Primo scontro sul terreno tra le forze armate di parigi e i ribelli islamisti. L'annuncio dei ministri Terzi e Di Paola. Anche la Germania pronta a scendere in campo.
corriere.it Si allarga l'intervento internazionale in Mali. E l'Italia non se
ne laverà le mani, anche se al momento viene esclusa ogni partecipazione
militare diretta. Il nostro governo fornirà infatti «supporto
logistico» all'intervento francese e dell'Ecowas in Mali, ma non
dispiegherà truppe da combattimento nella zona. Lo hanno annunciato il
ministro degli Esteri, Giulio Terzi, e della Difesa, Giampaolo Di Paola,
in un'audizione dinanzi alle commissioni Esteri e Difesa riunite del
Senato. Intanto la Corte penale internazionale ha aperto un'inchiesta
sui presunti crimini di guerra commessi nel Paese africano a partire dal
gennaio 2012. «Ritengo che alcuni degli atti brutali e delle
distruzioni commesse costituiscano crimini di guerra», ha detto il
procuratore della Corte, Fatou Bensouda, in un comunicato.
L'INTERVENTO MILITARE - L'Italia dunque non prenderà parte alle
operazioni sul campo, come avvenne invece in Libia. L'operazione
militare contro i jihadisti che controllano il nord del Mali, ha
sottolineato il ministro Terzi, è «perfettamente in linea con la
risoluzione 2085 del Consiglio di sicurezza dell'Onu ed è indispensabile
per arginare l'avanzata dei movimenti estremistici». «È un'operazione
inevitabile e corretta per evitare il consolidamento di una presenza
terroristica che minaccia il Paese», ha aggiunto Di Paola. Contatti ci
sono stati anche tra Di Paola e il suo omologo statunitense Leon Panetta
che ha detto: «Oggi ho incontrato il ministro Di Paola: è stato un
incontro molto produttivo e c'è comune preoccupazione per il Mali».
LA GERMANIA - La Francia dovrebbe
avere presto l'apporto anche della Germania. «Coglierò certamente
l'occasione delle celebrazioni per il 50esimo anniversario del Trattato
dell'Eliseo, che si terranno lunedì qui a Berlino, per discutere con il
presidente (francese) Hollande se ci sono altre aspettative»
sull'impegno tedesco in Mali che per ora prevede soltanto un contributo
logistico. «E poi decideremo conseguentemente alla situazione» nel Paese
africano, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel durante una
conferenza stampa a Berlino.
Il rischio di un terrorismo che prende
piede nel nord del mali va oltre l'Africa e può minacciare anche
l'Europa ha aggiunto la Merkel. «La Germania - ha detto la Merkel
parlando con i giornalisti - guarda alla sicurezza nel Nord Mali come
alla sua stessa sicurezza perché naturalmente il terrorismo in Mali è
una minaccia non solo per l'Africa ma anche per l'Europa».
IL BLOCCO ECOWAS - I soldati
dell'Ecowas, il blocco dei Paesi dell'Africa occidentale, arriveranno in
Mali «il prima possibile» ha assicurato il capo dello Stato della Costa
d'Avorio e presidente di turno dell'organismo, Alassane Ouattara,
durante una missione a Berlino organizzata per chiedere «il sostegno di
tutti i Paesi europei». «Vogliamo mobilizzare le nostre truppe», ha
specificato Ouattara, «il più velocemente possibile per aiutare
l'esercito maliano e risolvere militarmente questa crisi». La Germania
ha già garantito che metterà a disposizione due aerei da trasporto
militari «Transall» per il trasporto delle truppe multinazionali
dell'Ecowas perchè possano raggiungere la capitale del Mali, Bamako, e
unirsi alle Forze armate locali e alle unità speciali francesi impegnate
nella controffensiva al nord, controllato dalle milizie jihadiste.
LO SCONTRO - Le truppe francesi
intanto hanno ingaggiato il primo scontro sul terreno con i guerriglieri
islamisti nel nord del Mali. La battaglia-definita «difficile» dal
ministro della Difesa francese, Jean-Yevs Le Drian- è avvenuta a
Diabaly, dove ieri era giunto un convoglio militare partito nel
pomeriggio da Niono, a circa 50 km di distanza. «Sia l'esercito maliano
che quello francese sono sul posto», ha riferito una fonte della
sicurezza del paese africano. Diabaly, caduta nelle mani dei ribelli del
capo qaedista Abou Zeid lunedì scorso, si trova a 400 km di distanza da
Bamako. Secondo Le Drian, è il covo dei jihadisti «più battaglieri,
fanatici e meglio organizzati».
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