Confermata la sentenza del tribunale civile di Palermo. Il Dc-9 distrutto in volo il 27 giugno 1980 con 81 persone a bordo non esplose per una bomba in cabina. E' la prima verità giudiziaria definitiva dopo il nulla di fatto dei procedimenti penali. Le autorità, secondo i giudici, non furono in grado di garantire la sicurezza.
ilfattoquotidiano.it di Antonella Beccaria | Bologna | 28 gennaio 2013
Chi sostiene ancora oggi, nonostante l’implausibilità giudiziaria di questa tesi, la teoria della bomba a bordo si rassegni. La Corte di Cassazione, dando ragione al tribunale civile di Palermo, stabilisce che l’aereo abbattuto il 27 giugno 1980 sui cieli sopra Ustica venne distrutto da un missile. E per questo lo Stato italiano deve risarcire i familiari delle vittime. La ragione? Non seppe garantire la sicurezza del volo partito da Bologna e diretto a Palermo. E non lo fece né con i radar civili né con quelli militari.
La sentenza per la quale si è pronunciata la Cassazione si riferisce a un pronunciamento civile della Corte d’Appello di Palermo del 2010 seguito dagli avvocati Vanessa e Fabrizio Fallica, poi confluiti nel pool legale che ha seguito il processo di primo grado giunto a conclusione nel settembre 2012. In quel caso si trattava di 6 risarcimenti per i quali i magistrati siciliani erano giunti alla stessa conclusione dei colleghi che hanno sentenziato l’anno successivo: fu un missile a uccidere le 81 persone imbarcate sul Dc9 dell’Itavia.
A questo punto si riaprono anche i discorsi sul fronte europeo. dove la vicenda Ustica sarebbe potuto approdare se ci fosse stata la sicurezza che ad abbattere l’aereo fosse stato un missile. “Ora questa sicurezza c’è”, dice Daniele Osnato, uno degli avvocati che ha seguito il procedimento civile successivo a quello giunto un Cassazione. “Dunque il parlamento europeo adesso può avviare le procedure per una petizione o per una commissione d’inchiesta. Sta di fatto che la sentenza di oggi chiude finalmente ogni chiacchiera in fatto di bomba“. Per quanto invece il processo civile d’appello che deve discutere del maxi risarcimento alle vittime (100 milioni di euro più interessi e oneri accessori), occorre attendere l’avvio delle udienze, fissato per l’aprile 2014.
Venendo alla sentenza del 2010, era stata pronunciata il 15 giugno di quell’anno (la vicenda era partita nel 1990 e nel 2007 si era arrivati alla fine del primo grado) e aveva condannato tre ministeri – Interno, Trasporto e Difesa – al pagamento di un milione e 240 mila euro a 6 familiari di 3 vittime della strage di Ustica (erano le famiglie Volanti, Parrinello e Diodato). Con gli avvocati Fallica c’era anche un legale di Varese, Alessandro Zanzi e già in primo grado sempre il tribunale di Palermo aveva riconosciuto la responsabilità istituzionale della sciagura proprio per la mancanza di sicurezza del volo partito il 27 giugno 1980.
“Siamo in attesa di conoscere i contenuti dalla Cassazione”, dice l’avvocato Vanessa Fallica, che rappresenta la famiglia Volanti. “Ma già la notizia ci riempie di gioca e lo stesso accade ai familiari che rappresentiamo. Le prime informazioni che arrivano da Roma ci dicono infatti che si conferma quanto abbiamo sempre sostenuto e che il missile è il responsabile della strage, come era stato ricostruito. Adesso vedremo esattamente i dettagli e cercheremo di capire il quantum, accertandoci dell’esatto ammontare dei risarcimenti”.
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