fabio sebastiani controlacrisi
Sulle
pensioni, la Cgil, insieme a Cisl e Uil continua a criticare il Governo
che a sua volta gira la testa dall’altra parte lanciando di tanto in
tanto false rassicurazioni in pasto all’opinione pubblica. Il punto più
alto di questa linea polit8ica è stato sicuramente l’uscita di Padoan
che dall’alto della sua autorevolezza ha buttato lì un mezza apertura
sulla flessibilità che in realtà mette una pezza alle emergenze del
sistema previdenziale che fa acqua da tutte le parti e non affronta i
nodi di fondo.
In più, come sottolinea in una nota Federico Giusti,
dei Cobas di Pisa, “la ricetta del Governo per superare lo scoglio delle
pensioni e non rimettere mano alle famigerate leggi previdenziali è
quella di sostenere la previdenza integrativa”. L’adesione ai fondi
privati, è noto, si mantiene al di sotto della media degli altri paesi. E
quindi le lobby assicurative e finanziarie spingono molto in questa
direzione. E’ il senso, questo, dell’invio delle lettere arancioni da
parte dell’Inps e dell’allarme lanciato sulla soglia previdenziale dei
settantacinque anni a carico delle generazioni nate dopo il 1980.
Dall’altra
parte, non affrontando il nodo della previdenza, il Governo dimostra di
non credere, nella sostanza, neanche alla cosiddetta ripresa, e di non
voler far nulla per favorirla attraverso una scelta netta proprio sul
ricambio generazionale nel mondo del lavoro. E che a dire l’ultima
parola sia Padoan lancia un messaggio chiaro al paese: “Non ci sono i
soldi per fare la riforma della previdenza”. E’ per questo che la Cgil
questa mattina è andata sotto le finestre del ministro dell’Economia in
via XX settembre con in mano le rivendicazioni degli esodati, che
chiedono l’ottava salvaguardia, e dei lavoratori precoci, reclusi dentro
un sistema previdenziale che non rispetta il lavoro e la fatica. Fino a
quando il tema potrà essere affrontato "un pezzo alla volta"? E' vero
che da una parte il Governo continua a negare un tavolo, però è
altrettanto vero che l'inizitiva sindacale sembra essere segnata da
troppi timori.
Allo studio del Governo varie ipotesi , e tutte parziali. Per
esempio, favorire una certa flessibilità nei pensionamenti con alcune e
graduali penalizzazioni (a seconda degli anni mancanti prima della
pensione), in tal caso un ritocchino alla Fornero sarebbe comunque
necessario. “Aziende e Governo hanno in mente di favorire, tramite la
contrattazione di primo e di secondo livello – sottolinea ancora Giusti -
il ricorso alla previdenza integrativa (con la perdita del tfr o
convogliando alcuni aumenti-si fa per dire-contrattuali in previdenza
integrativa. Vogliono infatti ridurre di 3-4 punti l’aliquota fiscale
sui rendimenti dei fondi pensioni (da due anni al 20% ), incrementare la
deducibilità dei versamenti, obbligare una parte del Tfr ai fondi
pensione, stabilire regole nuove nella contrattazione per favorire la
previdenza integrativa rendendola quasi obbligatoria. In questo scenario
il Governo Renzi potrebbe poi regalare alle aziende una ulteriore
decontribuzione , questa volta previdenziale, dividendo i vantaggi tra
imprese e lavoratori”.
In un caso o nell'altro , da questi interventi pensionistici a
rimetterci saranno i lavoratori (con qualche elemosina), a guadagnarci
il Governo (lascia intatto il sistema previdenziale attuale che è la
causa delle future disuguaglianze) e i datori di lavoro (sgravi
contributivi e cogestione con il sindacato del business dei fondi
integrativi.
Ma perché questo piano si realizzi c'è bisogno di intervenire sulla
dinamica contrattuale, del resto non dimentichiamo che nel 2014 piu' di
un milione e mezzo di lavoratori\trici hanno sospeso i versamenti alla
previdenza integrativa per non parlare poi della dilagante sfiducia nei
luoghi di lavoro.
“Sicuramente il Governo inserirà nella legge di stabilità 2016 i suoi
interventi ma prima ci sarà bisogno di un accordo sindacale – osserva
ancora Giusti -. Le dichiarazioni della Camusso che critica il
presidente dell'Inps che denuncia le disuguaglianze future derivanti dal
sistema previdenziale, la dicono lunga sul ruolo dei sindacati
concertativi . Di sicuro le stesse banche potrebbero giocare un ruolo
dirimente, per esempio con dei prestiti erogati per il riscatto di anni
contributivi o per chi volesse anticipare la pensione pur non avendo
raggiunto anche i requisiti per la pensione di vecchiaia”.
La
Cgil, da parte sua, sottolinea che il punto in discussione è “se è
realizzabile che questo Paese continui a non avere una norma
pensionistica che non dà prospettive ai giovani che non permette a
quelli che non ce la fanno più di andare in pensione, che non risolve il
tema degli esodati”. Secondo Susanna Camusso, “bisogna ricostruire una
solidarietà del sistema, bisogna legare al tipo di lavoro che si fa, non
basta ragionare di aspettativa di vita, perché non è la stessa per un
dirigente e per un muratore, bisogna smetterla di avere l'idea che
l'unico problema consiste nel garantire che si continui a risparmiare
sui trattamenti previdenziali”
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venerdì 22 aprile 2016
Le pensioni rimangono un tema centrale. E il Governo spera di cavarsela senza i sindacati e favorendo la previdenza complementare. A quando le mobilitazioni?
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