venerdì 22 aprile 2016

Le pensioni rimangono un tema centrale. E il Governo spera di cavarsela senza i sindacati e favorendo la previdenza complementare. A quando le mobilitazioni?

fabio sebastiani controlacrisi
Sulle pensioni, la Cgil, insieme a Cisl e Uil continua a criticare il Governo che a sua volta gira la testa dall’altra parte lanciando di tanto in tanto false rassicurazioni in pasto all’opinione pubblica. Il punto più alto di questa linea polit8ica è stato sicuramente l’uscita di Padoan che dall’alto della sua autorevolezza ha buttato lì un mezza apertura sulla flessibilità che in realtà mette una pezza alle emergenze del sistema previdenziale che fa acqua da tutte le parti e non affronta i nodi di fondo.

In più, come sottolinea in una nota Federico Giusti, dei Cobas di Pisa, “la ricetta del Governo per superare lo scoglio delle pensioni e non rimettere mano alle famigerate leggi previdenziali è quella di sostenere la previdenza integrativa”. L’adesione ai fondi privati, è noto, si mantiene al di sotto della media degli altri paesi. E quindi le lobby assicurative e finanziarie spingono molto in questa direzione. E’ il senso, questo, dell’invio delle lettere arancioni da parte dell’Inps e dell’allarme lanciato sulla soglia previdenziale dei settantacinque anni a carico delle generazioni nate dopo il 1980.

Dall’altra parte, non affrontando il nodo della previdenza, il Governo dimostra di non credere, nella sostanza, neanche alla cosiddetta ripresa, e di non voler far nulla per favorirla attraverso una scelta netta proprio sul ricambio generazionale nel mondo del lavoro. E che a dire l’ultima parola sia Padoan lancia un messaggio chiaro al paese: “Non ci sono i soldi per fare la riforma della previdenza”. E’ per questo che la Cgil questa mattina è andata sotto le finestre del ministro dell’Economia in via XX settembre con in mano le rivendicazioni degli esodati, che chiedono l’ottava salvaguardia, e dei lavoratori precoci, reclusi dentro un sistema previdenziale che non rispetta il lavoro e la fatica. Fino a quando il tema potrà essere affrontato "un pezzo alla volta"? E' vero che da una parte il Governo continua a negare un tavolo, però è altrettanto vero che l'inizitiva sindacale sembra essere segnata da troppi timori. 
Allo studio del Governo varie ipotesi , e tutte parziali. Per esempio, favorire una certa flessibilità nei pensionamenti con alcune e graduali penalizzazioni (a seconda degli anni mancanti prima della pensione), in tal caso un ritocchino alla Fornero sarebbe comunque necessario. “Aziende e Governo hanno in mente di favorire, tramite la contrattazione di primo e di secondo livello – sottolinea ancora Giusti - il ricorso alla previdenza integrativa (con la perdita del tfr o convogliando alcuni aumenti-si fa per dire-contrattuali in previdenza integrativa. Vogliono infatti ridurre di 3-4 punti l’aliquota fiscale sui rendimenti dei fondi pensioni (da due anni al 20% ), incrementare la deducibilità dei versamenti, obbligare una parte del Tfr ai fondi pensione, stabilire regole nuove nella contrattazione per favorire la previdenza integrativa rendendola quasi obbligatoria. In questo scenario il Governo Renzi potrebbe poi regalare alle aziende una ulteriore decontribuzione , questa volta previdenziale, dividendo i vantaggi tra imprese e lavoratori”.
In un caso o nell'altro , da questi interventi pensionistici a rimetterci saranno i lavoratori (con qualche elemosina), a guadagnarci il Governo (lascia intatto il sistema previdenziale attuale che è la causa delle future disuguaglianze) e i datori di lavoro (sgravi contributivi e cogestione con il sindacato del business dei fondi integrativi.
Ma perché questo piano si realizzi c'è bisogno di intervenire sulla dinamica contrattuale, del resto non dimentichiamo che nel 2014 piu' di un milione e mezzo di lavoratori\trici hanno sospeso i versamenti alla previdenza integrativa per non parlare poi della dilagante sfiducia nei luoghi di lavoro.
“Sicuramente il Governo inserirà nella legge di stabilità 2016 i suoi interventi ma prima ci sarà bisogno di un accordo sindacale – osserva ancora Giusti -. Le dichiarazioni della Camusso che critica il presidente dell'Inps che denuncia le disuguaglianze future derivanti dal sistema previdenziale, la dicono lunga sul ruolo dei sindacati concertativi . Di sicuro le stesse banche potrebbero giocare un ruolo dirimente, per esempio con dei prestiti erogati per il riscatto di anni contributivi o per chi volesse anticipare la pensione pur non avendo raggiunto anche i requisiti per la pensione di vecchiaia”.

La Cgil, da parte sua, sottolinea che il punto in discussione è “se è realizzabile che questo Paese continui a non avere una norma pensionistica che non dà prospettive ai giovani che non permette a quelli che non ce la fanno più di andare in pensione, che non risolve il tema degli esodati”. Secondo Susanna Camusso, “bisogna ricostruire una solidarietà del sistema, bisogna legare al tipo di lavoro che si fa, non basta ragionare di aspettativa di vita, perché non è la stessa per un dirigente e per un muratore, bisogna smetterla di avere l'idea che l'unico problema consiste nel garantire che si continui a risparmiare sui trattamenti previdenziali”

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