mercoledì 14 novembre 2018

Il Programma europeo della France Insoumise

contropiano
Giovedì 22 novembre viene presentata la versione definitiva del programma della France Insoumise che sarà sottoposta al voto delle e degli aderenti il 26 novembre.
Si concluderà così un processo iniziato in primavera, che ha visto un documento iniziale redatto da Matthias Tavel – convalidato dall’Assemblea Rappresentativa il 7 aprile – essere sottoposto alla possibilità di fornire il proprio contributo attraverso la piattaforma digitale dal 12 aprile al 20 maggio.

Questo livello di interazione ha prodotto 421 contributi, recensiti in 6 sintesi, realizzati da 6 gruppi di lavoro composti da alcuni insoumis su base volontaria.
Tale sintesi è stata poi nuovamente sottoposta alla possibilità di formulare osservazioni attraverso la piattaforma dal 7 al 14 giugno.
Successivamente Sophie Rauszer e Hadrien Toucel hanno ulteriormente rivisto il testo di cui qui vogliamo dare una breve sintesi ragionata.
L’insieme è composto da una introduzione e cinque aree tematiche:
  1. Fare rispettare la sovranità dei popoli allontanando la casta che ci governa in Europa
  2. Proteggere l’ecosistema e la salute allontanando le lobby
  3. Garantire il progresso umano allontanando la finanza
  4. Costruire la pace e la cooperazione allontanando i promotori della guerra
  5. Estendere i diritti e le libertà allontanandosi dai reazionari
Il termine utilizzato in francese è “dégager”, che più prosaicamente invece avremmo potuto tradurre “sbarazzandoci di” invece di “allontanare”. Il “dégagisme” è una idea forza della France Insoumise che rimanda alla de-connessione e allo sganciamento dall’attuale configurazione dei rapporti politici dentro la UE, un superamento della competizione in direzione della cooperazione; ed allo stesso tempo richiama lo spirito del “Que Se Vayan Todos”, cioè dell’azzeramento di quella trama di poteri politici che ha fino ad ora ha governato tutto il Vecchio Continente.
Nell’introduzione il testo sintetizza i punti che saranno in seguito sviluppati, fornendo una cornice chiara di come l’Unione Europea e i suoi trattati siano una gabbia che impedisce il benessere dei popoli: “L’unione non porta nessun progetto di civilizzazione. Soffoca la democrazia e schiaccia la sovranità popolare”.
Mentre “l’Euro è servito come garrota per strangolare la Grecia ed altri Paesi”.
Un processo che sotto la guida tedesca ha approfondito le sue politiche di austherity: “sempre più austerità, in maniera sempre più autoritaria”.
In questo contesto: “si sottomette alla NATO e spinge alla guerra, particolarmente con la Russia. Rifiuta il co-sviluppo con gli altri popoli, saccheggia i loro mercati nazionali e spinge all’esodo i lavoratori pauperizzati.”
“L’Europa corre verso il disastro”; per il documento “I Macron e i Le Pen europei sono due facce dello stessa medaglia. I nazionalisti che progrediscono dovunque in Europa propugnando le loro politiche contro i migranti sono ben accettati a Bruxelles.”
La FI ribadisce nell’introduzione l’importanza dell’appello co-firmato a Lisbona, il 12 aprile di quest’anno, documento sottoscritto in un secondo momento da Potere Al Popolo e che ha ora esteso i suoi firmatari a tre formazioni della sinistra radicale scandinava.
Gli eletti nelle proprie fila dovranno essere “parlamentari di combattimento”, in grado di informare e sostenere le lotte che si svolgeranno in Francia ed in Europa.
È chiaro, per la FI, che solo la rottura dei trattati rende possibile l’applicazione dei punti del programma al di là delle battaglie contingenti che si devono combattere.
“Bisogna uscire dai trattati europei”, è detto nettamente.
Per questo si ribadisce la validità della strategia del “Piano A/Piano B” già contenuta nell’Avvenire in Comune (il programma precedentemente elaborato per le presidenziali francesi) di cui viene riprodotto uno stralcio.
La sintesi di questa strategia è questa: “L’UE, la si cambia o la si lascia”.
Il programma auspica inoltre la disobbedienza dei singoli governi nazionali qualora non si identificassero nelle direttive europee, facendo l’esempio della legislazione sui pesticidi.
“Questo documento d’orientamento programmatico” – viene evidenziato in grassetto alla fine dell’introduzione –  “presenta quindi le proposte che faranno i nostri deputati europei dalla loro elezione nel quadro delle discussioni e delle votazioni riguardo i testi sottoposti al Parlamento Europeo, ma anche per uscire dal quadro dei trattati attuali, perché molte proposte non sono compatibili con le regole esistenti”.
La necessità della “rottura” è messa in primo piano quindi, insieme alla necessità di cambiare i rapporti di forza a livello continentale insieme ai propri alleati.
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Al Punto 1 si ribadisce che: “la democrazia è un problema per la casta che governa l’UE”.
In questo capitolo si affronta il tema dell’implementazione del processo democratico, che deve ridare capacità decisionale ai singoli governi eletti e procedere ad un “appiattimento verso l’alto” in senso qualitativo delle leggi, soprattutto in materia sociale ed ambientale, impedire il lavoro di pressione delle lobby e rendere trasparente il loro operato, disabilitando anche “il sistema delle porte girevoli”: “proibire a tutti i dirigenti e funzionari europei di servire il mondo finanziario per dieci anni dalla fine delle loro funzioni pubbliche”.
Insieme ad una serie di altre proposte è detto chiaro: “rifiutare il governo dell’austerità della zona euro e l’indipendenza della Banca Centrale Europea”.
La democratizzazione della governance economica deve “esigere che il Parlamento Europeo voti pubblicamente sull’incarico del futuro presidente della BCE e non sia solo ‘consultato’. Noi rifiuteremo di votare per tale incarico tutti i candidati provenienti dalla Bundesbank tedesca”.
Il punto 2 si poggia su un concetto base: instituire la “regola verde”, per cui non si prende dal pianeta quello che non possa sopportare.
Il programma della transizione ecologica è ampio è dettagliato, tende a preservare la bio-diversità, incentivare l’agricoltura biologica, promuove una alimentazione di qualità a cominciare dalla mense scolastiche, pone al centro l’acqua come bene comune, contro le lobby: “riformare le agenzie europee di controllo dei medicinali, dell’alimentazione e dell’ambiente per sradicare il conflitto d’interessi e garantire la loro indipendenza”.
Questa parte propugna l’orizzonte dell’energia rinnovabile al 100%, uscendo dal carbone e dal nucleare, fermando il processo di privatizzazione per i servizi pubblici necessari a questo processo, stanziando somme adeguate per la trasformazione delle fonti energetiche e la creazione di un “istituto europeo pubblico di ricerca sulla transizione energetica”.
Un’attenzione particolare è posta sulla politica agricola europea, nel senso sopra accennato della lotta a pesticidi ed OGM, olio di palma e agro-carburanti, ripristinando un principio di sovranità alimentare e di qualità che inverta la tendenza all’esportazione e riconfiguri il settore secondo una filiera che non sia più in mano ai grandi attori economici che dettano legge agli agricoltori.
Una parte importante è riservata alla tutela dei suoli, citando la campagna People4Soil, al trasporto europeo su ferro e a quello marittimo lanciando un piano di “dis-inquinamento” dei mari e degli Oceani, e mettendo in pratica la strategia dei “rifiuti zero”.
A questo fine il punto 2 si conclude dichiarando: “costruire una Europa ‘Rifiuti Zero’ per la riduzione dei rifiuti a monte e il sostegno all’economia circolare con il riciclaggio”, insieme ad altre misure, fino a concludere con “il divieto di esportare rifiuti europee fuori dall’UE”.
Il punto 3 è concentrato sulle garanzie sociali complessive, il valore dell’economia pubblica e il rifiuto delle politiche di austerità, impedendo la svendita dei settori strategici e limitando lo strapotere delle banche e delle istituzioni finanziare.
La prima parte elenca una serie di misure, tra cui un salario minimo intercategoriale europeo “in ogni paese europeo al 75% del salario medio, con un “serpente sociale” per spingere ad una convergenza rapida tra paesi verso uno salario minimo intercategoriale europeo”, la riduzione dell’orario massimo di lavoro autorizzato dal diritto europeo “attualmente di 48 a settimana, con anche delle eccezioni fino a 65″, la lotta contro “l’uber-izzazione” che distrugge le condizioni di lavoro e d’impiego, ed in generale una serie di ricette per la perequazione verso l’alto delle condizioni di lavoro.
Senza entrare nel dettaglio delle varie proposte, una colpisce: “l’organizzazione una conferenza europea sui debiti sovrani, sulla base di audit cittadini, che porti a delle moratorie, un abbassamento dei tassi d’interesse, dilatazioni o annullamenti parziali”.
Il punto 3 si conclude con una capitolo sui Territori d’Oltremare, facendoli diventare “un punto avanzato del progresso umano”: fare dell’Oltre-Mare “dei territori-pilota della transizione ecologica diretti verso l’autonomia energetica, l’ autosufficienza alimentare e la preservazione della biodiversità”.
Il punto 4 si compone di 5 capitoli: “stop al libero-scambio, avviare il protezionismo solidale; cooperare con i paesi in via di sviluppo; fermare la guerra ai migranti, permettere a chiunque di “vivere e lavorare nel Paese”; no all’Europa della guerra, costruire le pace; lottare contro il terrorismo, rifare della sicurezza un diritto fondamentale”.
La cooperazione e il co-sviluppo sono gli assi di una proposta che vuole rifiutare in blocco gli accordi di libero scambio europei e combattere la ratifica del CETA con il Canada.
La lotta contro il saccheggio da parte della finanza delle industrie strategiche è posta tra le priorità.
La lotta all’egemonia monetaria USA e contro l’utilizzo del dollaro a fini geopolitici è un obiettivo esplicito, come “agire per la costruzione di un nuovo ordine monetario internazionale e di una moneta comune mondiale di riserva con i BRICS”.
L’immigrazione è contestualizzata nelle ragioni che la causano, e allo stesso tempo vengono proposte ricette concrete che allevino le sofferenze delle persone e consentano di affrontare il fenomeno migratorio, garantendo il diritto d’asilo, un’accoglienza degna, e proibendo la collocazione di bambini e famiglie nei centri, in una logica di rifiuto della militarizzazione del controllo dei flussi e i respingimenti in Paesi come la Turchia o la Libia.
Tra i vari punti si può leggere: “creare un corpo civile europeo di soccorso e di salvataggio in mare per evitare i migliaia di annegati nel Mediterraneo”.
Per quanto riguarda la politica internazionale, il programma vuole difendere l’uscita della Francia dalla Nato, battersi contro l’esercito europeo (riaprendo un partenariato strategico con la Russia) e promuovere un processo internazionale di disarmo nucleare.
Nell’ultima parte, cioè il punto 5, vengono articolate proposte di difesa e allargamento dei diritti individuali, con una attenzione particolare alla lotta contro le discriminazioni per il proprio orientamento sessuale, per la promozione della laicità, riconoscere “il diritto d’aborto e alla contraccezione come libertà fondamentali in tutta la UE”.
Il terzo capitolo dell’ultimo punto si concentra sull’insegnamento e la ricerca, ribadendone il carattere pubblico e gratuito, come la gratuità dell’accesso all’Università in Europa e la promozione dello scambio culturale e della produzione artistica, e la possibilità di accedere ai risultati delle ricerche: “creare una piattaforma europea di pubblicazione scientifica gratuita e di libero accesso gestita dai ricercatori”.

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