“Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio Isacco, colui che ami, e va nella regione di Moria. Sacrificalo là come olocausto”. Quella di Abramo e Isacco è la più assurda e incredibile tra le storie scritte nella Bibbia. Molto, molto più incredibile della storia di un Dio che crea l’uomo plasmandolo dal fango. Ho sempre pensato che se un pezzo della Bibbia era pura fantasia, doveva essere quello: Abramo e Isacco. E’ una storia folle, qualsiasi siano gli occhi con cui la si osserva: figlio, genitore, ateo, cristiano. Da qualsiasi angolazione la guardassi, non avevo per anni mai compreso il senso di quella storia, o se potesse esistere un senso non come storia divina, ma almeno come storia umana. Oggi ho capito. Mi guardo intorno. Vedo invasati che obbediscono all’ordine di un dio di cui non conoscono il nome, e che dice loro: dovete fare i sacrifici.
I “sacrifici”. Un dio il cui nome è ignorato dai fedeli. Provate a chiedere a chi dice che “bisogna fare i sacrifici” come si chiama il dio a cui obbediscono: non risponderanno, non lo sanno. Forse risponderanno “i Mercati”, “l’Europa”, qualcosa del genere. Obbediscono, ma non sanno bene a chi, e perché. Queste persone spesso hanno 40-50 anni, un lavoro che reputano sicuro, una fortezza da cui invocare “i sacrifici” che altri faranno al posto loro. Sono, spesso, dei padri, e il “sacrificio” non è il loro. E’ il sacrificio di bambini, di figli. Oggi sono figli portoghesi, figli greci. Centinaia di migliaia di bambini che vengono affamati per onorare il culto di un dio violento e pagano che parla per bocca di sacerdoti sconosciuti. Unica concessione alla modernità: la divinità non incide più il proprio volere su tavole di pietra, ma su agende, su Twitter o sul “Financial Times”. La divinità oggi scolpisce il suo volere nelle agende. Queste persone non capiscono che oggi mandano al sacrificio i figli portoghesi e greci, e domani lo stesso sacrificio toccherà ai figli italiani. Toccherà ai loro figli.
Allora quella di Abramo e Isacco non era una storia folle, ma era una semplice storia di uomini che hanno bisogno di credere a qualcosa, anche se questo qualcosa gli ordina di sacrificare i propri figli. Oggi come allora si sacrificano i bambini per “salvare il proprio popolo”. E se domani il dio dei mercati bloccherà i sacrifici che gli vengono tributati, avrà comunque raggiunto il suo scopo, che era mettere alla prova la fede del suo popolo, che si dimostrerebbe fedele anche a prezzo della vita dei bambini. Come sta accadendo oggi. Abbiamo usato il lavoro degli economisti per capire l’Europa, ma forse abbiamo sbagliato. Non serve Keynes, non serve Mosler. Dovremmo usare altre categorie: l’antropologia, la fede, la religione, la superstizione magari. O forse ci basta ascoltare quello che sentiamo in giro, tra amici e conoscenti, per capire tutto.
(Daniele Basciu, “Ce lo chiede l’Europa: sacrificare i bambini”, dal sito “Me-Mmt / Mosler Economics – Modern Money Theory”, 26 gennaio 2013).
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