giovedì 31 gennaio 2013

ROMA COME LAS VEGAS

CAPITALE REGINA DEI CASINÒ 294 SALE E OLTRE 50MILA SLOT. Secondo un'inchiesta di Libera il gioco d'azzardo è la terza impresa italiana, con un fatturato legale stimato in oltre 76 miliardi di euro,«l'unico settore con un bilancio sempre in attivo e che non risente della crisi che colpisce il nostro paese», che mobilita il 4% del Pil nazionale. Intanto le inchieste giudiziarie rivelano sempre di più gli intrecci di «business» tra criminalità e politica corrotta

il manifesto | Autore: Nuovo Cinema Palazzo
Appare sempre più chiaro perché nel cuore del quartiere San Lorenzo a Roma sarebbe dovuto sorgere un casinò, secondo un progetto assurdo per un quartiere popolare già alle prese con problemi legati alla cattiva gestione pubblica degli spazi della cultura e della socialità.
Considerando una zona più ampia della città, quella che da San Lorenzo si sviluppa lungo l'asse della Tiburtina fino alla periferia Est di Roma, il quadro che troviamo è allarmante: è in atto un processo di trasformazione urbana che segue una precisa direzione di sviluppo ed espansione territoriale del business del gioco d'azzardo. Assistiamo a una crescita vertiginosa di quel settore impropriamente denominato del «gioco», con una concentrazione delle attività connesse, legali e illegali, nella zona tra San Basilio e il Raccordo Anulare. Una parte di città che sta cambiando volto, e somiglia sempre più a una nuova Las Vegas.
Se disegnassimo una mappa delle sale gioco presenti e di prossima apertura nell'area della Tiburtina risulterebbe chiaro che un casinò a San Lorenzo avrebbe rappresentato un tassello entro un quadro assai più articolato. Tant'è che non ci è sfuggita la campagna per l'inaugurazione del Dubai Palace in via Tiburtina 1139, «Dubai Palace, un lusso sfrenato alle porte della capitale», fissata per il 22 dicembre scorso con la partecipazione di personaggi del calibro di (!) Marco Baldini, Fabrizio Corona e Nina Moric. Inaugurazione poi molto frettolosamente annullata... «È come entrare in un mondo incantato, è quel tocco di lusso che abbiamo visto sempre e solo sulle pagine patinate o in televisione»- promette Fabiano Valelli, comproprietario del Dubai Palace e promotore di «eventi» quali Miss Dubai Cafè, che «rappresenta un'opportunità per le tantissime belle ragazze che frequentano il nostro locale, e non solo, per farsi notare».
Roma «caput slot machine». I dati del dossier di Libera «Azzardopoli», presentato al Cinema Palazzo nel gennaio 2012) parlano chiaro. In fatto di casinò, Roma vanta il primato nazionale: «294 sale e più di 50 mila slot machine distribuite tra Roma e provincia. Con il primato di detenere il più grande locale d'Europa, quello di piazza Re di Roma, nel quartiere Appio, con 900 postazioni di gioco. Questo prima dell'apertura lo scorso novembre di Timecity a Parco Leonardo: 1.500 metri quadrati dedicati al gaming con 150 slot machine e video lotterie, 400 metri dedicati a una sala Bingo, un centro scommesse e molto altro ancora».
Il gioco d'azzardo è la terza impresa italiana, con un fatturato legale stimato in 76,1 miliardi di euro, «l'unica con un bilancio sempre in attivo e che non risente della crisi che colpisce il nostro paese», che mobilita il 4% del Pil nazionale. Cifre allarmanti se confrontati con quelli che fotografano la situazione sociale di nuova povertà in Italia.
L'azzardo vale 80 miliardi
Intanto cresce il business dell'azzardo, cresce un sistema malato, cresce un mercato del gioco ampiamente infiltrato dalla criminalità, con la complicità dello Stato e delle istituzioni. È evidente che la normativa sul gioco d'azzardo in Italia non solo è del tutto inadeguata a contrastare il rischio di infiltrazioni criminali, ma è funzionale alla «tutela» dell'erario pubblico prima che alla salute dei cittadini.
Lo Stato regola il gioco d'azzardo attraverso la distinzione tra gioco legale e illegale con l'unico obiettivo di assicurarsi il guadagno che ne deriva, senza curarsi del benessere dei cittadini e della città. Sembra sia in atto una competizione tra Stato e mafie sul mercato del gioco d'azzardo, quest'ultimo un fenomeno che di per sé non viene messo in discussione.
È del 24 gennaio la notizia del blitz della Guardia di Finanza contro un'organizzazione capeggiata dal boss della 'ndrangheta che gestiva i settori del gioco online per un giro di affari di 90 milioni di euro. L'operazione ha confermato la fondatezza dell'inchiesta del giornalista Giovanni Tizian sugli interessi malavitosi che ruotano attorno alla legalizzazione del gioco on line e slot machine e l'attività illecita di installazione di slot in Emilia da parte della 'ndrangheta. Per tale inchiesta Tizian ha ricevuto minacce pesanti; anche per questo come Cinema Palazzo ci sentiamo vicini a lui e gli esprimiamo tutto il nostro appoggio e solidarietà. Scrive Roberto Galullo su Il Sole 24 Ore: «L'attività investigativa ha consentito di disarticolare l'intera associazione a delinquere dedita alla produzione e commercializzazione di apparecchi elettronici da intrattenimento (Video slot) con schede gioco illegalmente modificate per occultare i reali volumi di gioco e conseguendo un illecito guadagno a danno dello Stato».
Secondo una inchiesta di A. Custodero del maggio del 2011: «Il giro d'affari del gioco d'azzardo in Italia è 16 volte il business annuo di Las Vegas, o quanto basterebbe a sei o sette manovre finanziarie».
In realtà, come sappiamo, le concessionarie del gioco sono in larga parte infiltrate da capitali mafiosi e le misure previste per arginare il fenomeno sono inefficaci e facilmente aggirabili. Ne è un chiaro esempio il caso della Camene Spa, la sfortunata società che tentò di aprire il casinò a San Lorenzo, senza possedere il requisito di tracciabilità previsto dalla legge. Inoltre del giro d'affari generato dal gioco legale solo una minima parte finisce nelle casse dello Stato.
Insomma, la legalizzazione del gioco d'azzardo sembra studiata per offrire un campo di riciclaggio alle organizzazioni criminali e per far emergere le attività illegali che continueranno a esser gestite dagli stessi soggetti. La gestione ordinaria di questo sistema, al di là di qualche blitz e picco mediatico, testimonia l'intenzione di mantenere le condizioni perché questo si verifichi.
Decreto Balduzzi insufficiente Nel 2012, il Decreto Sanità presentato dal ministro Balduzzi è giunto all'approvazione completamente svuotato di qualsiasi elemento di reale contrasto al fenomeno del gioco d'azzardo: la normativa specifica è appena sviluppata nelle misure di prevenzione contro la «ludopatia», relegata tra due paragrafi relativi alla vendita del tabacco e all'attività sportiva non agonistica, segno di colpevole mancanza di attenzione verso tale fenomeno. La tutela dei minori si è resa necessaria dopo che, ad agosto, il sindaco di Firenze Matteo Renzi aveva autorizzato le slot machine per bambini, piccoli consumatori in erba, fissando la distanza minima dei punti vendita da istituti scolastici di qualsiasi grado a 200 metri (rispetto ai 500 proposti nel primo ddl, poi modificato). Queste misure si applicano naturalmente solo alle concessioni bandite successivamente alla data di entrata in vigore del decreto. Il bombardamento pubblicitario del «gambling business» viene limitato «all'interno di programmi radiotelevisivi rivolti ai minori nei venti minuti precedenti e successivi alla trasmissione degli stessi e nella intera fascia oraria dalle 16.00 alle 19.30», e in generale sui mezzi di informazione destinati ai minori.
Misure irrisorie, la cui entrata in vigore è stata tra l'altro rinviata di sei mesi con un emendamento nella Legge di stabilità 2013. Non slitta però la gara per l'apertura di nuove sale per il poker live, che partirà entro il 31 gennaio come previsto nella finanziaria 2011 di Tremonti. Difficile però capire come possa partire entro la fine di gennaio la gara per le nuove sale se secondo l'Agenzia dei Monopoli servirà il varo di un nuovo regolamento. Fatto sta che le lobby del gioco vincono la mano.
Noi non ci stiamo. Per questo continuiamo a dire che l'unico modo per contrastare il gioco d'azzardo è chiudere il "loro" gioco, per questo noi continuiamo a lottare per gli spazi di cultura liberati.
* www.dinamopress.it

********************************* AZZARDO
Chi vince sempre è lo Stato
Il gioco d'azzardo legale ha fatto incassare allo stato italiano 9,2 miliardi di euro all'anno tra il 1999 e il 2009. Secondo i dati dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di stato (Aams) tra gennaio e ottobre 2012 l'insieme lordo del denaro mosso dai giochi è stato di circa 70 miliardi. Uno studio pubblicato sulla voce.info chiarisce che la spesa in giochi si traduce in una «tassazione volontaria» di tipo regressivo e in un più generale fattore di disuguaglianza economica. Infatti le famiglie con reddito più basso tendono a spendere una pearcentuale del loro reddito più alta rispetto alle famiglie più ricche. L'indagine ha analizzato la spesa mensile delle famiglie per quanto riguarda il Lotto, il Totocalcio e il Gratta & Vinci. Le famiglie giocatrici più povere spendono circa il 3 per cento del reddito in questo tipo di giochi, mentre quelle più ricche spendono l'1 per cento. Ma è il «banco» a vincere sempre: lo Stato.

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