Cento inceneritori, almeno uno in ogni provincia: sarebbe questo il futuro della gestione dei rifiuti in Italia?
Per rispondere cominciamo con alcuni numeri (rapporto sui rifiuti urbani ISPRA 2017):
in Italia,
Dovremo, quindi, prendere provvedimenti per ridurre gli sprechi alimentari, ridurre l'uso di prodotti e contenitori monouso, contrastare l'obsolescenza programmata e puntare su prodotti a più lunga durata, rafforzare la riparabilità e il riutilizzo. E adottare misure per far crescere il riciclo, aumentando e migliorando le raccolte differenziate, la riciclabilità dei prodotti, le tecnologie e gli impianti di trattamento e riciclo.
Così facendo, come sta già avvenendo in diverse province, si supererà il minimo del 65% e si arriverà almeno al 70% di rifiuti urbani riciclati.
Il riciclo dei rifiuti è prioritario non solo per la normativa europea, ma perché è più conveniente dell'incenerimento: per il risparmio di materia, di energia e di emissioni e perché consente migliori risultati economici e occupazionali.
Col riciclo al 70% e lo smaltimento in discarica al 10%, con una riduzione dei rifiuti per le misure che dovremo adottare, la quota rimanente per l'incenerimento resterà, al massimo, intorno al 20% attuale, ma in quantità assoluta dovrà diminuire.
Dei 41 inceneritori funzionanti in Italia, 26 sono al Nord dove, complessivamente, l'incenerimento supera il 26% dei rifiuti urbani prodotti: una capacità di incenerimento in eccesso rispetto alla nuova direttiva europea.
L'incenerimento, nell'economia circolare, non sarà più impiegato per smaltire i rifiuti tal quali, ma sarà ridotto, limitato agli scarti trattati dei processi di selezione e di riciclo, non riciclabili con le tecnologie disponibili.
Nel prossimo decennio o si ridurrà l'uso degli inceneritori del Nord, come avviene già in altri Paesi europei che hanno puntato in passato molto più di noi sugli inceneritori, o questi bruceranno altri rifiuti, non solo urbani, provenienti da altre regioni o da altri Paesi.
Al Centro e al Sud potrebbe essere utile qualche inceneritore in più per gli scarti non riciclabili e per evitare nuove discariche, ma si tratta comunque di pochi impianti: i cento inceneritori sbandierati, uno per provincia, sono solo un'enorme sciocchezza.
La principale carenza di impianti al Centro e al Sud è quella per il trattamento della frazione organica, con produzione di compost e di biometano. Per aumentare il riciclo servono imballaggi più facilmente riciclabili, impianti e migliori tecnologie per il riciclo delle plastiche, sono necessari maggiori sbocchi per i materiali riciclati ed anche una rapida soluzione del buco normativo aperto in materia di "End of Waste" che sta causando gravi difficoltà a molti impianti di riciclo.
- il 46% dei rifiuti urbani è riciclato (il 26% con recupero di materia
- il 20% con trattamento biologico e compostaggio);
- il 25% è smaltito in discarica e
- il 20% è incenerito o co-incenerito,
- l'8% è gestito in altro modo (biostabilizzato, per la copertura di discariche, ecc.) e
- l'1% viene inviato all'estero.
Dovremo, quindi, prendere provvedimenti per ridurre gli sprechi alimentari, ridurre l'uso di prodotti e contenitori monouso, contrastare l'obsolescenza programmata e puntare su prodotti a più lunga durata, rafforzare la riparabilità e il riutilizzo. E adottare misure per far crescere il riciclo, aumentando e migliorando le raccolte differenziate, la riciclabilità dei prodotti, le tecnologie e gli impianti di trattamento e riciclo.
Così facendo, come sta già avvenendo in diverse province, si supererà il minimo del 65% e si arriverà almeno al 70% di rifiuti urbani riciclati.
Il riciclo dei rifiuti è prioritario non solo per la normativa europea, ma perché è più conveniente dell'incenerimento: per il risparmio di materia, di energia e di emissioni e perché consente migliori risultati economici e occupazionali.
Col riciclo al 70% e lo smaltimento in discarica al 10%, con una riduzione dei rifiuti per le misure che dovremo adottare, la quota rimanente per l'incenerimento resterà, al massimo, intorno al 20% attuale, ma in quantità assoluta dovrà diminuire.
Dei 41 inceneritori funzionanti in Italia, 26 sono al Nord dove, complessivamente, l'incenerimento supera il 26% dei rifiuti urbani prodotti: una capacità di incenerimento in eccesso rispetto alla nuova direttiva europea.
L'incenerimento, nell'economia circolare, non sarà più impiegato per smaltire i rifiuti tal quali, ma sarà ridotto, limitato agli scarti trattati dei processi di selezione e di riciclo, non riciclabili con le tecnologie disponibili.
Nel prossimo decennio o si ridurrà l'uso degli inceneritori del Nord, come avviene già in altri Paesi europei che hanno puntato in passato molto più di noi sugli inceneritori, o questi bruceranno altri rifiuti, non solo urbani, provenienti da altre regioni o da altri Paesi.
Al Centro e al Sud potrebbe essere utile qualche inceneritore in più per gli scarti non riciclabili e per evitare nuove discariche, ma si tratta comunque di pochi impianti: i cento inceneritori sbandierati, uno per provincia, sono solo un'enorme sciocchezza.
La principale carenza di impianti al Centro e al Sud è quella per il trattamento della frazione organica, con produzione di compost e di biometano. Per aumentare il riciclo servono imballaggi più facilmente riciclabili, impianti e migliori tecnologie per il riciclo delle plastiche, sono necessari maggiori sbocchi per i materiali riciclati ed anche una rapida soluzione del buco normativo aperto in materia di "End of Waste" che sta causando gravi difficoltà a molti impianti di riciclo.
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