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Siamo di fronte a una crisi economica senza precedenti nella storia moderna. Credo che sia addirittura peggiore di una guerra,
cui è stata paragonata. Durante i conflitti mondiali, infatti, esisteva
comunque un’industria bellica a fare da traino. Oggi è fermo tutto, sia
dal lato della produzione che della domanda. Resistono solo i consumi
primari, quelli di generi alimentari. A farne le spese per primi saranno
le partite Iva, i lavoratori autonomi, i commercianti, i ristoratori, i
liberi professionisti, le agenzie immobiliari, i centri di benessere,
le palestre, gli albergatori e tutto il fiorente settore del turismo
italiano col suo indotto. Possiamo dire che gli unici a salvarsi, almeno
per ora, saranno i dipendenti pubblici e i pensionati. A guadagnarci?
Probabilmente i detentori del capitale, che a breve potranno fare
shopping di quello che rimarrà del paese a bassissimo prezzo, vista la
inevitabile svalutazione sia degli immobili che degli asset produttivi e
strategici. Misure alternative per non bloccare il paese? Sarebbe stato
più opportuno adottare una strategia mirata e non replicare il
cosiddetto modello Whuan. La Cina, infatti, ha applicato il blocco a una
sola regione, seppur popolosa come l’Italia, e non all’intero paese come abbiamo fatto noi. La loro economia ha continuato a produrre e a muoversi, seppur a ritmi rallentati, mentre noi abbiamo paralizzato l’Italia intera.
Inoltre, visto il ritardo della Cina nel comunicare l’infezione,
possiamo fidarci che sia stata davvero debellata, da loro? Andavano
fatti tamponi a tappeto, come in Corea, per individuare e isolare i
contagiati. Inoltre, poiché i dati dell’Iss confermano
che l’età media dei deceduti è di circa 80 anni e si tratta
prevalentemente di persone con una o più patologie pregresse, per i tre
quarti di sesso maschile, occorreva effettuare una profilazione dei
soggetti più a rischio e adottare misure specifiche, per essi. Non si
può fermare l’intero paese, riservando ai bambini, che hanno un rischio
pressoché nullo, le stesse restrizioni degli anziani, che anzi possono
uscire a fare la spesa o per portare fuori il cane. Maggiore è
l’esposizione al rischio, maggiori devono essere le restrizioni e anche
le tutele. Sarebbe stato opportuno offrire alle persone più fragili al
virus un servizio di consegna a domicilio di cibo e medicinali. Laddove
necessario, mettere a disposizione degli alloggi per separare genitori e
figli di età adulta, che possono contagiarsi all’interno dello stesso
nucleo familiare. È illusorio e ingenuo credere che tra conviventi non
avvenga il contagio. Le fasce più deboli hanno bisogno di maggiore
protezione: questo è il compito dello Stato, e non riservare lo stesso
trattamento restrittivo a tutti.
È possibile che i prezzi dei beni di prima necessità aumentino, e che
alcuni prodotti diventino introvabili? Per la legge della domanda e
dell’offerta che regola il mercato, sì. È chiaro che, se blocchi tutte
le attività produttive, prima o poi potrebbe verificarsi una situazione
del genere. Inoltre il panico che si è diffuso tra la popolazione spinge
a comportamenti istintivi, che aumentano la domanda di alcuni beni per
la paura di non trovarli in futuro. Se la situazione non si sblocca
velocemente, che fine faranno, tra poco, tutte quelle famiglie che non
possono contare sui risparmi? Credo che sia stata innescata una bomba a
orologeria. Secondo le stime la disoccupazione italiana, che era
finalmente scesa sotto il 10%, arriverà al 20%. Io credo che potrebbe
andare ben oltre, considerato che il solo turismo offre il 6%
dell’occupazione totale nazionale. Molte aziende ed esercizi commerciali
costretti a interrompere la loro attività non riapriranno più. A
pagarne le spese per primi saranno tutti quei lavoratori, per lo più
giovani e precari, della ristorazione, del commercio e delle Pmi. I
primi a essere licenziati saranno loro; senza poter contare su risparmi
messi da parte, dovranno tornare a vivere con i propri genitori, laddove
ne abbiano la possibilità, non potendo più permettersi un affitto, un’abitazione autonoma.
Poi sarà la volta dei loro datori di lavoro
che, esauriti gli eventuali risparmi, senza un flusso di liquidità non
potranno più sostenere i costi fissi e gli investimenti fatti per la
loro attività. Insomma, sarà un effetto domino che travolgerà tutti.
Rischiamo rivolte popolari? Quando la povertà si diffonde a tutti gli
strati sociali, la situazione diventa fuori controllo. Per il momento
viene potenziata la presenza delle forze dell’ordine, e addirittura è
previsto l’esercito in strada. Ma siamo di fronte a una situazione
inedita, imprevedibile. I 25 miliardi stanziati dal governo? Acqua
fresca, purtroppo. Secondo una stima del centro di ricerche Cerved, se
questa situazione dovesse protrarsi fino a maggio – ma ormai sembra
un’ipotesi irrealistica – la perdita stimata per il nostro tessuto
produttivo sarebbe di 275 miliardi di euro, nel periodo 2020/2021. Nel
caso in cui invece questa situazione di emergenza dovesse durare fino a
dicembre la perdita totale ammonterebbe a 641 miliardi. Ma queste
previsioni sono state fatte prima dell’ulteriore stretta delle
restrizioni. D’altronde tutta l’economia è ferma, a parte il comparto alimentare: cosa dobbiamo aspettarci?
L’Italia tornerà a essere quella che è stata fino a un mese fa? Per un’economia
già fragile come la nostra, con un Pil quasi immobile da anni, già
vicina alla recessione, questo sarà il colpo di grazia. Abbiamo un debito pubblico
già elevatissimo ed è possibile che vengano applicate le misure già
sperimentate in Grecia dalla Troika. Difficile trovare soluzioni per
uscire fuori da questo disastro annunciato: una volta distrutta l’economia reale, il tessuto produttivo nazionale e quella rete di Pmi che da sempre rappresenta il cuore pulsante nazionale, dell’Italia
rimarrà ben poco. Anche il turismo, da sempre nostro settore trainante,
faticherà molto a riprendersi, sia per il danno d’immagine che l’Italia
ha subito più di altri, sia per un inevitabile e prolungato
rallentamento dei viaggi a livello mondiale. Come magra consolazione
possiamo dire che neanche per il resto delle economie avanzate la
situazione tornerà come prima; ma, sfortunatamente, saremo noi a pagare
il prezzo più alto.
(Ilaria Bifarini, dichiarazioni rilasciate a Pietro di Martino per l’intervista “Ecco cosa sta per succedere all’Italia”, ripresa dal blog della Bifarini il 27 marzo 2020).
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