“Non
è possibile che un uomo meticoloso, attento, preciso, fosse solo in
riferimento a quell’impianto così trascurato”
E’ questa la tesi
sostenuta dalla difesa dell’ad di Thyssen Harald Espenhahn, al processo
di appello a Torino per il rogo dello stabilimento torinese in cui nel
2007 persero la vita sette operai. Gli avvocati hanno chiesto di
annullare l’avviso di chiusura delle indagini e quindi il processo di
appello. Condannato in primo grado a 16 anni e mezzo per omicidio
volontario con dolo eventuale, Espenhahn, secondo la difesa era un
maniaco della pulizia e in occasione delle sue visite a Torino aveva
sempre visto una situazione ottimale”. Per la difesa il rogo non fu
colpa di Espenhanh, ma degli operai. “Gli obblighi di controllo e
vigilanza nelle singole attività produttive delle linee degli impianti
esercitati da Espenhanhcon prudenza non avrebbero potuto impedire quella
sequenza causale così particolare che si è verificata quella
sera”.Secondo la difesa, la ricostruzione dei tragici fatti del 2007,
fornita da Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto alla strage, è
“imprecisa”. Lo stesso Boccuzzi però contesta questa tesi. “Io quella
notte c’ero e ricordo bene la dinamica dell’incidente e il fatto che su
quella linea c’era una persona a differenza di quello che sostiene la
difesa”.
ilfattoquotidiano.it 22 gennaio 2013
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