"Mi chiamo Ilaria, ho 42 anni e 2
figli. Mio malgrado, sono molte le persone che mi conoscono in questo
Paese - scrive Ilaria nella petizione -. Sanno - perché da sette anni
ormai non mi stanco di ripeterlo - che sono in ottima forma fisica e che
sono viva. Al contrario di mio fratello, che pesava quanto me ma che
vivo non è più. Mio fratello Stefano, quello "famoso". Perché morto tra
sofferenze disumane quando era nelle mani dello Stato e, soprattutto,
per mano dello Stato".
"Nell'ottobre del 2009 non mi hanno pestato, non mi hanno rotto a calci la schiena, non ho avuto per questo bisogno di cure mediche. Non mi hanno torturato. Sono viva. Sono viva e combatto con una giustizia che ha dimenticato i diritti umani", continua Ilaria.
Ilaria Cucchi ha promosso la petizione affinche Parlamento e Governo approvino finalmente, ed entro quest'anno, il reato di tortura in Italia. "Stiamo chiedendo all’Egitto verità per Giulio Regeni. Dobbiamo farlo. Ma ricordiamoci che lo facciamo dall'alto del fatto di essere l’unico Paese d’Europa a non avere una legge contro le brutalità di Stato. La Corte di Strasburgo ha già condannato l’Italia per gli orrori del G8 di Genova nel 2001. E ci ha imposto l’introduzione nel nostro codice penale del reato di tortura. Che aspettiamo?", aggiunge Ilariam che sottolinea di voler riaccendere le luci non solo su questioni che riguardano la memoria di Stefano, ma che hanno a che fare con tutti noi. Penso a Giulio Regeni, Giuseppe Uva, Federico Aldrovandi, Riccardo Magherini. "Tutte queste storie, tutte le persone dietro a queste storie ci testimoniano, con la loro morte che è una morte di Stato, che uno Stato di diritto senza diritto è una banda di predoni", conclude Ilaria.
"Nell'ottobre del 2009 non mi hanno pestato, non mi hanno rotto a calci la schiena, non ho avuto per questo bisogno di cure mediche. Non mi hanno torturato. Sono viva. Sono viva e combatto con una giustizia che ha dimenticato i diritti umani", continua Ilaria.
Ilaria Cucchi ha promosso la petizione affinche Parlamento e Governo approvino finalmente, ed entro quest'anno, il reato di tortura in Italia. "Stiamo chiedendo all’Egitto verità per Giulio Regeni. Dobbiamo farlo. Ma ricordiamoci che lo facciamo dall'alto del fatto di essere l’unico Paese d’Europa a non avere una legge contro le brutalità di Stato. La Corte di Strasburgo ha già condannato l’Italia per gli orrori del G8 di Genova nel 2001. E ci ha imposto l’introduzione nel nostro codice penale del reato di tortura. Che aspettiamo?", aggiunge Ilariam che sottolinea di voler riaccendere le luci non solo su questioni che riguardano la memoria di Stefano, ma che hanno a che fare con tutti noi. Penso a Giulio Regeni, Giuseppe Uva, Federico Aldrovandi, Riccardo Magherini. "Tutte queste storie, tutte le persone dietro a queste storie ci testimoniano, con la loro morte che è una morte di Stato, che uno Stato di diritto senza diritto è una banda di predoni", conclude Ilaria.
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