Divisione sul ruolo dei magistrati
Una divisione sul ruolo dei magistrati si registra all'inaugurazione dell'anno giudiziario nelle varie sedi italiane. Se il presidente della Corte d'appello di Roma Santacroce dice di non trovare "nulla da eccepire sui magistrati che abbandonano la toga per candidarsi alle elezioni politiche",' il suo omologo di Palermo Olivieri evidenzia invece che per i magistrati "è arrivato il momento di modificare molti atteggiamenti" dicendo no a "sovraesposizione e protagonismi". E il presidente della Corte di Appello di Milano Giovanni Canzio richiama a "equilibrio, moderazione, sobrietà e riservatezza, anche nei rapporti con media e politica".
"L'Italia ha il triste primato in
Europa del maggior numero di declaratorie di estinzione del reato per
prescrizione (circa 130.000 quest'ultimo anno) e paradossalmente del più
alto numero di condanne della Corte europea dei Diritti dell'uomo per
la irragionevole durata dei processi", ha sottolineato il presidente
della Corte di Appello di Milano Giovanni Canzio in un passaggio della
sua relazione per l'apertura dell'Anno giudiziario.
Sobrietà con la politica
Secondo Canzio, coniugando potere e responsabilità l'indipendenza dei giudici sarà vista come la garanzia fondamentale dei cittadini per l'applicazione imparziale e uniforme della legge nello stato di diritto, si' da scongiurare il rischio che la crescita esponenziale del ruolo di supplenza della magistratura nella governance, all'incrocio tra politica, economia e diritto, sposti il fondamento della legittimazione sul terreno delle pratiche del consenso sociale e popolare".
Canzio, ha iniziato la sua relazione
ringraziando e salutando alcuni ospiti "illustri" presenti nell'Aula
Magna del Palazzo di Giustizia: il Cardinale Scola, il Presidente del
Consiglio Monti, i giudici Frigo e Lattanzi della Corte Costituzionale, e
ha rivolto "un saluto particolarmente affettuoso a Ernesto Lupo, primo
Presidente della Corte di Cassazione".
Indagini troppo lungheDurante
il discorso inaugurale dell'Anno giudiziario a Milano, il presidente
della Corte d'Appello Giovanni Canzio, ha sottolineato che l'eccessiva
lunghezza delle indagini puo' portare i media ad accanirsi contro gli
indagati. "Va sottolineata la doverosità del rispetto dei termini delle
investigazioni - afferma Canzio - atteso che dall'eccessivo scarto
temporale con il giudizio deriva la concentrazione dei media su quella
che costituisce la formulazione, allo stato, di un'ipotesi accusatoria,
destinata alla verifica dibattimentale secondo la regola decisoria
dell'al di la' di ogni ragionevole dubbio".
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