Marini firma l’ordinanza in città e scarica la colpa sul centrosinistra. Il sindaco di Nepi: nessun problema. A Montefiascone scoppia il caos.
Con l’arrivo del 2013, insieme ai tappi di spumante è saltata l’ultima deroga Ue: ora il limite di arsenico è di 10 microgrammi per litro, che quasi l’intera Tuscia non può rispettare. Dopo Tarquinia, ecco l’ordinanza con i divieti d’uso dell’acqua nel capoluogo. «L’emergenza – dice Marini – è frutto di anni di inerzia e incapacità dell’asse di centrosinistra Provincia-Regione. Il problema si trascina infatti dal 2006, mai però si è pensato di affrontarla e, figuriamoci, gestirla». L’emergenza è scattata con tutti i crismi nel 2010 con la nomina a commissario del presidente della Regione Renata Polverini. Che i soldi li ha trovati, ma tardi: due potabilizzatori ci sono, gli altri arriveranno tra qualche mese. «Dovendomi attenere alla normativa – spiega Marini - non posso far altro che uniformarmi a quanto stabilito da Regione e Istituto superiore di Sanità». Ovvero firmare l’ordinanza.
«L’Acqua di Nepi rispetta tutti i limiti»: il sindaco Franco Vita si affretta invece a distinguere tra l’acqua minerale e quella che arriva nei rubinetti. «La sorgente della prima – precisa – non è quella dell’acqua dell’acquedotto comunale, quindi hanno caratteristiche chimiche diverse». Se l’Acqua di Nepi è pienamente a norma, non vale lo stesso per l’intero paese. Un dearsenificatore c’è già ed «è stato costruito un secondo per il quale si attende l’allaccio Enel». A Montefiascone invece le responsabilità sono scaricate sulla Polverini. Lunedì il consiglio ha votato all’unanimità una lettera da inviare a Regione Lazio, Ato, Ausl, Provincia e Prefetto per chiedere soluzioni immediate. Qui gli impianti - come nei Comuni con concentrazione di arsenico compresa tra 10 e 20 - sono slittati a fine 2014. «E sono molto scettico – commenta il sindaco Luciano Cimarello - anche su queste date. Alle scuole forniremo ancora più acqua minerale, ma il Comune non può realizzare il dearsenificatore: può farlo solo il commissario». Questa è un’ulteriore dimostrazione di come i sindaci stiano andando al buio, perché Tarquinia lo sta facendo da solo.
A contestare Istituto superiore di sanità e sindaci ci pensa invece Raimondo Chiricozzi del Comitato acqua potabile: «A che serve l’istituto se le sue indicazioni non sono chiare? I sindaci sono responsabili della salute: facciano arrivare le autobotti e monitorino quanti sono sottoposti da anni ai veleni».
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