giovedì 28 aprile 2016

Benessere: questa società si regge sui nostri vizi. E lo chiamano progresso.

Profilo bloggerHo 86 anni, mi perdonerete ma non riesco più a capacitarmi di quello che vedo. Sembriamo diventati tutti dei prodotti, dei numeri, delle variabili di bilancio. Tutti sommersi da immagini insignificanti. La dimensione interiore sembra come evaporata. Io vorrei che qualche grande filosofo mi rispondesse: può esistere una società senza etica? Davvero è questa la dimensione futura? Questa indifferenza generale la chiameremo benessere?

Imprenditore del tessile

za1Io credo che non ci possa essere benessere per una società che fa leva sui peggiori istinti, ma il sistema ormai per reggere ha bisogno dei nostri vizi. Quanta pubblicità si vende sul corpo di un bambino vittima di un delitto efferato? A questo siamo arrivati. Ma è intollerabile per chi ha ancora un residuo di umanità! E’ intollerabile che milioni di bambini muoiano di fame e noi li vogliamo andare a produrre in laboratorio a Los Angeles. O che si spremano di tasse i cittadini, persino i più disagiati, mentre le élite trasferiscono miliardi a Panama. E’ intollerabile che coloro che hanno provocato, con le loro bombe, il fenomeno dei migranti ora li facciano morire in mare o sversare a milioni in paesi europei che non li potranno mai accogliere tutti. Stati che pretendono di esportare la democrazia e praticano la pena di morte e assegnano una pistola a ogni cittadino maggiorenne.

E’ intollerabile la foto del bambino siriano morto sulla spiaggia e di fianco la pubblicità del cibo prelibato per gatti. O che umiliamo la ricercatrice con stipendi da sopravvivenza e riempiamo di milioni il calciatore analfabeta. E’ intollerabile che i rappresentanti di un presunto dio parlino di povertà e poi abitino negli attici con soldi sottratti alla collettività. Sentire di giovani che ammazzano un coetaneo “per vedere l’effetto che fa” ci dovrebbe far saltare sulla sedia, e invece vedi i genitori invitati in tv per difenderli.
E nessuno fiata, tutto scorre ogni giorno sotto i nostri occhi. Donne che divorziano e riducono il marito sul lastrico togliendogli i figli. Anziani che vogliono fare i ventenni perché invecchiare non è più contemplato: se invecchi diventi un peso per la società. Si è persa la misura di tutto pur di accumulare, pur di indurci a consumare. Cosa affitteremo dopo? Era rimasto l’utero, adesso si può affittare pure quello, basta che paghi. Ma questo è progresso? Io ho visto sbarcare gli Americani nel ’43 e ci portavano la libertà, ma avevano anche i depositi pieni di merce da vendere. Era lungimirante Curzio Malaparte che nel romanzo La Pelle scriveva che ci avrebbero portato “la peste”.
Mi viene da chiedere veramente, ma quali sono i piaceri che ci sono rimasti che danno un senso alla vita o ci regalano una lieve consolazione? Sposarsi, avere un figlio, lavorare, amare una donna, intraprendere un viaggio, fare nuove conoscenze, coltivare un’amicizia, cercare di capire. Ciò di cui un tempo potevi godere spontaneamente, adesso lo fai a tuo rischio e pericolo. Bel progresso che abbiamo fatto! Io lo so che da sempre i vecchi rimpiangono i bei tempi andati, ma qui non c’è nostalgia. C’è la delusione di un uomo della mia età, vedendo quanto siamo disposti a sacrificare sul piano umano pur di accumulare sempre più ricchezza per poi doverci accorgere che è ricchezza fasulla, di facciata.
In collaborazione con Alox Media

Nessun commento:

Posta un commento