Ecco, il telefono di Denis squilla. E i suoi numeri, già sufficienti a sostituire la sinistra Pd al Senato, sono destinati a crescere. Finora Renzi, lo ha fatto anche nel discorso della scorsa settimana, ha riconosciuto “agli amici di Ala” la coerenza sulle riforme. Il Nazareno con Verdini, su cui le diplomazie lavorano, è formalizzare almeno “l’appoggio esterno” di Ala al governo. Un riconoscimento politico enorme, che legittima il ruolo di Verdini. E, al tempo stesso, prepara l’ingresso organico e rende meno faticose le alleanze locali, come a Napoli dove Ala sta preparando la lista a sostegno della Valente.
E chissà se è un caso che l’accelerazione arriva proprio dopo che a Denis Verdini è arrivato il sesto rinvio a giudizio, il 18 aprile, una settimana prima del discorso di Renzi al senato contro la “barbarie giustizialista”. Si tratta del processo in cui è accusato di bancarotta, per il crac della Società Toscana di edizioni (Ste), che pubblicava il Giornale della Toscana. Il mese prima, il 17 marzo Verdini è stato condannato a due anni per corruzione per il caso della Scuola dei Marescialli, sempre a Firenze. Il senatore è sotto processo anche per il crac di una ditta che avrebbe dovuto ricevere 4 milioni di euro del Credito cooperativo fiorentino. Gli altri tre dibattimenti riguardano il cosiddetto “affare P3”, la plusvalenza nella vendita di un appartamento a Roma, e la bancarotta dello stesso Credito cooperativo fiorentino, il processo più temuto. Quando si consumò la separazione tra i due, Silvio Berlusconi ai suoi disse: “Ora che ha bisogno di protezione giudiziaria sulla procura di Firenze si mette all’ombra del governo”.
A microfoni spenti, lo sussurrano anche i malpancisti di Ala. Gente concreta e poco abituata alle filosofie: “Denis, per carità, pesa agli affari suoi ma noi restiamo a bocca asciutta. Sosteniamo Renzi, ma gli incarichi ce l’hanno gli altri”. A tutti Denis risponde che bisogna avere pazienza. Per ora si è aperta una prospettiva, gli aspetti materiali verranno. E chissà, dopo sei rinvii a giudizio, se l’ex plenipotenziario di Berlusconi vedrà la risoluzione di qualche guaio. “Silvio, quanti omicidi (politici, ovviamente ndr) abbiamo fatto assieme” diceva scherzando con l’ironia del toscanaccio. Venerdì entrerà al Nazareno. E in maggioranza.
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