Se il Pd in passato aveva parlato di “Terra dei fiori”, adesso il premier Conte ha coniato il termine “Terra dei cuori”: in realtà nel protocollo del governo non esiste nessuna sostanziale novità rispetto al piano dell'ex ministro Orlando. E il ministro Salvini è pronto, per motivi affaristici, a sferrare un attacco pro inceneritori mentre in Campania la gente continua a protestare contro questa ennesima sceneggiata.
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micromega Egidio Giordano*
Quello a cui
stiamo assistendo in questi giorni è una sorta di insopportabile deja
vu, la farsa dopo la tragedia di una devastazione ambientale e sociale
che ha compromesso la nostra terra irrimediabilmente. Mi riferisco al
dibattito che si è innescato immediatamente dopo le parole del ministro
degli interni Matteo Salvini in visita a Napoli la scorsa settimana e
che facevano esplicito riferimento all’imminenza di una nuova emergenza
rifiuti e alla necessità di costruire un inceneritore per ogni provincia
della Campania.
Quel messaggio - che nella nostra regione risuona come una
dichiarazione di guerra nei confronti delle comunità che per venticinque
anni si sono battute per un modello sostenibile di gestione del ciclo
rifiuti e contro il business dei rifiuti legali e illegali - non va
sottovalutato. Né vanno sottovalutate le reazioni immediatamente
successive del solito coacervo di borghesia conservatrice che non ha
atteso nemmeno un attimo per occupare editoriali e commenti sui giornali
cittadini con “sofisticate” analisi sulla possibilità di riparlare di
inceneritori.
Certo, Salvini gioca con i destini dei Cinque Stelle ed era ben conscio che una boutade sugli inceneritori in Campania li avrebbe costretti ad un lacerante dibattito interno che alla fine avrebbe portato inevitabilmente a rafforzare il partito dell’uomo forte al comando, ovvero la Lega.
Ma dietro quelle dichiarazioni, oltre al bieco politicismo, c'è anche un secondo fine. Quello affaristico. Con quella affermazione Salvini sta probabilmente lanciando un messaggio ai signori della monnezza e a quel mondo, sopito ma non scomparso, che per trent'anni ha fatto affari sulla gestione dei rifiuti e a cui oggi il segretario del Carroccio tende una mano, attraverso parole chiare, due su tutte: “emergenza”ed “inceneritore”. Il medesimo ticket su cui si è fondato il ricatto che tra il 2004 e il 2008 ha permesso in Campania uno dei più grandi scempi legalizzati della storia del Paese, vale a dire la creazione artificiale e organizzata dell'emergenza per gestire in via eccezionale gli appalti e la realizzazione dell'impiantistica nociva.
In questo senso un ruolo strategico potrebbe averlo assunto proprio quella vecchia classe politica del centrodestra meridionale che ora sta progressivamente aderendo alla Lega Nord, tra cui spicca la sottosegretaria al sud Pina Castiello, in un passato non così remoto esponente politica vicina a Nicola Cosentino, l'ex vassallo di Forza Italia in Campania, a cui è stata inflitta due anni fa dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere una pena di nove anni per concorso esterno in associazione camorristica nel processo cosiddetto Eco4, relativo al controllo politico-camorristico del Consorzio di comuni che si occupava di rifiuti.
A rendere tutto ancora più surreale è la certezza con cui Salvini parla di imminente emergenza, quando l’unica notizia certa è che a parte una sofferenza degli impianti di smaltimento, l’inceneritore di Acerra - a causa della tecnologia desueta denunciata quindici anni fa dai comitati ambientalisti - andrà in manutenzione per novanta giorni a inizio 2019. Il ritorno di questo termine, che non è mai casuale, anticipa quello che potrebbe essere l’utilizzo di un dispositivo commissariale che è esattamente quello che nei decenni passati ha permesso la creazione di quelle condizioni eccezionali di deroga alle leggi ordinarie su cui camorra e malapolitica hanno fatto affari.
D’altro canto, non può certo rassicurare l’inadeguatezza del M5S che anche dinanzi a questo tema che dovrebbe essere prioritario nell’agenda di una formazione politica che su questo territorio ha eletto quasi 60 parlamentari, si presenta a Caserta con mezzo consiglio dei ministri per un vertice sulla Terra dei fuochi che ricorda tanto le trovate spettacolari di Silvio Berlusconi: dopo tanti proclami e spot propagandistici il governo ha infatti partorito solo un protocollo che nella sostanza riprende punto per punto il decreto Orlando del 2013, decreto che però all’epoca il Movimento 5 Stelle non votò. L’unica sostanziale novità è l’assunzione da parte del Governo del progetto “Epica”, che prevede il coinvolgimento dei medici di base nella prevenzione. Una vecchia proposta dei comitati della piattaforma “Stop Biocidio”, gli stessi comitati che però proprio mentre il protocollo veniva presentato, venivano respinti dal palazzo della Prefettura dalle forze dell’ordine.
Un paradosso. L’ennesimo in uno scenario di paradossi a cui si unisce l’ultima comparsa di questa farsa che è il presidente della Regione De Luca, che per restare fedele alle sue tesi negazioniste ha rifiutato di siglare il protocollo, perché sottoscriverlo avrebbe significato confermare implicitamente che la terra dei fuochi esiste e con essa esistono malattie e morti e che lui, come massimo responsabile della gestione della tutela della salute in Campania, ha delle responsabilità enormi nel non aver fatto nulla per i cittadini delle aree più inquinate.
A questa farsa a quanto pare hanno dato anche un titolo, “la Terra dei cuori”. Anche qui poca fantasia, il Pd qualche anno fa, sempre a proposito dei nostri territori martoriati, aveva auspicato la rinascita di una “Terra dei fiori” ma all’epoca i pentastellati mostrarono tutta la loro indignazione.
Forse invece sarebbe più indicato, al netto di questa gestione irresponsabile, inadeguata e immatura di un dramma serissimo, parafrasare una vecchia canzone del gruppo musicale Elio e le storie tese e di parlare, più coerentemente di “Terra dei cachi”.
*Attivista Stop Biocidio
Certo, Salvini gioca con i destini dei Cinque Stelle ed era ben conscio che una boutade sugli inceneritori in Campania li avrebbe costretti ad un lacerante dibattito interno che alla fine avrebbe portato inevitabilmente a rafforzare il partito dell’uomo forte al comando, ovvero la Lega.
Ma dietro quelle dichiarazioni, oltre al bieco politicismo, c'è anche un secondo fine. Quello affaristico. Con quella affermazione Salvini sta probabilmente lanciando un messaggio ai signori della monnezza e a quel mondo, sopito ma non scomparso, che per trent'anni ha fatto affari sulla gestione dei rifiuti e a cui oggi il segretario del Carroccio tende una mano, attraverso parole chiare, due su tutte: “emergenza”ed “inceneritore”. Il medesimo ticket su cui si è fondato il ricatto che tra il 2004 e il 2008 ha permesso in Campania uno dei più grandi scempi legalizzati della storia del Paese, vale a dire la creazione artificiale e organizzata dell'emergenza per gestire in via eccezionale gli appalti e la realizzazione dell'impiantistica nociva.
In questo senso un ruolo strategico potrebbe averlo assunto proprio quella vecchia classe politica del centrodestra meridionale che ora sta progressivamente aderendo alla Lega Nord, tra cui spicca la sottosegretaria al sud Pina Castiello, in un passato non così remoto esponente politica vicina a Nicola Cosentino, l'ex vassallo di Forza Italia in Campania, a cui è stata inflitta due anni fa dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere una pena di nove anni per concorso esterno in associazione camorristica nel processo cosiddetto Eco4, relativo al controllo politico-camorristico del Consorzio di comuni che si occupava di rifiuti.
A rendere tutto ancora più surreale è la certezza con cui Salvini parla di imminente emergenza, quando l’unica notizia certa è che a parte una sofferenza degli impianti di smaltimento, l’inceneritore di Acerra - a causa della tecnologia desueta denunciata quindici anni fa dai comitati ambientalisti - andrà in manutenzione per novanta giorni a inizio 2019. Il ritorno di questo termine, che non è mai casuale, anticipa quello che potrebbe essere l’utilizzo di un dispositivo commissariale che è esattamente quello che nei decenni passati ha permesso la creazione di quelle condizioni eccezionali di deroga alle leggi ordinarie su cui camorra e malapolitica hanno fatto affari.
D’altro canto, non può certo rassicurare l’inadeguatezza del M5S che anche dinanzi a questo tema che dovrebbe essere prioritario nell’agenda di una formazione politica che su questo territorio ha eletto quasi 60 parlamentari, si presenta a Caserta con mezzo consiglio dei ministri per un vertice sulla Terra dei fuochi che ricorda tanto le trovate spettacolari di Silvio Berlusconi: dopo tanti proclami e spot propagandistici il governo ha infatti partorito solo un protocollo che nella sostanza riprende punto per punto il decreto Orlando del 2013, decreto che però all’epoca il Movimento 5 Stelle non votò. L’unica sostanziale novità è l’assunzione da parte del Governo del progetto “Epica”, che prevede il coinvolgimento dei medici di base nella prevenzione. Una vecchia proposta dei comitati della piattaforma “Stop Biocidio”, gli stessi comitati che però proprio mentre il protocollo veniva presentato, venivano respinti dal palazzo della Prefettura dalle forze dell’ordine.
Un paradosso. L’ennesimo in uno scenario di paradossi a cui si unisce l’ultima comparsa di questa farsa che è il presidente della Regione De Luca, che per restare fedele alle sue tesi negazioniste ha rifiutato di siglare il protocollo, perché sottoscriverlo avrebbe significato confermare implicitamente che la terra dei fuochi esiste e con essa esistono malattie e morti e che lui, come massimo responsabile della gestione della tutela della salute in Campania, ha delle responsabilità enormi nel non aver fatto nulla per i cittadini delle aree più inquinate.
A questa farsa a quanto pare hanno dato anche un titolo, “la Terra dei cuori”. Anche qui poca fantasia, il Pd qualche anno fa, sempre a proposito dei nostri territori martoriati, aveva auspicato la rinascita di una “Terra dei fiori” ma all’epoca i pentastellati mostrarono tutta la loro indignazione.
Forse invece sarebbe più indicato, al netto di questa gestione irresponsabile, inadeguata e immatura di un dramma serissimo, parafrasare una vecchia canzone del gruppo musicale Elio e le storie tese e di parlare, più coerentemente di “Terra dei cachi”.
*Attivista Stop Biocidio
(22 novembre 2018)
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