lunedì 26 novembre 2018

Il grande business del debito pubblico italiano: un'indagine sul nesso tra fisco, speculazioni, debito pubblico e disuguaglianze sociali.

Oltre 700 miliardi di debito sono stati causati dalla speculazione finanziaria e da un fisco iniquo
Lo studio “Gli effetti delle controriforme fiscali sul nostro debito pubblico” è stato realizzato da Cadtm Italia e presentato il 27 ottobre

cadtm.org CADTM ITALIA 
Il 27 ottobre è stato presentato  lo studio “Gli effetti delle controriforme fiscali sul nostro debito pubblico” realizzato da Cadtm Italia, primo centro studi sul debito auto-organizzato dal basso. Lo studio ha lo scopo di fornire informazioni sulla struttura del sistema fiscale italiano e sugli effetti che le controriforme dei passati decenni hanno avuto sulle entrate dello stato, e quindi sul debito pubblico.
La principale causa dell’aumento del debito pubblico italiano dipende dalla spesa per interessi, la cui dinamica negli ultimi anni è stata sempre più condizionata dalla speculazione finanziaria. Se consideriamo solo tre episodi speculativi (1992-93; 2007-2007; 2011-2012) ricaviamo che la speculazione finanziaria è costata allo Stato italiano (e quindi a noi) la bellezza di 467,3 miliardi, ovvero il 20,6% dell’intero debito pubblico del 2017.   
È una cifra che è andata a ingrassare la pancia delle multinazionali della finanza e delle banche e solo in minima parte i risparmiatori italiani, che detengono, solo il 5% del debito complessivo.

Secondo il dossier, se si considera il mancato gettito dovuto alla ridotta progressività delle riforme fiscali e al mancato cumulo, “otteniamo una perdita per lo Stato, nel [solo] 2016, di 8,3 miliardi di euro, pari al 4,5% del gettito Irpef”. Applicando lo stesso calcolo agli ultimi 34 anni (dal 1974 ad oggi), il mancato gettito complessivo ammonta a 146 miliardi. Tale ammanco di entrate è stato colmato dall’emissione di titoli di Stato che, in virtù degli interessi composti, hanno prodotto un maggior debito pari a 295 miliardi, il 13% di tutto il debito accumulato. Un favore alle classi più ricche che è stato assai costoso per tutta la collettività!
 Solo per effetto delle speculazioni oggetto di studio e di una Irpef iniqua oltre 762 miliardi di euro, ovvero quasi il 34% del nostro debito, può considerarsi  causato da dinamiche internazionali e nazionali che nulla hanno a che fare con scelte consapevoli degli abitanti dell’Italia.
 L’attuale proposta di manovra finanziaria con l’enfasi sulla “flat tax” non fa altro che contribuire ad alimentare tale business. Solo il ripristino di una tassazione complessiva e unica per tutti i cespiti di reddito e il ritorno ad una più elevata progressività delle imposte possono contribuire non solo ad una maggiore equità fiscale ma anche a ridurre il debito pubblico.
 Abbiamo bisogno di moltiplicare i fattori in gioco, di arricchire il dibattito pubblico e presentare un'altra narrazione del debito, alternativa a quella dominante che non contempla altra via d'uscita se non quella dei tagli e della crescita, due strategie totalmente insostenibili, l'una da un punto di vista sociale, l'altra da un punto di vista ambientale.
Il dossier  su Fisco e debito mostra come le soluzioni si possano trovare battendo altre strade, in realtà non nuove, ma abbandonate da tempo perché abbiamo perso di vista la Costituzione e il suo richiamo alla giustizia sociale.
CADTM-Italiaè un’associazione costituita nel 2017 che fra i propri scopi ha quello di analizzare il debito pubblico italiano in modo da individuare le componenti illegittime e chiederne il loro annullamento. Aderisce all’omonimo coordinamento internazionale fondato in Belgio nel marzo 1990. CADTM Internazionale ha partecipato all’audit sul debito pubblico in Ecuador ed ha fatto parte della Commissione parlamentare per la verità sul debito pubblico in Grecia.

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