Per il primo numero di questa inchiesta, presentata nel numero di dicembre , la redazione di Qui e Ora ha scelto di intervistare alcuni membri del collettivo anarchico Rouvikonas di Atene. Questa scelta non è casuale. Nonostante Rouvikonas nasca dall’esperienza delle assemblee anticarcerarie, dei gruppi antifascisti e anti-autoritari e da quegli spazi occupati che nelle pratiche antifasciste hanno sempre riscontrato il proprio fondamento, come collettivo non fa dell’antifascismo militante la sua bandiera nè lo ritiene una sua specifica prerogativa. Secondo i Rouvikonas, come emerge da questa intervista, l’antifascismo militante, per quanto necessario, non è più sufficiente. La diffusione del fascismo e del razzismo su scala globale va combattuta proponendo un’opzione etica alternativa e desiderabile. Per loro, essere antifascisti oggi, significa agire in quelle lotte capaci di irrompere nel tessuto sociale. Questa intervista è stata realizzata a più riprese. In essa, i compagni di Rouvikonas fanno riferimento sia ad altre interviste da loro rilasciate, sia ai comunicati e ai video con cui sono soliti accompagnare le loro azioni.*
R:
Il nostro gruppo prende il suo nome da un fiume italiano, il Rubicone.
Per noi è significativo per la sua storia. Infatti, come saprete, il
Rubicone nell’antica Roma rappresentava un confine invalicabile, per
legge, con le armi. I generali romani impegnati nelle conquiste della
repubblica romana, al loro ritorno avevano l’obbligo di varcare il
Rubicone disarmando i loro eserciti. Giulio Cesare invece passò il
Rubicone alla guida del suo esercito, violando apertamente la legge
romana e provocando così la seconda guerra civile. Da queste gesta nasce
l’espressione “il dado è tratto” o l’espressione “passare il Rubicone”.
Varcare il Rubicone significa dunque oltrepassare un “punto di non
ritorno” ed è per questo che abbiamo scelto questo nome.
QeO:
Come mai avete scelto questo preciso momento storico per formare un
gruppo come il vostro? Sappiamo che, in seguito ai processi
insurrezionali iniziati nel 2008, il movimento greco ha attraversato una
fase di incredibile apertura e radicamento sociale ma che poi
progressivamente ha finito per chiudersi su se stesso. Il vostro
collettivo invece sembra seguire una diversa inclinazione essendo sempre
più aperto ed attento alle diverse istanze sociali…Potreste spiegarci
le ragioni di questa scelta e della sua temporalità?
R:
Non abbiamo deciso solo ora di prestare attenzione alle diverse istanze
sociali, ma è solo di recente che siamo riusciti a tradurre in prassi
questa nostra inclinazione, consapevoli di esserci riusciti piuttosto in
ritardo rispetto a quanto il presente ci impone. Per oltre due anni
Rouvikonas è stato un “gruppo di solidarietà con i prigionieri politici e
gli attivisti che venivano perseguitati” dallo Stato e dalle sue misure
repressive. Potremmo dire che fosse un gruppo monotematico… Ma,
attraverso l’esperienza di alcuni di noi nello spazio sociale K*Box di
Exarchia ad Atene, abbiamo avvertito la necessità di formare un gruppo
politico multiforme che arrivasse ad essere ciò che siamo noi oggi:
un’organizzazione politica che ha la capacità di proporre e attuare
strategie e tattiche di lotta contro ogni forma di autoritarismo.
Abbiamo anche scelto di coinvolgere altre parti del movimento per
costruire un percorso in grado di affrontare le molteplici tematiche che
il presente ci impone. Occorre esprimersi ed agire direttamente sui
problemi, così come ci si presentano. Rouvikonas opta infatti per una
tattica di lotta multiforme, senza escludere apririoristicamente o
ideologicamente alcun tipo di pratica: dalle occupazioni temporanee ai
concerti, dai raduni alle azioni dirette contro obiettivi simbolici.
Inoltre, abbiamo deciso di rivendicare ciascuna nostra azione e presa di
parola con il nome del nostro collettivo al posto della generica firma
“anarchici e anarchiche” usata in passato. Ciò perchè pensiamo sia più
onesto assumersi la responsabilità di ciò che si fa, seppure questo
significhi esporsi a delle critiche e alle varie forme di pressione che
si subiscono dall’esterno, sia in senso positivo che negativo. Crediamo,
infatti, che sia arrivato il momento di assumerci delle responsabilità.
*
QeO:
Quali sono le modalità con cui scegliete di comunicare e di ‘far
parlare’ le vostre azioni? E secondo voi quali sono le reazioni che
suscita il vostro agire?
R: Ogni
nostra azione è accompagnata da un nostro comunicato e spesso anche da
un video che realizziamo durante l’azione stessa. Il materiale viene poi
diffuso in Internet. Questa scelta deriva dal fatto che vogliamo essere
noi a determinare in tutto e per tutto le modalità con cui si
comunicano le nostre azioni. Vogliamo essere noi a proporre le immagini
ed il linguaggio che meglio rappresentano il nostro agire ed il nostro
pensare. Vogliamo che sia chiaro il messaggio che intendiamo diffondere,
ma soprattutto che le nostre azioni o la nostra voce non vengano
manipolate e distorte dai media mainstream, che scelgono spesso di
rappresentarci come movimento anti-sociale. Crediamo infatti che le
persone abbiano piena facoltà e capacità di comprendere ciò che gli
accade intorno e di discernere ciò che è vero da ciò che viene
manipolato e distorto. Ma bisogna dargliene la possibilità. Nell’epoca
che viviamo, troppo spesso tramite internet ed i socialmedia
soprattutto, si rappresenta una realtà manipolata per manipolare di
conseguenza anche l’opinione pubblica…ma siamo convinti che infondo il
mondo sappia bene ciò che realmente accade. Per questo scegliamo di
rappresentare in maniera chiara ed adeguata cosa facciamo e perchè lo
facciamo. Ed è per questo che Rouvikonas spesso sceglie di attaccare i
simboli di ciò che oggi mette in ginocchio la gran parte della società,
come certe istituzioni per esempio. Ma agire in maniera efficace a
partire da problemi sociali richiede un certo tempismo e una certa
puntualità dell’azione rispetto al sorgere di determinate questioni, pur
dovendo sempre tenere ben in considerazione quelle che sono le nostre
idee e la nostra strategia politica. Non agiamo per raccogliere il
consenso di altre parti del movimento nè di particolari settori sociali,
pur essendo per noi necessaria una continua relazione osmotica che
sappia mettere in relazione ciò che noi decidiamo di fare con le
percezioni di chi ci circonda. Le nostre azioni riguardano ambiti
differenti e si articolano su più livelli. Alcune riguardano un ambito
più strettamente di movimento, come le azioni contro i medici che si
erano dimostrati negligenti nei confronti di alcuni prigionieri politici
o l’azione nella quale siamo entrati in casa del Ministro della
Giustizia Atanasio, responsabile della redazione del nuovo testo della
legge antiterrorismo. Altre si riferiscono invece a tematiche più
sociali. Scegliamo obiettivi che interessano direttamente la società e
quindi noi stessi, perchè crediamo di essere parte della società non
concependoci al di fuori di essa. In questo senso, abbiamo scelto di
colpire una sede della Tiresia A.E., un ente privato che oltre a
raccogliere i dati sull’indebitamento dei privati con le banche
(fenomeno che riguarda oltre 6,5 milioni di persone in Grecia) esegue
direttamente, per conto delle banche stesse, i pignoramenti e la
riscossione dei crediti. Abbiamo agito anche contro la Taiped, un ente
che si occupa della privatizzazione dei beni pubblici e contro l’Elp
(ente petrolifero greco) e l’ispettorato per il commercio navale,
responsabili dell’inquinamento ambientale dei mari e delle morti sul
lavoro di alcune persone impiegate sulle imbarcazioni. Abbiamo fatto
anche altre azioni dirette contro alcuni uffici, locali o imprese,
responsabili di ingiusti licenziamenti senza indennizzo e perfino di
alcuni episodi di morte sul lavoro.
Come
parte della società guardiamo, giudichiamo e vogliamo restituire ai
mittenti le aggressioni che subiamo. Questo è il nostro modo di
partecipare alla vita sociale. Del resto, non c’è nessuno che si sia
indignato in seguito a qualcuna di queste azioni contro gli uffici o
contro la sede di Tiresia…è in questo senso che ci sentiamo parte di un
movimento più ampio o comunque di un qualcosa che va ben oltre il nostro
gruppo. In solidarietà con i rifugiati abbiamo deciso di attaccare la
residenza dell’ambasciatore tedesco, un’azione del genere non era mai
stata fatta prima e ci siamo assunti un grosso rischio, posto che
nell’edificio c’erano diverse guardie armate. Dopo questa azione abbiamo
anche organizzato insieme ad altri un grande corteo.
Per
quanto riguarda le reazioni delle persone alle nostre azioni…gli
effetti sono spesso diversi e contrastanti. Così come c’è qualcuno che
reclama a gran voce il nostro arresto, qualcun’altro invece ci dimostra
il proprio consenso e qualcun’altro ancora il proprio sostegno. Mentre
per quanto riguarda la reazione dello Stato e le sue misure repressive,
possiamo dire che finora siamo stati condannati per crimini “minori”,
complessivamente ad un totale di più di 452 mesi. Per come funziona il
sistema penalistico e penitenziario greco, se volessimo, potremmo anche
essere tutti liberi, pagando una cauzione per comprare la nostra
libertà. Ma non ci facciamo certo illusioni, sappiamo che qualunque
governo messo sotto pressione prenderà delle contromisure e in questo
non importerà certo il fatto che sia un governo di destra, di sinistra o
di centro. Potrebbe essere anche lo stesso governo di Syriza a
dichiarare Rouvikonas un’organizzazione terroristica…
Come
parte della società guardiamo, giudichiamo e vogliamo restituire ai
mittenti le aggressioni che subiamo. Questo è il nostro modo di
partecipare alla vita sociale. Del resto, non c’è nessuno che si sia
indignato in seguito a qualcuna di queste azioni contro gli uffici o
contro la sede di Tiresia…è in questo senso che ci sentiamo parte di un
movimento più ampio o comunque di un qualcosa che va ben oltre il nostro
gruppo. In solidarietà con i rifugiati abbiamo deciso di attaccare la
residenza dell’ambasciatore tedesco, un’azione del genere non era mai
stata fatta prima e ci siamo assunti un grosso rischio, posto che
nell’edificio c’erano diverse guardie armate. Dopo questa azione abbiamo
anche organizzato insieme ad altri un grande corteo.
Per
quanto riguarda le reazioni delle persone alle nostre azioni…gli
effetti sono spesso diversi e contrastanti. Così come c’è qualcuno che
reclama a gran voce il nostro arresto, qualcun’altro invece ci dimostra
il proprio consenso e qualcun’altro ancora il proprio sostegno. Mentre
per quanto riguarda la reazione dello Stato e le sue misure repressive,
possiamo dire che finora siamo stati condannati per crimini “minori”,
complessivamente ad un totale di più di 452 mesi. Per come funziona il
sistema penalistico e penitenziario greco, se volessimo, potremmo anche
essere tutti liberi, pagando una cauzione per comprare la nostra
libertà. Ma non ci facciamo certo illusioni, sappiamo che qualunque
governo messo sotto pressione prenderà delle contromisure e in questo
non importerà certo il fatto che sia un governo di destra, di sinistra o
di centro. Potrebbe essere anche lo stesso governo di Syriza a
dichiarare Rouvikonas un’organizzazione terroristica…
QeO: Sappiamo
che chiunque assuma il potere, indipendentemente dal colore che
indossa, che sia conservatore o progressista, di sinistra o di destra,
mira semplicemente al “governo della popolazione”. Questo indubbiamente
vale anche per il governo greco di Syriza, nonostante questo partito si
proponesse di rappresentare l’insoddisfazione e la rabbia popolare. I
rappresentanti di Syriza, dopo aver fatto parte dei movimenti sociali in
difesa dei diritti individuali, sociali e politici, sono riusciti a
prendere il potere formando un governo di coalizione tra l’estrema
destra e l’estrema sinistra. Hanno realizzato così la stabilità di
governo, tanto agognata sia dalle forze politiche europee che dalle
grandi potenze economiche straniere, riportando la pace sociale durante
il difficile periodo di approvazione delle riforme politiche di
austerità e del referendum sull’uscita della Grecia dall’Unione Europea.
Cosa pensate voi del governo di Syriza e come è cambiato, nel corso del
tempo, il consenso popolare che ha portato alla sua elezione?
R:Vediamo
il governo di Syriza come lo vede la maggior parte delle persone. Si
tratta di un governo di conigli con la stola, che ha dato false speranze
ai Greci e a una buona parte del mondo, dopo aver fatto parte del
movimento e avervi condotto una strisciante operazione di entrismo per
accumolare consensi. Sono riusciti a sostituirsi al precedente governo
di destra spacciandosi per i portavoce delle diverse istanze sociali.
Hanno venduto speranze senza riuscire a soddisfarle ed è per questo che i
loro elettori sono ora scontenti ed insoddisfatti. Incapace di
qualsiasi processo di trasformazione reale, Syriza incarna una “gestione
dal volto umano” del presente. Del resto, in un sistema di capitalismo
avanzato, l’unica possibilità riservata è una migliore e più efficente
gestione delle cose, funzionale al capitalismo stesso. La
socialdemocrazia e le sue politiche, in Grecia come nel resto d’Europa e
del mondo, non possono realizzare alcun cambiamento. Per poter
finalmente trovare le soluzioni ai nostri problemi occorre partire
dall’abolizione dello stato e del capitale.
QeO:
Vi sembra possibile, in un futuro prossimo, che una nuova ondata
insurrezionale travolga la Grecia? Che esploda nuovamente la rabbia
sociale? Se dovesse accadere prenderebbe le forme di un nuovo ciclo di
rivolte o piuttosto di un vero e proprio processo rivoluzionario? Come
vi porreste voi a riguardo?
R:Se
a causa della crisi scoppiasse una nuova insurrezione in grado di dare
il via ad un processo rivoluzionario vero e proprio, si realizzerebbe
finalmente ciò che tutti vorremmo. Ma purtroppo non ci sembra lo
scenario più plausibile. Secondo noi, perchè si arrivi davvero ad un punto di non ritorno
servirebbero un lavoro, un’organizzazione e delle capacità enormi tali
da rendere un processo simile di portata europea. In chiave
rivoluzionaria dovrebbe essere coinvolta l’Europa intera. È proprio in
questo senso che Rouvikonas non è, e non vuole essere un gruppo chiuso.
Il nostro desiderio non è quello di essere una squadra ma di diventare
una tendenza. Esplicitando e comunicando sempre meglio le nostre idee e
la nostra posizione politica, vogliamo creare delle occasioni per
incontrare altre persone, creare dei varchi nel corpo sociale e far
crescere i movimenti. Vogliamo diventare un grosso problema, molto più
grande di quello che pensiamo di aver finora rappresentato per le
autorità statali. Non ci interessa costituire un gruppo di 20-30 persone
che pagheranno care le loro scelte politiche, ma vogliamo essere sempre
di più e sempre più pericolosi. Promuoviamo e ci auspichiamo una
radicalizzazione della società. Ed è sempre in questo senso che, secondo
la nostra opinione, anche i gruppi armati dovrebbero considerarsi parti
integranti del movimento. Ci rendiamo conto che sono molte le
condizioni e difficili gli equilibri perchè si possa dare una simile
armonia. Ciò presupporrebbe, innanzitutto, una certa sintonia ed una
capacità di comunicazione tra i gruppi che optano per la lotta armata ed
il movimento di massa. Inoltre, si dovrebbe saper prescindere da una
logica di gerarchia delle pratiche, in cui avanguardie o gruppi armati
assumono la leadership o comunque un ruolo predominante nel movimento.
Inoltre, bisognerebbe essere in grado di compiere scelte equilibrate ed
oculate nel leggere la realtà ed agire di conseguenza, affinchè certe
azioni non pregiudichino il movimento intero nella sua complessità e
molteplicità. *
QeO:
Tra i diversi fenomeni che hanno riguardato la Grecia negli ultimi anni
c’è anche l’ascesa di Alba Dorata…Secondo voi, quali sono le ragioni
della sua forza e della sua popolarità? E qual’è la risposta del
movimento a questo fenomeno?
R: L’ascesa
di Alba Dorata si deve senz’altro alla crisi. Nel presente come in
passato, in Grecia, come nel resto d’Europa ed in generale a livello
globale, è la retorica fascista la prima a fare breccia in tempi di
crisi…ed è per questo che anche un’organizzazione come Alba Dorata è
riuscita ad accumolare forza e popolarità in poco tempo. Ma la verità è
che Alba Dorata non nasce dal nulla. I fascisti in Grecia ci sono sempre
stati. La guerra civile greca che, seppur non ufficialmente, possiamo
affermare essere iniziata nel ’32, anno in cui vennero dichiarati
fuorilegge i comunisti, ha assunto le fattezze di un vero e proprio
colpo di stato solo nel 1936 e fino al 1940, e poi di nuovo nel 1967
fino al 1973. Si sono così susseguite due guerre civili, la prima dal
1944 al 1946 e poi fino al 1949, mentre la seconda dal 1967 al 1973 ma
che ebbe la sua eco fino al 1981. Questo per noi significa che tutti i
fascisti non sono scomparsi di colpo nel 1981, ma che hanno assunto
altre forme per poi riapparire nuovamente per ciò che sono. Per esempio,
in molti hanno militato tra le fila del partito della democrazia
cristiana “Neo Democratia”. Secondo noi la risposta del movimento
dovrebbe sapersi articolare su due piani, come in parte si è provato a
fare. Se da un lato occorre creare basi antifasciste per difendere i
territori, dall’altro bisogna sottrarre terreno ai fascisti e alla loro
retorica agendo nelle lotte più incisive a livello sociale.
QeO:
Rimanendo in tema, perchè secondo voi razzismo, populismo e fascismo
sono fenomeni così dilaganti a livello globale? Cosa significa essere
antifascisti oggi?
R: Sì,
oggi in Europa, sfortunatamente, il nazionalismo, il populismo ed il
fascismo sono in forte crescita, questo si deve da un lato alle
politiche dell’Unione Europea ma dall’altro alla debolezza dei movimenti
e alla loro incapacità di provvedere e di presentare un’alternativa
realmente credibile e desiderabile. È per questo che oggi l’antifascismo
militante, sebbene sia necessario, non basta più, come non basta
definirsi tutti antifascisti… Essere antifascisti oggi significa saper
proporre un’opzione all’altezza dei tempi. Per noi, il fascismo
rappresenta una minaccia funzionale alla democrazia, al mantenimento
della pace sociale e alla conservazione dello stato di cose presenti.
Con l’evocazione del fantasma di un ritorno al regime fascista, si
incutono timori e paure rendendo sopportabili e preferibili le politiche
democratiche. Nonostante siano proprio i governi democratici ad imporre
le peggiori politiche economiche di austerità, che producono povertà,
fame e miseria o a produrre le legislazioni speciali anti-terrorismo più
repressive ed autoritarie di sempre, lo spauracchio del ritorno al
fascismo o al nazismo incute sempre quel timore funzionale al
mantenimento dell’ordine democratico.
QeO: Sappiamo
che sono in molti a chiedervi perché non avete deciso di formare un
partito politico o perché non partecipate alle elezioni utilizzando le
possibilità e gli strumenti che le istituzioni democratiche offrono.
Cosa rispondete a riguardo?
R: A
questa domanda rispondiamo che: ammesso che riuscissimo ad utilizzare
questi mezzi senza esserne corrotti, e la storia dimostra quanto ciò sia
impossibile, sarebbe l’utilizzo stesso di questi strumenti a condurci
alla sconfitta. Sarebbero infatti gli stessi poteri economici e politici
implicati nella logica elettorale e di governo ad annientare la nostra
opzione etica. Perché è la nostra stessa idea di società a rifiutare
queste forme di potere. È per questo che non partecipiamo a nessun
processo elettorale. La libertà, l’autogestione ed il comunismo, perché è
questo insieme che noi chiamiamo anarchia, li vogliamo qui e ora. Noi
non siamo dei romantici e sappiamo che non si condenserà tutto in un
unico momento rivoluzionario. L’anarchia deve esistere dopo la
rivoluzione, ma deve esistere anche prima. Pensiamo che l’anarchia possa
esistere in ogni dove e a partire da dove si è. In un gruppo, in
un’assemblea di quartiere, in un collettivo e perfino nelle relazioni
personali. Si possono far esistere le idee libertarie rivoluzionarie e
renderle possibilità nel presente. È per questo che pensiamo che si
possa chiedere a chiunque di rischiare così tanto per combattere con
noi, per far esistere queste idee. Altrimenti ci si può rassegnare a
questo stato, ad abitare i soli spazi o interstizi da questo concessi,
ma allora perché discutere? Con chi?
In
questo mondo, dopo secoli di sfruttamento e dominio, rendere evidente
che un’altra maniera di vivere è possibile, è un inizio ma anche la
fine.**
*http://www.hitandrun.gr/85487-2/** Dichiarazione della loro identità politica http ://www.athens.indymedia.org/post1573616/
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