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domenica 24 giugno 2012
Mentre stavano analizzando il suo malware, l'hacker s'è fatto vivo e ha iniziato a chattare coi tecnici.
Generalmente ci si immagina che i creatori di virus e malware in generale se ne stiano ben nascosti e lascino operare il frutto del loro lavoro.
L'esperienza di alcuni ricercatori di AVG, invece, dimostra che ci sono anche hacker affamati di attenzione e piuttosto arroganti.
I ricercatori stavano lavorando su un malware sospettato di rubare i codici di Diablo III quando all'improvviso nella macchina virtuale che eseguiva il malware per studiarlo è «Che state facendo? Perché analizzate il mio trojan? Che cosa volete da lui?»: è questo è il testo del messaggio comparso di punto in bianco, e non si trattava di un software, ma era davvero l'autore del malware che si era mostrato.
Il trojan - hanno spiegato i tecnici di AVG - dispone infatti di una backdoor e una funzione integrata che consente al suo creatore di inviare messaggi alle macchine infette, ma non solo: permette anche agli utenti di rispondere.
È iniziata così una conversazione un po' surreale tra i ricercatori - che per un po' hanno finto di essere interessati ad acquistare altro materiale malevolo, senza che l'hacker abboccasse - e il creatore di malware.
«Non sapevo che potessi vedere il mio schermo» hanno scritto a un certo punto gli uomini di AVG. «Mi piacerebbe vedere la tua faccia, ma purtroppo non hai una webcam» si sono sentiti rispondere, e non era solo per fare il gradasso: nel malware sono infatti integrate funzioni che permettono di controllare il computer infetto, mouse e webcam compresi. Alla fine è stato proprio l'hacker a spegnere da remoto il sistema di AVG, senza lasciare indizi che potessero portare alla sua identificazione.
Il trojan protagonista di tutta questa vicenda sono identificate da AVG come varianti del tipo Trojan horse BackDoor.Generic.
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