Abbiamo messo a confronto le proposte di tutte le liste sui temi concreti: debito pubblico, welfare, tasse e crescita. C'è un po' di vaghezza, ma qualcosa di interessante viene fuori.
espresso.it di Francesco Colonna
Sarà anche vero che i programmi sono soltanto promesse. Rimangono
però una delle poche bussole cui affidarsi in una campagna
elettorale fatta sempre più da continui slogan recitati in tv o
twittati su Internet. Vediamo allora cosa propongono le cinque
principali coalizioni sul tema oggi più scottante, quello
economico.
Fiscal compact: chi lo vuole, chi no e chi ni
"Ridurre il debito" è stata la parola d'ordine di quest'ultimo anno. E tale rimane nei programmi dei montiani e del centro-sinistra. L'agenda Monti propone il pareggio di bilancio strutturale a partire dal 2013 e la riduzione, dal 2015, del debito pubblico nella misura di un ventesimo ogni anno fino a raggiungere un rapporto debito/Pil del 60 per cento. L'Italia può farcela, secondo Monti, pur continuando a versare ingenti capitali al Fondo salva-Stati e senza chiedere la revisione dei Trattati europei. Di «eventuale rinegoziazione» dei Trattati parla invece la Carta d'Intenti del Pd e Sel, ma solo come possibilità e non come obiettivo. Nonostante l'euroscetticismo di Beppe Grillo, anche nel programma del Movimento Cinque Stelle di rinegoziazione degli impegni con Bruxelles non si parla. Mentre la revisione degli accordi è un obiettivo di centro-destra e Rivoluzione Civile. Il programma del Pdl propone infatti l'attribuzione alla Bce del ruolo di prestatore di ultima istanza, la creazione di Euro-bond e l'esclusione delle spese di investimento dai limiti del patto di stabilità. Il tutto accompagnato da una contestuale riduzione del debito pubblico per 400 miliardi in cinque anni. Rivoluzione Civile si esprime ancora più nettamente: «Siamo contrari al Fiscal Compact che taglia di 47 miliardi l'anno per i prossimi venti anni la spesa, pesando sui lavoratori e sulle fasce deboli».
Welfare da migliorare o privatizzare? Che tipo di Stato sociale si può garantire se bisogna ridurre il debito e onorare gli impegni in Europa? La risposta è relativamente facile per chi intende disobbedire al fiscal Ccompact: per Rivoluzione Civile il sistema sanitario pubblico ed universale va rafforzato e la riforma Fornero cancellata. Anche il Movimento Cinque Stelle propone il consolidamento del servizio sanitario universale e gratuito. La Carta d'Intenti Pd-Sel invece si limita a enunciazioni di principio che non chiariscono in modo definitivo il confine tra pubblico e privato. Più chiara l'agenda Monti, per la quale in campo sanitario devono prevalere «appropriatezza delle cure, costo/efficacia, riduzione al massimo degli sprechi, gestione manageriale». Parole che possono anche essere interpretate come un'apertura a un sistema in cui le prestazioni gratuite saranno minori e l'assicurazione sanitaria privata una necessità. Una prospettiva che preoccupa molti italiani e che neppure il centro-destra nel suo programma promuove.
Imu prima casa, Pdl e Rivoluzione vogliono abolirla
Secondo l'agenda Monti, sarà possibile ridurre il carico fiscale «non appena le condizioni generali lo consentiranno» e dando la precedenza alle tasse su lavoro e impresa. Simili le parole della Carta d'Intenti Pd-Sel, che auspica un ridisegno «del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro» e accenna alla patrimoniale. Il programma dei Cinque Stelle non dedica nessuna riga a tasse e imposte, mentre il Pdl presenta numerose proposte: revisione in senso federalista del sistema fiscale, riduzione del carico fiscale di cinque punti in cinque anni, eliminazione dell'Imu sulla prima casa, no alla patrimoniale, progressivo azzeramento dell'Irap. Bello da leggere, ma sarà anche sostenibile? Decise le proposte di Rivoluzione Civile: sì alla patrimoniale, no all'Imu sulla prima casa, che va invece fatta pagare a Chiesa e fondazioni bancarie.
Crescita , le ricette contrapposte
Liberalizzazioni, miglior uso dei fondi europei, semplificazione burocratica e fiscale, riforma della giustizia civile: la tesi, tutta liberista, dell'agenda Monti è che un Paese più moderno favorisce la crescita e attira gli investitori stranieri. Non dissimile l'approccio della Carta d'Intenti Pd-Sel, che come l'agenda Monti non considera le politiche keynesiane (creare lavoro attraverso la spesa pubblica), ma si limita ad auspicare uno stop alla precarizzazione e all'abbassamento dei salari. Ricco il menu proposto dal Pdl: agevolazioni fiscali per chi assume, compensazione crediti/debiti tra imprese e pubblica amministrazione, utilizzo della Cassa depositi e prestiti per finanziare l'innovazione e l'export, nuovi investimenti in infrastrutture, e altro ancora. Dove trovare le risorse per tanti interventi, però, non è ben chiaro. Il Movimento Cinque Stelle si limita a suggerire alcune idee, buone ma non organiche: favorire le produzioni locali, puntare sulla green economy, introdurre un sussidio di disoccupazione garantito. Rivoluzione Civile invece non dimentica la tradizione socialdemocratica: per rilanciare l'economia lo Stato deve spendere, fornendo reddito minimo ai disoccupati, aumentando i salari col recupero del fiscal drag e la detassazione delle tredicesime, ripristinando l'articolo 18, combattendo il precariato.
Fiscal compact: chi lo vuole, chi no e chi ni
"Ridurre il debito" è stata la parola d'ordine di quest'ultimo anno. E tale rimane nei programmi dei montiani e del centro-sinistra. L'agenda Monti propone il pareggio di bilancio strutturale a partire dal 2013 e la riduzione, dal 2015, del debito pubblico nella misura di un ventesimo ogni anno fino a raggiungere un rapporto debito/Pil del 60 per cento. L'Italia può farcela, secondo Monti, pur continuando a versare ingenti capitali al Fondo salva-Stati e senza chiedere la revisione dei Trattati europei. Di «eventuale rinegoziazione» dei Trattati parla invece la Carta d'Intenti del Pd e Sel, ma solo come possibilità e non come obiettivo. Nonostante l'euroscetticismo di Beppe Grillo, anche nel programma del Movimento Cinque Stelle di rinegoziazione degli impegni con Bruxelles non si parla. Mentre la revisione degli accordi è un obiettivo di centro-destra e Rivoluzione Civile. Il programma del Pdl propone infatti l'attribuzione alla Bce del ruolo di prestatore di ultima istanza, la creazione di Euro-bond e l'esclusione delle spese di investimento dai limiti del patto di stabilità. Il tutto accompagnato da una contestuale riduzione del debito pubblico per 400 miliardi in cinque anni. Rivoluzione Civile si esprime ancora più nettamente: «Siamo contrari al Fiscal Compact che taglia di 47 miliardi l'anno per i prossimi venti anni la spesa, pesando sui lavoratori e sulle fasce deboli».
Welfare da migliorare o privatizzare? Che tipo di Stato sociale si può garantire se bisogna ridurre il debito e onorare gli impegni in Europa? La risposta è relativamente facile per chi intende disobbedire al fiscal Ccompact: per Rivoluzione Civile il sistema sanitario pubblico ed universale va rafforzato e la riforma Fornero cancellata. Anche il Movimento Cinque Stelle propone il consolidamento del servizio sanitario universale e gratuito. La Carta d'Intenti Pd-Sel invece si limita a enunciazioni di principio che non chiariscono in modo definitivo il confine tra pubblico e privato. Più chiara l'agenda Monti, per la quale in campo sanitario devono prevalere «appropriatezza delle cure, costo/efficacia, riduzione al massimo degli sprechi, gestione manageriale». Parole che possono anche essere interpretate come un'apertura a un sistema in cui le prestazioni gratuite saranno minori e l'assicurazione sanitaria privata una necessità. Una prospettiva che preoccupa molti italiani e che neppure il centro-destra nel suo programma promuove.
Imu prima casa, Pdl e Rivoluzione vogliono abolirla
Secondo l'agenda Monti, sarà possibile ridurre il carico fiscale «non appena le condizioni generali lo consentiranno» e dando la precedenza alle tasse su lavoro e impresa. Simili le parole della Carta d'Intenti Pd-Sel, che auspica un ridisegno «del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro» e accenna alla patrimoniale. Il programma dei Cinque Stelle non dedica nessuna riga a tasse e imposte, mentre il Pdl presenta numerose proposte: revisione in senso federalista del sistema fiscale, riduzione del carico fiscale di cinque punti in cinque anni, eliminazione dell'Imu sulla prima casa, no alla patrimoniale, progressivo azzeramento dell'Irap. Bello da leggere, ma sarà anche sostenibile? Decise le proposte di Rivoluzione Civile: sì alla patrimoniale, no all'Imu sulla prima casa, che va invece fatta pagare a Chiesa e fondazioni bancarie.
Crescita , le ricette contrapposte
Liberalizzazioni, miglior uso dei fondi europei, semplificazione burocratica e fiscale, riforma della giustizia civile: la tesi, tutta liberista, dell'agenda Monti è che un Paese più moderno favorisce la crescita e attira gli investitori stranieri. Non dissimile l'approccio della Carta d'Intenti Pd-Sel, che come l'agenda Monti non considera le politiche keynesiane (creare lavoro attraverso la spesa pubblica), ma si limita ad auspicare uno stop alla precarizzazione e all'abbassamento dei salari. Ricco il menu proposto dal Pdl: agevolazioni fiscali per chi assume, compensazione crediti/debiti tra imprese e pubblica amministrazione, utilizzo della Cassa depositi e prestiti per finanziare l'innovazione e l'export, nuovi investimenti in infrastrutture, e altro ancora. Dove trovare le risorse per tanti interventi, però, non è ben chiaro. Il Movimento Cinque Stelle si limita a suggerire alcune idee, buone ma non organiche: favorire le produzioni locali, puntare sulla green economy, introdurre un sussidio di disoccupazione garantito. Rivoluzione Civile invece non dimentica la tradizione socialdemocratica: per rilanciare l'economia lo Stato deve spendere, fornendo reddito minimo ai disoccupati, aumentando i salari col recupero del fiscal drag e la detassazione delle tredicesime, ripristinando l'articolo 18, combattendo il precariato.
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