In questi giorni di vetro e cristallo in cui
guardiamo al mondo dalle finestre, dai balconi e dagli schermi delle
tv, forse abbiamo il tempo per una riflessione sullo stato delle cose a
livello internazionale.
Per gli affezionati lettori di questo giornale non sarà una sorpresa vedere una brigata di medici e infermieri cubani sbarcare a Malpensa per andare a rafforzare le esauste “truppe” della sanità lombarda, ma per l’italiano medio, diciamo il lettore del “Corriere della Sera” o di “Repubblica”, forse è una sorpresa risvegliarsi in una realtà rovesciata: dove si racconta di un’Italia assediata dal Coronavirus e aiutata da Cuba, Cina, Vietnam e Russia, ma non dagli Usa e tantomeno dall’Unione Europea. Ma tant’è…
L’Avana, Pechino, Mosca, Hanoi…un Comintern sanitario?
La patria di Fidel e del Che
ha inviato in Italia un gruppo di specialisti nella lotta alle
malattie infettive composto da 37 medici e 15 infermieri che si è
stabilito nell’Ospedale da campo di Crema. Stiamo parlando di una
piccola nazione, sottoposta a embargo dagli Stati Uniti a partire dal
1960 che, nonostante le grandi difficoltà economiche, ha la
determinazione di allestire la brigata medica “Henry Reeve”
da spedire nei paesi più poveri del mondo (solitamente molto più
poveri di noi) che si trovano ad affrontare gravi emergenze sanitarie e
ambientali.
Sorpresa nella sorpresa, il tal Henry Reeve dal
quale prende il nome l’unità cubana, non era uno dei protagonisti della
presa del “Palazzo d’Inverno”, ma un ex soldato nordista e poi
generale nell’esercito di liberazione cubano durante la prima guerra
d’indipendenza (1868-78) contro il dominio spagnolo. La nota è utile
anche a far capire quanta consistenza ci sia nell’accusa di
antiamericanismo attribuito di norma dal “mainstream” all’esperienza
della Cuba socialista.
Nel frattempo, aiuti arrivano anche dalla Cina
Popolare. Per limitarci a queste ultime ore, segnaliamo che il 24 marzo
è atterrato, di nuovo a Malpensa, un cargo con 25 tonnellate di attrezzature mediche,
tra le quali un milione e 400 mila “mitiche” mascherine, ormai
divenute l’oggetto del desiderio di ognuno e di speculazione da parte di
alcuni. Un altro aereo con una cospicua dote di strumenti (3 milioni
di mascherine) è arrivato giovedì 26 marzo.
Inoltre, la Repubblica Socialista del Vietnam
ha promesso di inviare al nostro paese 2.000 tamponi a titolo
gratuito e come se non bastasse già a far gridare al “complotto
comunista” arrivano aiuti perfino dalla Russia di Putin! All’aeroporto
di Pratica di Mare, sono arrivati 120 tra epidemiologi e virologi
russi, accompagnati tra l’altro da 100 ventilatori polmonari e 500.000
esemplari delle sopracitate mascherine.
E Usa e Ue? …la musica è finita, gli amici se ne vanno…
Che il mondo si sia rivoltato e che il lettore del
“Corriere” abbia difficoltà a capire chi siano i buoni e i cattivi è
confermato anche dal comportamento di Usa e Ue. Sui primi nulla da
dichiarare, tranne che ci hanno augurato buona fortuna e hanno
cancellato i voli con la penisola e con altri paesi europei.
A dire la verità non è proprio così perché alcuni
(si veda la sitografia in fondo all’articolo) ci spiegano che in questi
giorni sono arrivati da Washington e “allegati” i seguenti materiali:
un sistema mobile di stabilizzazione dei pazienti; un ospedale da campo
con apparecchiature tecniche che stato installato a Cremona, donato da
un’organizzazione cristiana evangelica. Ora si paragoni il Pil degli
Stati Uniti a quello dei “cattivi” che abbiamo citato (tranne la Cina) e
si facciano le dovute deduzioni…
Ma sullo “Zio Sam” torneremo dopo, la domanda ora è:
la Ue dove sta nel momento del bisogno? Al quesito ha esaustivamente
risposto la presidente della Bce Christine Lagarde
nella famosa conferenza stampa in cui ha candidamente dichiarato “non
siamo qui per ridurre lo spread” anche se poi sono arrivate le
chiarificazioni, le scuse, l’acquisto dei titoli, la sospensione del
Patto di Stabilità, le chiacchiere sul Mes, ecc, ecc. Tuttavia, la
frase rimane rivelatrice dello spirito di una “Unione” i cui membri
hanno rapidamente disposto le chiusure dei rispettivi confini, ma
molto, molto meno rapidamente aiuti per i vicini in difficoltà.
Atteggiamenti che hanno creato un disagio, di cui forniamo subito le
controprove…
Le controprove: Mattarella e Luttwak
Le controprove del disagio nel quale si trova
l’establishment del nostro paese è agevolmente dimostrato dal fatto che
è dovuto intervenire perfino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ringraziare il suo omologo tedesco Frank Walter Steinmeier per
l’aiuto giunto dalla Germania in questi giorni (830.000 mascherine e
circa 100 ventilatori polmonari), dopo che Berlino aveva in un primo
momento vietato l’esportazione di questi materiali. Il blocco è stato
superato ci dice il “Corriere” grazie alle pressioni dell’ambasciatore
italiano in Germania. Non ci risultano tali pressioni nei confronti di
Cuba, Pechino, Hanoi e Mosca…
Del resto, le difficoltà nel rapporto con l’Europa sono state confermate anche dall’ambasciatore italiano presso l’Ue Maurizio Massari, che il 3 marzo riportava la notizia che quando il nostro paese ha chiesto ai “paesi fratelli” dell’Unione di ricevere forniture sanitarie nessuno ha risposto!
L’intervento di Mattarella, peraltro, è stato assai enfatizzato dai
mass-media ufficiali come a compensare il senso di colpa per gli aiuti
ricevuti dai “rossi”.
Ritornando agli Stati Uniti, non si può non menzionare il simpatico Edward Luttwak
che, con il consueto garbo, definisce il governo italiano “uno
sciuscià” e il nostro paese in procinto di ricevere aiuti anche dal
Bangladesh, dall’Afghanistan e dal Congo Brazzaville. Il tono è
lievemente rancoroso e razzista, ma non gli si può disconoscere il
merito della chiarezza. Sì, perché il “nostro” tira fuori senza indugi
il discorso sulla Cina che ci aiuta per conquistare la penisola e coinvolgerla nella famigerata “Via della Seta”. Una crisi di gelosia e di nervi, quella del politologo “Made in Usa”, davvero rivelatrice dello stato d’animo d’oltreoceano.
Perché ci aiutano?
L’ira di Luttwak ci porta alla questione del perché
paesi come la Cina e Cuba ci stiano aiutando concretamente, ma non così
i nostri alleati storici… La risposta è complessa perché dovuta a
molteplici fattori: economici, politici e ideologici.
Per rispondere all’imbronciato osservatore
nordamericano: certo che nelle scelte di questi governi vi sono
considerazioni di utilità economica e politica. Del resto, non ce ne
sono sempre state in quelle fatte da Washington a partire dal Piano Marshall
in poi? Il buon Luttwak crede di cavarsela in politica estera con le
etichette adesive di “buono” o “cattivo” confezionate all’uopo a
Langley? Il mondo è cambiato, bellezza! Nel frattempo la Cina è tornata
a essere la “fabbrica del mondo”; è del tutto ragionevole che la Russia
voglia spezzare l’accerchiamento che subisce da anni e che Cuba
pretenda la fine del “bloqueo” yankee che ne condiziona lo sviluppo da
decenni.
Di più, paesi come la Cina hanno una spinta
economica alla crescita che li porta a cercare collaborazioni e
partnership internazionali di mutuo vantaggio. Godono infatti ancora dei
vantaggi di un’ampia presenza delle industrie pubbliche e di una
residua capacità di pianificazione economica che gli consente di non
sottomettere tutta la vita sociale al diktat del massimo profitto nel
tempo più breve: massima quest’ultima alla quale si devono sottomettere
Stati Uniti e paesi europei pieni di capitali in lotta feroce tra loro
per trovare una valorizzazione qualsiasi in spazi di mercato sempre
più stretti.
Tuttavia, l’interpretazione meramente utilitaristica
degli aiuti all’Italia è incompleta. A prescindere dalla natura reale
del loro regime economico (capitalismo, capitalismo di stato,
socialismo o collettivismo burocratico) alcuni di
questi stati (Cuba, Vietnam, parzialmente la Cina) hanno ancora una
dimensione di etica sociale e di sforzo di ognuno per il benessere di
tutti che è sorprendente per gli standard occidentali attuali. Certo,
questa stessa dimensione etica è soprattutto il prodotto storico dei
processi rivoluzionari che questi paesi hanno vissuto nel passato. Ma
rappresenta, invece, una bella novità per gli assediati dal Coronavirus e
dalla decadenza del liberismo.
Sitografia:
Sugli aiuti da parte della Cina, della Russia, di Cuna e del Vietnam:
Sugli aiuti da Usa e Germania:
Su Mattarella, Luttwak e i rapporti con l’UE:
29/03/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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