La crisi economica, un metodo per governarci e farci sentire in pericolo È la tesi portante dell’ottimo testo di Dario Gentili, Crisi come arte di governo (Quodlibet, Macerata 2018).





Secondo quanto ricordato da Foucault, la formula “vivere pericolosamente” (vivre dangereusement) può essere elevata a massima del liberismo o, con le parole stesse del pensatore francese, a “marchio esistenziale interiorizzato dalla soggettività costruita dalla governamentalità liberale”.
Nel quadro del regime neoliberale, “gli individui sono messi continuamente in stato di pericolo, o meglio sono posti nella condizione di esperire la loro situazione, la loro vita, il loro presente, il loro avvenire, ecc., come fattori di pericolo”.

Il rischio d’impresa si socializza alla società tutta: dà luogo a una sorta di economia del rischio che non conosce nulla di esterno a sé.
Tutto diventa a tempo determinato, a rischio, in una condizione di perenne pericolo.
La crisi economicida, in questo senso, non è che la “pericolosità” politica e sociale analizzata dal punto di vista sistemico della produzione e del mondo della vita.
Il pericolo al quale rimanda il sintagma vivre dangereusement coincide non tanto con quello esterno, quanto piuttosto con quello interno del rovescio economico e dello sconvolgimento della vita quotidiana.
Vivere pericolosamente significa primariamente adattare la propria intera esistenza al paradigma del rischio d’impresa, divenuto modello unico e onniavvolgente della società aziendalizzata.