A lanciare l'allerta il n°1 del Goddard Institute for Space Studies della Nasa (Giss), Gavin Schmidt, che prevede "sulla base dei dati sulle temperature medie globali raccolti tra gennaio e marzo dal Giss della Nasa, una probabilità superiore al 99% di avere un 2016 da record".
Per approfondire questi dati l’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), il panel Onu sul clima, come riportato dalla rivista Nature, in un meeting che si è appena concluso a Nairobi si è impegnato a realizzare tre report nei prossimi anni. Le nuove indagini, la prima delle quali sarà completata entro il 2018, analizzeranno l’impatto sul Pianeta dei mutamenti climatici legati a un aumento delle temperature di 1,5 °C. “Finora abbiamo focalizzato la nostra attenzione su quel che potrebbe accadere con un aumento delle temperature di 4 gradi o più rispetto ai livelli pre-industriali – sottolinea su Nature Corinne Le Quéré, direttrice del Tyndall Centre for Climate Change Research di Norwich, e autrice di molti dei report Ipcc -. L’impatto di un riscaldamento relativamente più modesto, infatti, è molto meno studiato. E dobbiamo imparare a comprenderlo”, precisa l’esperta.
L’impegno a “portare avanti ogni sforzo per limitare l’aumento delle temperature a 1,5 °C”, come prevede l’accordo sul clima, è, infatti, uno dei punti salienti dell’intesa stipulata da 195 Paesi alla conferenza “Cop21″ di Parigi. Ma già all’indomani del summit, alcuni esperti avevano sollevato dubbi sull’efficacia dell’accordo, giudicato insuffficiente a limitare le emissioni di gas serra, e a contenere la febbre del Pianeta. I primi dati raccolti nel 2016 e le previsioni dell’esperto Nasa sembrano andare nella stessa direzione, confermando alcune perplessità iniziali.
Secondo quanto scrive la rivista New Scientist, per sapere se le temperature medie globali della superficie del Pianeta si manterranno elevate per tutto il 2016 bisognerà, tuttavia, guardare a El Niño, l’aumento delle temperature superficiali del Pacifico. Un’attenuazione di questo fenomeno tropicale, alla base del motore climatico terrestre, potrà infatti portare, secondo gli esperti, a una riduzione di questo trend di crescita. “È essenziale – conclude Jan Fuglestvedt, climatologo del Center for international climate and environmental research di Oslo, e vice presidente del gruppo di scienze fisiche dell’Ipcc – che i Governi sappiano come e quando è necessario agire, per mantenere il surriscaldamento al di sotto di 1,5 °C”.
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