Sono stati 216mila i bresciani, tra città e provincia, che hanno espresso la loro volontà su 970mila aventi diritto. I cittadini dovevano decidere se mettere a gara il 49% di Acque Bresciane, la società che gestisce il servizio idrico.
Si vota è votato domenica 18 novembre dalle 8 alle 22 ed era un referendum consultivo, quindi senza quorum e soprattutto senza esito immediato.
Era stato promosso fa un comitato cittadino che puntava a ribadire la proprietà pubblica dall’acqua dopo che i sindaci e la provincia di Brescia hanno creato un gestore unico per allargare eventualmente ai privati.
L’acqua, nel caso si dovesse seguire la volontà di chi ha votato, rimarrebbe in mano pubblica con la quota di maggioranza.
Per il referendum si era speso in prima persona il presidente della Camera Roberto Fico che il 9 novembre era stato in visita a Brescia.
“Io sono venuto a portare il sostegno ad un’attività referendaria che è importantissima. Più sono le persone che possono dire la loro e più la democrazia si attua. Nel 2011 c’è stato un referendum per l’acqua pubblica, vinto dai cittadini italiani. Oggi il Parlamento ha il dovere di fare una legge vera e definitiva sull’acqua pubblica.
Farò di tutta per farla approvare”, ha aggiunto. “Sono d’accordo con la Diocesi di Brescia che ha detto che non si devono fare utili sull’acqua – aveva detto Fico -. Parte dell’Italia ha una gestione pubblica dell’acqua e parte invece no. Ci vuole un percorso per arrivare alla ripubblicizzazione delle reti dell’acqua come accaduto a Parigi anni fa dove sono stati risparmiati 30 milioni di euro.
Se serviranno dei soldi finanzieremo questa operazione con molto buon senso negli anni”.
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