridurre il suo impatto sul pianeta. Non pensate all’agricoltura tradizionale. Soprattutto non pensate all’agricoltura intesa come “coltivare la terra e allevare”. I nuovi contadini sono nuovi mestieri, qualcuno li ha chiamati green job, ma io preferisco la definizione di contadino, che contiene in sé il saper creare anche una relazione con il proprio territorio. Così con la mia associazione Nostrale abbiamo pensato di creare una “Università del Condatino”, dove i docenti sono appunto questi nuovi contadini.

Dopo il Jobs Act arriva il Social Act: la prosecuzione della guerra contro i poveri con altri mezzi.

Dopo il Jobs Act  è ora la volta del Social Act sostanziato in quel piano nazionale di contrasto alla povertà attualmente al vaglio delle Commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera : “Disegno di legge delega al Governo per il contrasto alla povertà, il riordino delle prestazioni e il sistema degli interventi e dei servizi sociali”.

welfareMolti aspetti del suddetto piano sembrano riflettere quei tratti essenziali della riforma delle politiche attive del lavoro (Dgl150/2015) contenuta nel Jobs Act  ed anticipati nella fallimentare “Garanzia Giovani”. Insomma, dopo i giovani Neet, dopo i disoccupati , è ora la volta dei poveri. Ancora una volta, ci troviamo dinanzi più ad un’ operazione di maquillage che di sostanziale aggressione al fenomeno della povertà diffusa; più una risposta alle richieste della Commissione che non ai 4 milioni di cittadini in povertà assoluta  ( 6,8% della popolazione) cui si sommano i 7 milioni 815 mila persone (12,9%) , in stato di povertà relativa. A decreti approvati ci diranno – come già accaduto – che per la prima volta il Governo si impegna a combattere la povertà; ci parleranno di misure di protezione sociale universalistiche illudendo chi versa in condizioni di povertà di poter uscire da quella condizione, per poi scoprire, alla prova dei fatti, che nulla di tutto ciò era stato programmato. Ma per poter comprendere il senso di questo provvedimento, districandosi tra apparenza e verità, tra confusioni lessicali e pratiche dibattute tra  i pochi addetti ai lavori, è bene subito precisare elementi di contesto che aiutano tutti noi a comprendere la reale portata di questo provvedimento e i suoi beneficiari.
Di quali poveri si sta parlando?

Europa e “mezzogiorni”. Un’intervista a Joseph Halevi.

maxresdefault (2)Qualche settimana fa abbiamo posto delle domande a Joseph Halevi su crisi, Europa e “mezzogiorni”. Abbiamo cominciato dal tema più attuale e più discusso, quello della crisi europea. Oramai, dopo l’accettazione dei memoranda da parte del governo Tsipras e dopo la sconfitta dell’ala sinistra di Syriza, si parla poco della Grecia. Si discute di un’ulteriore sforbiciata delle pensioni greche, tra le più basse d’Europa, su suggerimento delle istituzioni europee. Considerato che la strategia della “disobbedienza dei trattati” non è attuabile, abbiamo chiesto a Halevi come possono reagire le sinistre europee (quello che ne rimane) evitando la degenerazione nazionalistica degli apologeti della svalutazione e della monetizzazione dei disavanzi. La sua risposta, ricca ed intensa, sarà pubblicata in due parti. Ne proponiamo la prima.


Risposta di Joseph Halevi
Grecia, Europa ecc.
Premessa: penso che per il 90% l’esito e l’iter stesso della vicenda greca siano stati del tutto indipendenti dalla posizione del governo allora in carica. Tuttavia considero Yanis Varoufakis responsabile della catastrofe negoziale. È stato lui ad impostare l’intera strategia dei negoziati con l’Eurogruppo. Questa consisteva nel trasferire dentro il negoziato le illusorie promesse elettorali di Syriza basate sulla ricontrattazione del debito e la fine dell’austerità e sul mantenimento della Grecia nell’eurosistema. Due promesse incompatibili dati i rapporti di forza al 100% contro la Grecia. Quindi non c’è mai stata disobbedienza dei Trattati da parte della Grecia.
Secondo me sia a livello mondiale che europeo non si può reagire per niente. Sul piano mondiale non si può fare nulla se non si mandano allo sfascio certe istituzioni. Nel lontano passato la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario venivano additati come gli strumenti di assoggettamento dei paesi del Terzo Mondo. Ma da vent’anni c’è l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC-WTO) che è mille volte peggio e riguarda tutti i paesi. L’OMC è un organismo giuridico globale, costruito come strumento legale e ministeriale per le grandi società contro gli Stati. Perché contro gli Stati? Per attaccare le legislazioni statali che garantiscono quei diritti sociali che le grandi società considerano contrarie ai loro interessi. Il processo è continuo e non ne parla nessuno salvo poi scandalizzarsi per i Trattati Transatlantico e Transpacifico che non sarebbero stati possibili senza le normative OMC. La forza dell’OMC sta nel fatto che gli Stati, che l’hanno creata appunto, sono favorevoli all’esistenza di un organismo globale che li attacchi sui punti deboli dal punto di vista dei gruppi monopolistici. Il movimento altermondialista è nato proprio nel quadro della critica all’OMC+FMI. Concettualmente poco consistente, è scomparso quando i meccanismi soggiacenti alla formazione dell’OMC si sono messi veramente a macinare paesi e popolazioni, e quando Lula disse “basta giocare, ora che sono Presidente devo fare la persona rispettabile agli occhi del capitale” chiudendo, tra l’altro, la kermesse annuale di Porto Alegre.

Gli assassini sono tra noi.

Il presidente del consiglio Renzi è in questo periodo è solito dire: “È finito il tempo in cui….” e poi prosegue con l’obiettivo del momento, siano i diritti del lavoro, la salvaguardia dell’ambiente, il ruolo della magistratura, quello del parlamento e quanto altro.


20160426_162221_351C9A22.jpg_997313609Ora potrebbe ben affermare: È finito il tempo in cui si continuava a maturare una aspettativa di vita sempre più alta.
Infatti, secondo il meticoloso rapporto 2015 di Osservasalute, quest’anno per la prima volta dal dopoguerra la popolazione italiana subirà un calo nell’aspettativa di vita. Nel 2014 essa era di 80,3 mesi, l’anno dopo è scesa a 80,1 mesi. Due mesi in meno a persona, che moltiplicati per i sessanta milioni di italiani fanno 120 milioni. 10 milioni di anni rubati a tutta la popolazione del nostro paese. Il più grande furto di vita dalla fine della guerra. La notizia dovrebbe avere i titoli a cinque colonne su tutti giornali, dominare telegiornali e talkshaw, essere al centro di ogni confronto politico ed economico. Ma sappiamo già che non sarà così, perché parlare sul seri di questo dato terrificante costringerebbe a discutere sul serio della sue cause.
Il calo dell’aspettativa di vita è il più semplice e brutale segno del fallimento di un sistema. Se questo sistema ci fa morire prima vuol dire che sta andando contro gli interessi naturali di fondo della specie umana. Una specie che ha raggiunto con la scienza, la tecnica, le conoscenze economiche e sociali, gli strumenti per vivere di più, e che improvvisamente si trova di fronte all’inversione di un percorso di secoli. Secondo gli autori della ricerca negli ultimi 15 anni abbiamo consumato tutti i progressi dei 40 anni precedenti. Guarda caso abbiamo l’Euro e le politiche che lo sostengono proprio da 15 anni.

Risparmio, l'allarme dei consumatori: "Il 70% delle sofferenze causate dalle imprese e non dalle famiglie".

“In mancanza di una riforma seria della governance bancaria che coinvolga anche Poste Italiane con il Bancoposta ed il risparmio cooperativo, la situazione dei risparmiatori diventerà sempre più critica”.
Questo quanto affermato dal Movimento Difesa del Cittadino (MDC) in seguito alla riunione delle associazioni dei consumatori svoltasi presso Banca d’Italia. Durante la riunione sono stati presentati i nuovi controlli sulla funzionalità degli uffici reclami di banche e società finanziarie e della nuova disciplina del bail in.
L’associazione di consumatori ha sottolineato come oltre il 70% delle sofferenze bancarie siano causate dalle imprese e non dalle famiglie, cui invece sono stati fatti investire i risparmi in azioni, obbligazioni, fondi immobiliari ed assicurazioni indicizzate in contrasto con il proprio profilo di rischio, come accertato da Consob su Poste Italiane e proprio da Bankitalia ad esempio con Banca Marche.
“Sentir parlare il regolatore di “procedure di reclamo più efficienti” solo ora, suona come una beffa per i risparmiatori: sia per quelli che hanno già subito la perdita di tutto o parte del patrimonio, sia per coloro che erano del tutto inconsapevoli del rischio delle proprie banche, alcune delle quali subissate da crediti deteriorati (NPL)”, dicono dall’associazione.

INCLUSIONE SOCIALE. Così i nuovi Psr (Piani di Sviluppo Rurali) "adottano" l'agricoltura sociale

Vai al sitoDal laboratorio delle prime esperienze alla recente legge nazionale: prende forma più compiuta un modello innovativo al servizio della collettività - Una sfida condivisa da tutte le Regioni.

pianetapsr.it Francesca Giarè
Il 2015 è stato un anno importante per l'agricoltura sociale (AS): a settembre la Legge 141 è entrata in vigore, dopo un percorso interessante di discussione al Parlamento che ha coinvolto, in audizioni e incontri di vario tipo, molti soggetti a diverso titolo coinvolti nel settore; i PSR approvati definitivamente dalla Commissione europea prevedono tutti, anche se in misura diversa, interventi per la promozione e la valorizzazione dell'AS. Il livello di attenzione di operatori agricoli e sociali, amministratori regionali e locali, associazioni, organizzazioni professionali e parti della società attente alle pratiche più innovative e sostenibili si è, di conseguenza, notevolmente alzato. Rimane, tuttavia, un po' di confusione su ciò che l'AS rappresenta oggi in Italia e su come potrebbe svilupparsi nei prossimi anni, anche grazie all'intervento delle politiche.




martedì 26 aprile 2016

“Al diavolo Regeni!”

  http://enricocampofreda.blogspot.it/
Non rompete, siamo stufi di lui. Anzi andasse al diavolo!” dice fra una raffica di parole e un’altra Ranja Yassen, conduttrice televisiva de “l’evento quotidiano”, così è definito il canale dal quale lancia il suo sermone laico. Il soggetto dello sfogo è Giulio Regeni, il fantasma che s’aggira sull’Egitto torturatore di Al Sisi. Secondo la graffiante opinionista  la vicenda  prende una piega inaudita a livello internazionale e lei sbotta: “E’ un complotto! come se Regeni fosse l’unico omicidio del mondo”.

Classe Operaia.


Classe Dirigente e Politica. Pubblicità in televisione: lo Stato ama Mediaset.

Pubblicità in televisione: lo Stato ama Mediaset.

Lo Stato ama Mediaset. Un articolo del Fatto Quotidiano, riportando i dati dell'istituto Nielsen, sottolinea che nel 2015 dei 3 milioni spesi per la pubblicità istituzionale, 1,25 sono andati all'azienda della famiglia Berlusconi. Alle altre tv private, ovvero Sky e La7, solo 275mila euro.

Il dato più eclatante, secondo il Fatto, arriva da Palazzo Chigi.
Per lo scorso anno, la Presidenza del Consiglio ha stanziato 770mila euro. Nessuna differenza di risorse con il 2014. È il modo di spesa che cambia. Agli inizi del 2014 c'era Letta a Palazzo Chigi, poi il fiorentino l'ha defenestrato: soltanto 44mila euro dei 770mila sono andati a Mediaset. Il 2015 è un anno renziano in purezza: il flusso di denaro verso Cologno Monzese ritorna efficace, 329mila euro su 770mila. Ai concorrenti, da Sky a La7, un po' di spiccioli. Poi c'è la solita mancia per Internet (117mila) che, senza scartabellare edotte analisi, raggruppa una platea più estesa.
Anche il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin e quello del Lavoro, Giuliano Poletti, hanno scelto maggiormente Mediaset.
La Lorenzin ha acquistato pubblicità per 844mila euro e l'ha divisa così: 420mila per Mediaset, 40mila per la7, 19mila per Discovery e 9mila per Sky. Il collega Poletti ha utilizzato in esclusiva il Biscione: 699mila euro in totale e dunque 416mila a Mediaset.
Sempre sul Fatto Quotidiano, viene sottolineato come anche le grandi multinazionali pubbliche preferiscano Mediaset.
Nel 2015 Enel ha investito oltre 17,5 milioni di euro: 13,1 con Enel Energia e 4,4 con Enel Roma spa. Il denaro per le emittenti proviene da Enel Energia. Cologno Monzese, anche se i bagordi del passato sono terminati, incassa 5,1 milioni di euro contro i 2,3 dati alla televisione pubblica. (...) Eni ha tagliato di molto la spesa: dai 23,5 milioni del 2014 ai 16,5 del 2015. E l'ha distribuita in questa maniera: 4,5 milioni di euro al Biscione, 1,3 a Viale Mazzini.
Anche la campagna pubblicitaria per far conoscere la privatizzazione di Poste Italiane ha portato soldi a Mediaset. Ben il 53 per cento dei 7,2 milioni spesi per la tv, ovvero 3,8 milioni sono finiti a Publitalia, la concessionaria di Mediaset.

Mefie nella Capitale. "Botte, ricatti, torture: quelli ti levano la vita". I due pentiti di Ostia fanno tremare il clan.

"Ricatti e torture: quelli ti levano la vita"  I due pentiti di Ostia fanno tremare il clanI testimoni Michael e Tamara,  marito e moglie, hanno raccontato la città ostaggio dei nuovi mafiosi, la famiglia Spada. Un "inferno in terra" a un passo dalla Capitale.



ROMA. Su una piccola strada di Ostia che chiamano "la vietta" si spalancano le porte dell'inferno in terra. Sono due ragazzi che ce l'hanno fatto conoscere, Michael e Tamara. Marito e moglie, tutti e due pentiti. A meno di trenta chilometri dal Campidoglio, in via Antonio Forni - "la vietta" - c'è un mondo ai confini del mondo dove tiranneggiano gli Spada, miserabile tribù criminale imparentata con i Casamonica e acquartierata fra la famigerata piazza Gasparri e quell'Idroscalo dove nel marzo del '75 uccisero Pasolini. Gli Spada, zingari che sono diventati mafiosi in una città nella città soffocata dalla paura.

Comincia così, l'11 gennaio del 2016, la confessione di Michael Cardoni, ventisei anni, vedetta e spacciatore per conto di uno dei clan di Ostia: "Per me è giusto quello che sto facendo, perché quelli ti levano la vita, ti levano tutta la vita". Sua moglie Tamara Ianni, ventisette anni, aveva iniziato a parlare tre settimane prima: "Picchiavano sempre mio marito, lui lo volevano morto e io che mi prostituissi per loro, minacciavano di contagiarmi l'Aids, ci stavano portando via la casa". E non solo quella.

La giustizia è l’utile del più forte? Trasimaco, Socrate e il dottor Davigo.

Alle dichiarazioni di Piercamillo Davigo – la classe dirigente quando delinque fa più vittime di qualunque delinquente di strada – ha risposto, tra gli altri, Bruti Liberati: “Non esiste una magistratura buona contro un’Italia di cattivi”. Il tema della giustizia si fa rovente. L’argomento è antico, Platone gli dedica il primo (e buona parte del secondo) libro della “Repubblica”.


 
micromega di Angelo Cannatà

Il grande ateniese può aiutarci a capire il presente? Credo proprio di sì, più di quanto si possa immaginare. Lo scontro in atto, ormai da molti anni – dicono alcuni – è tra politica e magistratura. Sembra un’ovvietà. La frase contiene, invece, un primo errore. Il magistrato che indaga e processa un politico non commette ingerenza: fa il suo mestiere. È un dato evidente, quanto l’altro: troppi politici odiano essere indagati e provano – con leggi, decreti, stroncature di carriere… – a neutralizzare/bloccare il normale corso della giustizia. Dicono: i giudici parlino con le sentenze (Renzi) ma fanno di tutto affinché non si arrivi a sentenza. Mentono.

Platone giustifica la menzogna (“la nobile menzogna”) se il governante la utilizza a fin di bene. Il bene della Polis, anzitutto: “E se a qualcuno sarà dato il diritto di mentire; questo spetta soltanto a chi ha il governo della città… quando lo esiga l’interesse dello Stato”. Prima di Machiavelli il tema del rapporto tra mezzi e fini è impostato da Platone. Dunque. Dunque, si tratterà di capire, anzitutto, se certi mezzi abbiano o meno come finalità il bene collettivo. Insomma: Renzi, quando difende i banchieri, fa l’utile dei risparmiatori? Quando difende i petrolieri, fa l’interesse della comunità e dell’ambiente?

L’impressione, in verità, è che si schieri sempre coi ceti e le classi e le persone più potenti. Domanda: il Premier considera per caso la giustizia l’utile del più forte? Il tema – ben noto a Platone – è di stretta attualità sia per la posizione lucida e coerente assunta dal presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Davigo, sia per la reazione scomposta che la politica (esclusi i 5Stelle) ha avuto alle sue parole. Molti politici si considerano intoccabili – complice certa stampa –, una vera casta attenta ai propri interessi. È la posizione del sofista nel dialogo con Socrate: dimmi, o Trasimaco, cos’è la giustizia? La giustizia è l’utile del più forte (Repubblica, I, 340 C- 341 C). Troppi fatti vanno in questa direzione: dagli interventi in favore di chi evade; alla depenalizzazione dei reati, alle norme pro impunità: col denaro e buoni avvocati si arriva alla prescrizione (appunto: l’utile del più forte).

Giovani e Lavoro. Una dote da 60 milioni per i giovani agricoltori.

Vai al sitoGli incentivi per l'insediamento degli under 40 sono uno dei pilastri del Piano giovani del Mipaaf assieme al fondo di private equity per le start up e ai mutui a tasso zero - Il ruolo del Business plan.

Il Piano Giovani del Mipaaf 
FONDO DA 20 MILIONI PER LE START UP
Fondo di Private Equity per supportare la nascita e lo sviluppo di start up nel settore agricolo, agroalimentare e della pesca. Importo massimo finanziabile per progetto: 4,5 milioni. Risorse finanziarie disponibili: 20 milioni.
MUTUI A TASSO ZERO
Mutuo a tasso zero a copertura degli investimenti effettuati da giovani imprenditori agricoli. Importo massimo finanziabile per progetto: 1,5 milioni. Risorse finanziarie disponibili: 30 milioni nazionali più 50 milioni dall'accordo BEI - ISMEA.
INSEDIAMENTO DI GIOVANI AGRICOLTORI
Mutuo a tasso agevolato della durata massima di 30 anni per l'acquisto di aziende agricole da parte di giovani che vogliono diventare imprenditori agricoli. Risorse finanziarie: 60 milioni per il 2016. 


pianetapsr.it Andrea Festuccia
Si comincia dall'obiettivo: favorire l'ingresso dei giovani in agricoltura attraverso agevolazioni per l'acquisto di aziende agricole, valorizzandone la competitività.
E, per chiarire subito alcuni concetti, è bene sottolineare l'aspetto dell'acquisto di un'azienda (e del relativo terreno) che è il segno distintivo di questo tipo di Primo insediamento Ismea, alternativo al primo insediamento dei Programmi di sviluppo rurale. Se in tutti e due i casi al giovane serve un Piano di sviluppo, al quale viene "agganciato" il Premio di primo insediamento, la caratteristica del Primo Insediamento Ismea è quella di agganciare il premio (70.000 euro in conto interessi) a un Piano di miglioramento fondiario di una azienda agricola che si va ad acquistare: è Ismea ad approvare o meno la domanda, in base alla sua sostenibilità economico-finanziaria. Il budget è, per questo bando, di 60 milioni di euro.

Tutte le novità del Primo insediamento Ismea sono state illustrate nel corso di una serie di seminari dedicati alle organizzazioni del settore e agli "addetti ai lavori". Negli incontri sono state specificate anche le diverse modalità per le quali si può presentare la domanda: 

Come cambia il welfare italiano.

In che modo si sta trasformando oggi il welfare italiano? E soprattutto, che ruolo giocano in questo processo lo Stato, il Terzo Settore e il sistema finanziario?

sbilanciamoci Franco Abidah
Trasformazione, cambiamento, crisi, sfida, opportunità. È difficile trovare un discorso sul welfare italiano ed europeo che non si apra con una combinazione di queste parole. Nella loro genericità e astrattezza queste parole sono pericolose e tendono a nascondere processi sociali e culturali molto profondi e per nulla generici e astratti. È dunque necessario chiedersi: trasformazione verso quale direzione? Opportunità per chi? Qual è la posta in gioco della sfida? Chi rischia che cosa?
Le recenti vicende politiche nazionali sono ricche di riferimenti a questi processi: la perdurante fedeltà del Governo alle politiche europee di austerità fiscale che impediscono non solo lo sviluppo ma perfino la tenuta delle politiche sociali nazionali e locali; la proposta di introduzione di nuove misure parziali e settoriali per il sostegno ai cittadini che vivono in condizioni di povertà assoluta; il cosiddetto Civil Act che propone un’ulteriore svolta imprenditorial-finanziaria del Terzo Settore. A ciascuna di queste tendenze e iniziative del governo si contrappongono opinioni e proposte alternative: la campagna (Im)patto Sociale, che chiede di escludere le spese sociali dai vincoli del Patto di Stabilità; diverse proposte di forme di sostegno economico universale per le persone in stato di povertà; diverse (per quanto minoritarie) voci critiche del Terzo Settore che chiedono la garanzia di diritti universali piuttosto che l’apertura di mercati sociali.
Ma in che modo si sta trasformando oggi il welfare italiano? Che ruolo giocano in questo processo lo Stato, il Terzo Settore e il sistema finanziario? Per capire la trasformazione in corso occorre tenere presente le caratteristiche del sistema alla vigilia della crisi globale, coerenti con il cosiddetto modello del welfare mix, consolidatosi a partire dagli anni ’80.

La bomba sociale delle pensioni.

Il sistema pensionistico da anni non ha problemi di sostenibilità finanziaria. Eppure le riforme continuano a volerlo usare come un bancomat a favore del bilancio pubblico.
Sono stati sufficienti, nello stesso giorno, un cenno molto vago del ministro del Tesoro sulla possibilità di rendere flessibile l’età di pensionamento e il richiamo del presidente dell’Inps che per ricevere la pensione si possano superare nettamente i 70 anni, per richiamare l’attenzione sul sistema previdenziale. Il fatto è che la combinazione tra l’assetto attuale del sistema pensionistico e le difficoltà del sistema economico di creare posti di lavoro stabili e sufficientemente retribuiti sta creando una bomba sociale ad orologeria, la cui gravità viene percepita in misura crescente con l’avvicinarsi del periodo in cui esploderà se nulla verrà fatto per impedirlo. Finora i giovani sembravano aver trascurato il problema, ma non tanto per “miopia giovanile” quanto perché esso veniva molto dopo la più immediata necessità di trovare un lavoro. Ma diventando progressivamente degli “ex-giovani”, percepiscono che la protratta difficoltà di trovare un’occupazione con reddito stabile pregiudica non solo la loro condizione presente, ma anche quella futura di pensionati che diventa meno lontana. D’altra parte, le riforme pensionistiche degli ultimi anni e gli interventi che si prospettano non riguardano solo il futuro degli attuali giovani, ma anche il presente di chi è più o meno vicino alla pensione (come coloro che l’hanno vista improvvisamente slittare anche di 6-7 anni, a volte rimanendo senza reddito alcuno) o di chi è già pensionato (si pensi al ridotto o eliminato adeguamento della prestazione all’inflazione). Dunque, direttamente o indirettamente è coinvolta l’intera popolazione e la progressiva percezione del problema stimola una crescente sensibilità dell’opinione pubblica.