(Valentino Di Giacomo – il Mattino) – «Potenziale
pericolo di rivolte e ribellioni, spontanee o organizzate, soprattutto
nel Mezzogiorno d’ Italia dove l’ economia sommersa e la capillare
presenza della criminalità organizzata sono due dei principali fattori
di rischio». L’ intelligence con un report riservato indirizzato alla
Presidenza del Consiglio ha messo in guardia il Governo sulla
possibilità che la crisi economica e le serrate di diverse attività
commerciali a causa dell’ epidemia del Coronavirus possano scatenare
disordini sociali.
Per ora, più che un allarme, si tratta di uno
scenario ipotetico, tra i tanti stilati periodicamente dagli analisti
dagli 007. Alla base le informazioni raccolte ogni giorno dalle forze
dell’ ordine sul territorio e che confluiscono nei rapporti quotidiani e
settimanali che i vertici delle forze di polizia inviano per prassi ai
capi-centro dell’ intelligence. Un lavoro di raccolta di dati e
informazioni portato avanti da uomini che nel gergo delle spie sono
definiti «antenne». E all’ interno del dossier messo sul tavolo dello
staff del premier Giuseppe Conte, c’ è finito anche un caso di cronaca
avvenuto a Napoli appena una settimana fa quando un uomo dei Quartieri
Spagnoli ha scippato la busta della spesa dalle mani di una signora
anziana. Piccoli segnali di disagio in tutto il meridione, per ora
sporadici, da non sottovalutare.
IL SOMMERSO
Parcheggiatori abusivi, contrabbandieri, spacciatori
solo per quanto riguarda l’ economia illegale. Ma c’ è un’ altra enorme
fetta formata da lavoratori in nero (cassieri, garzoni, baristi,
camerieri) impiegati negli esercizi commerciali ora costretti alla
serrata, che a breve non sapranno più come sbarcare il lunario.
Solo i lavoratori irregolari nell’ ultimo anno sono
stati censiti in 3,7 milioni dall’ ultimo rapporto Istat, con quasi l’
80% del fenomeno concentrato proprio al meridione. L’ Italia e ancora di
più il Sud regge tanta parte della propria economia grazie ad attività
in nero. Lo scorso anno l’ Istat ha certificato che almeno 200 miliardi
del Pil sono stati prodotti dall’ economia sommersa. Cifre che
rappresentano appena un quarto dello stanziamento ipotizzato dal Governo
di 50 miliardi per il piano di aiuti contro la crisi da Coronavirus.
La domanda che ora si pongono gli analisti del
Comparto intelligence è quanto possano tirare avanti senza guadagnare
questi 4 milioni di cittadini? E, soprattutto, cosa succederà se il
Covid-19 rendesse indispensabile di prorogare ancora a lungo le misure
di distanziamento sociale già in atto? A questa variabile va poi
aggiunta la presenza della criminalità organizzata sul territorio. È per
questo che le forze dell’ ordine nel corso di questi giorni non si
stanno solo concentrando nel far rispettare le misure per il
contenimento del contagio, ma si lavora anche per monitorare attraverso
servizi di sicurezza dedicati il comportamento dei clan nell’ affrontare
l’ emergenza. Il timore, non sottaciuto da parte dei comparti
sicurezza, è che la capacità di controllo sul territorio in alcune zone
del Sud possa indurre i boss a determinare disordini e facendo leva sul
sentimento di insofferenza dei cittadini.
I RISCHI
Non è un caso che il ministro per il Sud, Giuseppe
Provenzano, abbia già lanciato nei giorni scorsi l’ allarme sulla
necessità di reperire risorse per aiutare anche i lavoratori in nero.
Molto dipenderà dalla durata del periodo in cui si riuscirà ad arginare i
contagi da Covid-19, più tempo passerà e maggiori saranno i rischi.
Per ora la situazione è sotto il livello di guardia
visto che non sono stati registrati casi di saccheggi nei supermercati,
proteste o altri fenomeni correlati al disagio. In tal caso il primo
organismo ad intervenire sarebbe il Cnosp il Comitato nazionale dell’
ordine e della sicurezza pubblica organo ausiliario di consulenza del
ministro dell’ Interno, che non si riunisce dallo scorso gennaio, di cui
fanno parte i vertici delle forze di polizia e, generalmente, i Capi di
Stato Maggiore dell’ Esercito e della Difesa.
Nessun commento:
Posta un commento