venerdì 30 novembre 2018

Mosca blinda il mar d'Azov, Kiev si appella alla Nato. E intanto Trump annulla l'incontro con Putin.

Europa 'ostaggio' del presidente russo e di quello ucraino Poroshenko. Con il presidente americano che invita a risolvere la situazione.


By Huffington Post
L'Europa, ostaggio di due presidenti: delle mire espansioniste di uno (Vladimir Putin) e di azzardati e pericolosi calcoli elettorali dell'altro, Petro Poroshenko. Con l'omologo americano Trump che, nel frattempo, si mette di traverso, cancellando l'incontro con Putin previsto a latere del G20 di Buenos Aires, per via dell'arresto da parte russa dei marinai ucraini.
Un "fiammifero" che rischia di far esplodere una nuova Guerra fredda, ma che intanto sta già generando parecchia tensione nell'est Europa. "A partire dalla sera del 28 novembre, i porti ucraini sul mare di Azov sono sotto blocco da parte della Federazione Russa", scrive su Facebook Volodymyr Omelyan, il ministro delle Infrastrutture dell'Ucraina. Omelyan ha poi aggiunto che le navi fermate, in entrata e in uscita, sarebbero 35 e che "l'obiettivo è semplice: bloccando l'accesso ai porti ucraini nel Mare d'Azov sperano di cacciarci dal nostro territorio".

Kiev intende quindi chiedere alla comunità internazionale la chiusura dello Stretto del Bosforo per le navi militari russe "in base al paragrafo 19 della Convenzione di Montreux" in seguito alla "aggressione" subita il 25 novembre da tre vascelli ucraini nelle acque dello Stretto di Kerch. Lo ha detto il capo di Stato maggiore della Marina militare ucraina, Igor Voroncenko. Ma il Cremlino ha smentito quanto dichiarato dal ministro. "Non sono al corrente di alcuna limitazione all'accesso dei porti ucraini nel Mare d'Azov - ha dichiarato il portavoce Dmitri Peskov - Al contrario, sappiamo che lo stretto di Kerch opera in regime normale. Ma a volte, per motivi meteorologici, il porto di Kerch, che svolge funzione amministrativa, prende decisioni per regolare la navigazione".
L'Institute of Strategic Black Sea Studies di Kiev ha inoltre realizzato uno studio sulla guerra silenziosa che in questi anni si sta combattendo nel Mare d'Azov. Solamente dallo scorso aprile, sono state fermate oltre 730 navi ucraine: "Si tratta di azioni assolutamente arbitrarie condotte dagli agenti dello Fsb (il servizio segreto russo) – è l'analisi del think tank ucraino - Alcune navi sono state rallentate più volte nello stesso viaggio. Ciò causa un grave danno alla nostra economia. Dai nostri porti sul Mare d'Azov transita il 40 per cento del nostro export, soprattutto grano e acciaio. In più c'è stata la costruzione del ponte russo che collega la penisola di Crimea alla Russia continentale attraverso lo stretto di Kerch. Un'opera lunga 18 chilometri e alta solo 35 metri, sotto la quale non possono transitare le grandi navi da carico. Metà della nostra flotta non può più passare in quelle acque". Per questo uno dei principali obiettivi di Kiev è quello di riprendersi i porti.
Mentre il ministero della Difesa russo fa sapere che i marinai ucraini tratti in arresto nello Stretto di Kerch sono stati trasferiti a Mosca, sullo scontro in corso è intervenuta anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che, durante il forum economico ucraino-tedesco, ha sottolineato: "Sappiamo che bisogna trovare una soluzione ragionevole attraverso il dialogo e non attraverso un conflitto militare". Ribadendo il proprio sostegno alle riforme in atto in Ucraina, Merkel ha spiegato che sulla questione dei diritti di navigazione nella regione e della raggiungibilità dell'Ucraina via mare "ne parlerò con il presidente Putin a margine del G20". Secondo quanto riportato dal portavoce del Cremlino, Mosca non sembra però apprezzare l'intervento di mediatori, dopo "la provocazione" dello Stretto di Kerch ma "è grata" a tutti coloro che sono disposti a contribuire agli sforzi per alleviare le tensioni. A ribadirlo è il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov, citato dalla Tass. Secondo il portavoce del Cremlino, "tutti coloro che desiderano contribuire e ne hanno l'opportunità possono farlo esercitando pressioni su Kiev".
Oltre a Francia e Germania anche la Turchia si è proposta come 'mediatore' fra Russia e Ucraina per allentare le tensioni. La Turchia potrebbe svolgere un "ruolo da mediatore" nella crisi tra Russia e Ucraina. Recep Tayyip Erdoğan: prima di partire per l'Argentina, dove parteciperà al summit del G20 aveva detto di averne "discusso con entrambe le parti", riferendosi alle telefonate avute ieri con Vladimir Putin e Petro Poroshenko. Al vertice di Buenos Aires, ha aggiunto, sono in programma altri colloqui in merito. Per il presidente Usa invece a dover intervenire è Angela Merkel: "Angela, coinvolgiamo Angela", ha detto il tycoon in un'intervista al New York Post. Una mediazione, quella tedesca, che piace anche al presidente ucraino: "Nel 2015 è stata lei (la cancelliera tedesca) attraverso i suoi negoziati a salvare già una volta il nostro Paese. Speriamo che ci sostenga ancora come fece allora con gli altri nostri alleati". Queste le parole di Poroshenko alla Bild. La risposta della cancelliera non si è fatta attendere: "Parlerò con il presidente Putin a margine del G20 - ha riferito A Merkel - Sappiamo che bisogna trovare una soluzione ragionevole attraverso il dialogo e non attraverso un conflitto militare", ha aggiunto. Ma la crisi in atto ha anche ricadute e spiegazioni interne. Il presidente ucraino che si fa fotografare in uniforme militare in una base di addestramento di carristi a 150 chilometri da Kiev, sembra uno spot elettorale ad uso interno piuttosto che un messaggio a Mosca e alla Comunità internazionale.
Ora Poroshenko ha imposto la legge marziale. Lo stesso presidente ieri ha detto: "La legge marziale è semplicemente concepita per organizzare in modo efficiente la nostra mobilitazione militare e le difese contro le mosse violente e minacciose di Mosca. In questo modo non perderemo neppure un minuto nel muovere le truppe, non ci saranno freni burocratici. Certo, questo provvedimento d'emergenza non ha nulla a che vedere con la nostra democrazia interna, che non è affatto messa in dubbio". Già, perché i critici di Poroshenko sostengono che questa mossa sia una risposta alla sua crescente perdita di popolarità e un modo per blindare le prossime elezioni di marzo. Un'accusa che lo stesso presidente ucraino ha però respinto al mittente: "La legge marziale dovrebbe durare solo 30 giorni, dunque terminerà prima di Capodanno. In verità l'unico a beneficiare dell'eventuale rinvio delle nostre elezioni sarebbe Putin, che potrebbe accusarmi di non rispettare le nostre regole". democratiche e confermare le sue menzogne. Ma per me la data del voto resta assolutamente immutata". Ma quell'accusa trova un sostenitore interessato al Cremlino. Quella compiuta nello Stretto di Kerch "è stata senza dubbio una provocazione– dichiara Putin - È stata organizzata dalle autorità in carica, penso che lo stesso presidente ne sia coinvolto... In Ucraina l'anno prossimo si voterà e il presidente è al quinto posto nelle intenzioni di voto dei sondaggi; rischia perfino di non arrivare al secondo turno, dunque è necessario fare qualcosa".
Una crisi che s'internazionalizza. I Paesi membri dell'Alleanza Atlantica devono inviare navi nel Mare d'Azov. A chiederlo, sempre nell'intervista alla Bild, è il presidente ucraino Petro Poroshenko: "La Germania - ha dichiarato al tabloid tedesco - è uno dei nostri più stretti alleati e noi speriamo che i Paesi Nato siano pronti ad inviare unità navali nel Mare d'Azov a sostegno dell'Ucraina e a garanzia della sicurezza". Il capo dello Stato di Kiev non ha quindi risparmiato le accuse al presidente Putin, che si considera - ha detto - "un imperatore" e gestisce l'Ucraina come una colonia della Federazione. "L'unico cosa capace di farlo ragionare è che il mondo occidentale si mostri solidale", ha aggiunto, chiedendo nuove sanzioni contro Mosca. "Non possiamo accettare le politiche aggressive di Mosca. Prima è stata la Crimea, quindi la parte orientale dell'Ucraina, ora vuole il mare di Azov. La stessa Germania dovrebbe chiedersi, che farà Putin se non lo fermiamo?", ha affermato. Per Poroshenko la Russia sta pianificando una nuova offensiva di terra contro l'Ucraina, accusa comprovata da immagini satellitari già fatte pervenire ai partner, ha assicurato.
È bene ricordare che la crisi dello Stretto è solo l'ultimo capitolo, almeno per ora, di un conflitto che dura da poco più di quattro anni e ha provocato 10.500 morti (di cui un quarto civili), quasi 25.000 tra feriti e mutilati, 1,7 milioni di profughi che dalle regioni di Crimea, Donetsk e Luhansk si sono riversati in Ucraina e 900.000 all'estero. Una prima risposta all'appello di Kiev, viene da Berlino. Ed è un nein. Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha respinto la richiesta del presidente ucraino, di avere il sostegno di navi da guerra tedesche. "Io ho comprensione per le preoccupazioni che ci sono in Ucraina", ha affermato Maas, chiarendo che le azioni militari della Russia sono sproporzionate e prive di ogni fondamento giuridico. "Quello però che noi non vogliamo è una militarizzazione del conflitto. Noi vogliamo un processo politico", ha spiegato. Maas ne ha parlato al telefono con il ministro russo Sergej Lavrov, e nel pomeriggio con Poroshenko. Kiev prova a forzare la mano all'Europa (sanzioni contro Mosca) e alla Nato (navi nel Mare d'Azov)). Poroshenko guarderà pure alle elezioni del 2019, ma tutto ciò non sminuisce le responsabilità di Mosca.
"È vero, la penisola ucraina è stata russa fino al 1954 (dopo essere stata greca, bizantina, ottomana e tartara) ma resta il fatto che abbiamo assistito alla prima annessione territoriale in Europa dopo la seconda guerra mondiale – rimarca su Internazionale Bernard Guetta - Con questa palese violazione del diritto internazionale, il presidente russo ha intaccato la stabilità continentale. In seguito Putin ha deciso di creare, finanziare e armare un movimento secessionista in Ucraina orientale, portando la guerra nel cuore del continente europeo. Ora il Cremlino vuole assicurarsi il controllo esclusivo del Mare d'Azov, trasformandone le acque internazionali in un lago interno russo soltanto perché, dopo l'annessione della Crimea, le due sponde dello stretto di Kerch sono russe". In sostanza Putin utilizza la prima annessione per giustificarne una seconda, e in questo modo soffoca due porti ucraini essenziali per le regioni orientali. In sostanza Putin sta "russificando" ulteriormente la regione, probabilmente in vista di una terza annessione che calpesterebbe la sovranità ucraina e alimenterebbe le paure in Polonia e negli Stati baltici. Dopo aver sparso la polvere da sparo, Putin vuole accendere il fiammifero".

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