A Palermo gli ipermercati sembrano essere diventati i nuovi caveau della banche. Agenti di polizia del reparto mobile, carabinieri e militari della Guardia di Finanza stanno presidiando da oggi alcuni centri commerciali del capoluogo siciliano. Una misura adottata dopo che giovedì è andato in scena un tentato assalto a un supermarket. In un punto vendita Lidl alcune persone hanno riempito i carrelli di spesa, tentando poi la fuga senza avere pagato alle casse.”Non abbiamo soldi e non vogliamo pagare”, gridavano: un esempio di come l’emergenza coronavirus possa trasformarsi in una bomba a orologeria nei quartieri più poveri.
Per questo motivo le forze dell’ordine stanno controllando i più importanti centri commerciali della città: il Conca D’Oro, La Torre e il Forum. Anche perché nelle ultime ore è circolato l’allarme sulla possibilità di nuovi possibili tentativi di saccheggio. “Si tratta solo misure preventive”, dicono i responsabili dei centri commerciali.
Anche ieri il tentativo di saccheggio è stato bloccato da uomini della polizia e dei carabinieri. Il supermercato assaltato, tra i più grandi della città e molto frequentato, si trova in via Regione siciliana, la tangenziale che attraversa la zona nord di Palermo. A tentare di portare via generi alimentari e prodotti vari sarebbero stati i componenti di una ventina di famiglie. Mentre all’interno è scoppiato il caos, fuori la gente stava facendo la fila, tenendosi a distanza di un metro come ormai avviene da giorni.
Il tentato assalto è diventato argomento di dibattito politico. “Quanto accaduto ieri al supermercato Lidl di Palermo è molto grave. Esprimo la mia solidarietà ai lavoratori e alle forze dell’ordine intervenute”, dice il commissario regionale del Pd in Sicilia, Alberto Losacco, per il quale “l’aspetto più preoccupante è che l’idea dell’assalto sia nata sui social”. Il riferimento è una gruppo facebook, nato nelle ultime ore, in cui si inneggia alla rivolta. “Basta stare a casa, dobbiamo mangiare“. E ancora: “Per farci sentire dobbiamo razziare i supermercati, come fanno in Siria e in Spagna, la protesta vera e propria è questa, così capiscono a cosa siamo arrivati”. E un altro: “Allora ragazzi avevo detto ieri sera, il problema c’è da subito: i bambini devono mangiare“. Un altro utente ancora scrive: scrive: “Sono senza un euro, la mia famiglia deve mangiare. Perciò senza fare le pecore, scendiamo in piazza e pretendiamo i nostri diritti. Non facciamo chiacchiere, che fanno acidità. Chi fa la pecora e non scende in piazza, per me fa parte dello Stato, senza offesa per nessuno”. “A casa – scrive un’altra persona – ci possono stare quelli che hanno lo stipendio fisso, se noi dobbiamo stare chiusi lo Stato ci deve portare il cibo e deve pagare gli affitti, non siamo Cristiano Ronaldo: qui tre quarti di italiani lavora in nero. Ribellatevi”.
Il problema è evidente: nella provincia Palermo – secondo uno studio della Cgil – un lavoratore su tre è in nero. I divieti imposti per fermare i contagi ha praticamente mandato sul lastrico in pochi giorni tutte quelle persone che sbarcano il lunario vendendo frutta e verdure nei mercati rionali. E infatti nel capoluogo siciliano sono più di mille le famiglie che nelle ultime 48 ore hanno chiesto di accedere all’assistenza alimentare del comune e della Caritas. A Palermo si sta diffondendo un altro virus diverso dal Covid 19: quello della povertà.
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